Politica e donne

150 Anni di unità d’Italia. Le donne del Risorgimento

anita e giuseppe garibaldi

Anita Garibaldi

anita garibaldiIl coraggio temerario della donna-guerriero che fu Anita Garibaldi non può essere dimenticato o rimanere nascosto tra le pieghe delle avventure patriottiche del suo amatissimo marito Giuseppe. Lei rappresenta infatti l’immagine sacra, l’eroina del Risorgimento e quel simbolo di umanità, dignità e passione che da sempre anima il mondo femminile.
Il suo arrivo in Italia risale al 1847, ma il suo incontro con Garibaldi avviene prima, nel 1839, a Laguna, nello stato di Santa Catarina in Brasile, quando aveva 18 anni.
All’epoca Garibaldi si trovava in America per sfuggire alla polizia dopo i tentativi rivoluzionari del 1831 sostenuti da Giuseppe Mazzini, anche qui combattendo nelle molte rivoluzioni che animarono l’America del Sud. In una delle sue escursioni, l’eroe dei due mondi viene folgorato dagli occhi neri, intrepidi e profondi di questa donna, che scorge con il cannocchiale. La cerca, la incontra e da quel momento diventa la sua valorosa compagna, condividendo con lui passione politica, ideali per cui combattere, guerra; ma anche spartendo fame, fatiche e molto coraggio.
Si sposano alla morte del suo primo consorte, a Montevideo il 16 giugno 1842. Subito dopo Anita resta al fianco del marito nelle battaglie contro l’esercito imperiale brasiliano, combattendo, aiutando i feriti e seppellendo i morti.
La vita che si sono scelti, nel pericolo costante di rimanere feriti o uccisi, è per loro di grande attrattiva per il solo fatto che vi è in ballo la libertà di un popolo. La giovane Anita più di una volta si comporta coraggiosamente. Ottima amazzone, in una delle tante battaglie aiuta il marito rimasto con sessantatre uomini contro cinquecento cavalieri, ad armare e incitare i compatrioti. Circondata, sprona il cavallo evitando le pallottole, ma viene catturata e le viene concesso di cercare il marito morto sul campo di battaglia. Riesce quindi a fuggire e vagabonda nella foresta cercando il luogo dove conosceva il punto d’incontro dei repubblicani in caso di sconfitta.
Anita mise al mondo quattro figli e restò a Montevideo fino al 1847. Perse la sua secondogenita alla tenera età di cinque anni e questo evento segnò nel profondo sia Anita che Giuseppe. Ma per Anita cominciò allora anche un lungo periodo di sofferenza per la sua smisurata gelosia verso il marito, che Garibaldi riuscì comunque a gestire assecondando ogni sua richiesta.
È l’inizio dell’inverno del 1947 quando Anita e i figli sbarcano a Nizza accolti con entusiasmo dalla popolazione che la conosceva come la compagna del grande eroe. Garibaldi arriva sei mesi più tardi. Combatte nei pressi del Lago Maggiore, a Firenze, in difesa della Repubblica Romana.
Anita vive con i figli presso la suocera, cattolica praticante, che la guarda con sospetto perché sa del precedente matrimonio della “straniera”. Confusa dalla gelosia, raggiunge il marito ogni volta che può. E succede anche se di nuovo incinta, anche se malata. Raggiunge Garibaldi durante i fatti della Repubblica Romana. È il 1848 e lei è a cavallo, vestita da uomo, con in braccio il fucile.
Il 2 luglio Roma cade in mano ai francesi. Comincia la fuga attraverso l’Italia, verso Venezia, ma la malattia e la gravidanza le impediscono di andare avanti e il 4 agosto 1848 muore, nella palude di Comacchio.
Il mare l’aveva portata in Italia, lontana dalla sua patria, per aggiungere una pagina di gloria alla storia della nostra terra.

Livia Serlupi Crescenzi

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