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Vino, donne protagoniste del settore

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Prevista per il 4 marzo la prima festa nazionale delle donne. Eppure secondo un sondaggio realizzato da Le Donne del vino, l’universo femminile deve ancora fare i conti con stipendi più bassi e battute discriminatorie

Un evento su scala nazionale dedicato alla cultura del vino al femminile. La festa della donna quest’anno inizia il 4 marzo, con i brindisi delle Donne del vino: per la prima volta, le consumatrici donne saranno ospiti d’onore di tantissimi eventi collegati fra loro a formare una grande festa della cultura enoica al femminile. Segno di un cambiamento nello stile di vita, di consumo ma anche presa di coscienza del peso femminile nel settore. Un protagonismo che riguarda l’intera filiera produttiva: è donna il 35 per cento della forza lavoro agricola, il 28 per cento dei titolari delle imprese rurali e circa il 10 per cento delle posizioni dirigenti.

Ma chi sono queste donne che lavorano nel settore? Secondo un sondaggio realizzato proprio dall’associazione nazionale Le Donne del vino, si tratta di laureate, mamme over 30, che spesso guadagnano meno dei colleghi uomini e che purtroppo sono ancora alle prese con il sessismo. “L’indagine 2016 sulle donne del vino rivela il nuovo profilo del mondo del vino italiano al femminile – ha commentato la presidente nazionale dell’associazione, Donatella Cinelli Colombini –. Alcune conferme e molte sorprese, soprattutto riguardo a un sessismo superiore alle aspettative”.

Partiamo dalle conferme. Le donne impiegate nel settore hanno un livello di istruzione mediamente alto, il 43 per cento ha almeno la laurea e il 15 per cento anche un diploma post universitario.

Sul fronte remunerazione, permangono forti squilibri di genere. Il 63 per cento delle donne in posizione dipendente, come le enotecarie e le sommelier, è certo o sospetta di guadagnare meno dei colleghi maschi, ma nella scelta del lavoro attuale ha privilegiato le imprese dove la differenza fra i generi è minore. Anche per il 62 per cento di addette al marketing, consulenti ed esperte aumenta il dubbio o la certezza di venire retribuita meno dei colleghi uomini. C’è persino chi ammette che, dove lavorava prima, “non era ‘concesso’ alle donne ricoprire ruoli di alte cariche aziendali perché ritenute non idonee”.

Le discriminazioni non finiscono qui. Dal sondaggio emerge infatti che il 39 per cento ha dovuto difendersi da atteggiamenti sessisti: da battute semiserie ad atteggiamenti di discriminazione arrogante, fino a chiare richieste di prestazioni sessuali in cambio dello stipendio.

Altro dato allarmante riguarda la difficoltà di conciliare la vita professionale e la nascita dei figli. Le donne del vino produttrici sono all’88 per cento titolari o contitolari della cantina in cui lavorano, ma devono rimandare la nascita dei figli: basti pensare che la metà di chi ha fra i quaranta e i cinquant’anni ha ancora figli minorenni. Il 25 per cento delle intervistate ha subito difficoltà collegate alla maternità, arrivate in un caso fino al licenziamento. Non va meglio sul fronte previdenziale. Nessuna delle produttrici intervistate si dichiara pensionata, anche se il 19 per cento delle intervistate ha più di 60 anni.

 

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