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Omonima, ma non per caso: parliamo infatti proprio della pronipote di Giuseppe Garibaldi e della sua compagna di vita e di battaglie Anita. Una “dinastia” di donne d’azione

di Daniela Molina, giornalista

Lei oggi è presidente della Fondazione Garibaldi, membro onorario della City di Londra, detentrice del Premio Venere d’Argento 2011 come testimonial dei 150 anni dell’Unità d’Italia; una donna che è portatrice di valori particolari per la nostra società e per la realtà femminile.

Anita Garibaldi si è data il compito (ma è solo uno tra i tanti) di portare avanti la tradizione della sua famiglia e di tenere vivo e ben desto il ricordo di chi ha fatto la Storia d’Italia – e non solo – battendosi per ciò in cui credeva. Un esempio fulgido tra le donne che hanno portato avanti le battaglie per gli ideali è dato proprio dalla sua ava omonima, Anita Garibaldi che – come ci dice la sua pronipote – “è l’unica donna ad avere diritto ad essere rappresentata come cavallerizza su una statua con cavallo rampante, che nella simbologia delle statue equestri significa l’essere morta in battaglia. Nemmeno il mio bisnonno Giuseppe ha questo onore, perché non è morto in battaglia”.

L’Anita che intervistiamo oggi ha 5 figli e ben 17 nipoti sparsi in tutto il mondo e anche in questo ha un legame con la sua bisnonna, che avrebbe avuto altrettanti figli se non fosse morta prima di partorire (quando l’Eroina dei due mondi morì in battaglia all’età di 28 anni aspettava il quinto). Le chiediamo di parlarci della sua ava e ci dice che era figlia di un generale e lei stessa era un ufficiale delle Guide garibaldine a cavallo ed era a capo di un reggimento tra Calatafimi e Milazzo: “una rivoluzionaria che ha condiviso con Giuseppe Garibaldi gli stessi obiettivi di vita e di azione”.

Chiediamo ad Anita Garibaldi nostra contemporanea cosa penserebbe la sua bisnonna del mondo di oggi e della figura della donna attuale. Ci risponde chiaramente che si renderebbe conto di una questione che salta subito agli occhi: “le donne non sono ‘curate’ bene come gli uomini” e ci parla della sua attività di diffusione della cultura dell’uguaglianza attraverso uno dei tanti progetti che ha portato avanti anche con la sua Fondazione (fondazionegaribaldi.it): “Mille donne per l’Italia”, dal giusto collegamento con i Mille garibaldini. “Si tratta” ci spiega “di un’associazione composta da donne che cercano di crescere nel sistema italiano”. Fu costituita nel 1998 e rappresenta un vero e proprio Movimento indipendente dai partiti politici, che ha diverse basi regionali e sede nazionale a Roma. Il Movimento ha lo scopo di “assicurare che l’apporto di professionalità, protagonismo ed entusiasmo dei quali le donne danno crescente prova in tutti i settori vitali della nazione, non venga ostacolato od ignorato, come spesso avviene”. Il programma include una serie di proposte di riforme, “attinte dalla nostra più significativa cultura morale e giuridica, per affrontare oggi l’impegno di rinnovare l’Italia”.

Con la Fondazione Garibaldi, Anita e tutti i soci iscritti si propongono di realizzare i seguenti obiettivi:

  • Salvare e trasferire valori che non tramontano con le mode e non soccombono al “trasformismo” ed al compromesso.
  • Favorire il progresso, per corrispondere armoniosamente ai segni del tempo e precorrere le mutevoli esigenze dei popoli.
  • Promuovere la crescita della morale individuale verso forme protagonistiche sempre più diffuse, di partecipazione, di volontariato e di responsabilità sociale.
  • Incentivare la conoscenza della storia e promuovere lo sviluppo delle iniziative territoriali in forme concrete ed attuali, particolarmente nelle attività che coinvolgono i giovani.
  • Collaborare e tutelare come possibile le azione delle Forze dell’Ordine, delle Forze Armate e delle loro famiglie, troppo spesso esposte alle conseguenze della difesa della società in un periodo violento e pericoloso per l’ordine pubblico e nelle relazioni tra estremismi causati dalla mondializzazione degli interessi finanziari e sociali.
  • Unire le persone più responsabili, predisponendole a porre la propria preparazione e cultura al servizio della società.

Anita sarebbe fiera di Anita, se ci si perdona il gioco di parole tipico del giornalismo. Basti pensare che la sua pronipote ha ricevuto di recente persino la cittadinanza onoraria della City di Londra, unica italiana dopo Carlo Azeglio Ciampi e il Generale Diaz e che, nel 1999, le era stata conferita l’onorificenza di Ufficiale al Merito della Repubblica Italiana.
Ma sono anche altre le prove di valore che questa discendente diretta di Giuseppe e Anita Garibaldi (dal nonno Ricciotti Garibaldi e dal padre Ezio Garibaldi) porta avanti con la sua opera quotidiana in varie parti del mondo. Infatti ha studiato e lavorato sia in Italia sia all’estero (Francia, Gran Bretagna, Stati Uniti, Messico, ecc.) come giornalista pubblicista in possesso di abilitazione all’insegnamento superiore che da anni svolge attività culturali e sociologiche. Nell’ambito di tali attività ha svolto importanti ricerche storiche in Messico, Brasile ed Uruguay, usate per documentari televisivi anche dalla rete 1 della RAI-TV. Ha ideato e diretto programmi televisivi settimanali, come quelli intitolati “Cosa farò da grande”, “I lavori del 2000”, “L’Europa e noi”, curando i problemi della formazione, dell’aggiornamento e del collegamento con il mondo del lavoro.

Ci fa piacere dare maggiori informazioni alle nostre lettrici e ai nostri lettori su questa donna che si distingue per la propria attività fornendo un esempio da imitare; e per questo citiamo alcune delle altre attività che ha svolto: per dieci anni è stata responsabile, per l’Italia, della European Cultural Foundation ed ha rappresentato la nostra nazione come membro del Board dei Governatori della Fondazione, con sede in Amsterdam. Presiede il CESPEURO (Centro Studi Politiche Europee), tramite il quale si sono curate in particolare ricerche comparate e pubblicazioni per la ricerca scientifica, la piccola e media impresa, l’artigianato, la formazione professionale.
Ha collaborato a varie pubblicazioni sui problemi sociali ed ha avuto un lungo tirocinio politico negli Stati Uniti e nel Regno Unito che l’ha portata a ricoprire per tre anni la carica di Responsabile per il settore Politiche Comunitarie ed Europa, alla direzione del Partito Socialista Italiano.
Per otto anni è stata Rappresentante per l’Italia della LICRA, Lega per la difesa dei Diritti Umani.
Tra le sue qualifiche citiamo quella di membro del direttivo di Studi Parlamentari; Socio Fondatore dell’AMIFAD (Amici dell’Ifad – Fondo internazionale per lo sviluppo agricolo, emanazione dell’Onu), settore Donne.

Nel 2009 ha creato la Fondazione Giuseppe Garibaldi insieme al figlio Ing. Francesco Garibaldi-Hibbert, vice presidente, che raduna e coordina numerose associazioni e movimenti in Italia e all’estero con simili finalità statutarie ed operino nel campo della cultura, del sociale e della promozione dei valori Risorgimentali.
Ricordiamo che nel 2002 aveva già assunto la Presidenza della Associazione Nazionale Garibaldina e nel 2006 aveva fondato la Associazione Nazionale Giuseppe Garibaldi (A.N.G.G.), “associazione di studi e Combattentistica aperta a tutti coloro che vogliono ricordare e commemorare l’epopea risorgimentale, per tramandarne la conoscenza alle nuove generazioni”. E dal punto di vista della cura per la memoria storica dobbiamo dire che ha anche un’altra eredità: dalla discendenza della famiglia materna, fa parte – proprio per diritto ereditario – della prestigiosa “Colonial Dames of America”, la più esclusiva associazione femminile degli Stati Uniti, che raccoglie cittadine americane i cui ascendenti, rintracciabili già nei primi insediamenti storici, combatterono come ufficiali nella rivoluzione americana. A Roma invece è socia dell’American Women’s Association.

Una donna impegnata che guarda alla società odierna con un po’ di ansia, constatando una mancanza di pari opportunità e anche – permettetecelo – di pari dignità tra i generi. In una vecchia intervista rilasciata nel 2011 a un altro giornale (Noi Donne) aveva dichiarato: “le donne non sono ancora introdotte bene nella società italiana, credo che ci sia ancora un pregiudizio. A volte credo che dipenda soprattutto da loro, rispetto a ieri mi pare che si propongano come oggetto – come oggetto di sesso molto spesso – e non come soggetto di azione e di professionalità”. Da quel giorno a oggi sono passati quattro anni ma le cose purtroppo non ci sembrano molto cambiate e la nostra speranza è che le ragazze di oggi la smettano di prendere a modello la vanità e la vacuità di velette e veline e pensino a crescere diventando vere donne d’azione da poter ammirare per le capacità intellettuali, per la competenza, per la cultura e la forza di carattere. Un po’ come Anita Garibaldi, bisnonna e pronipote.

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