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Internazionalizzazione delle imprese. Il nostro Export

friuli venezia giulia

Internazionalizzazione delle imprese. Il nostro Export

Le Regioni italiane si stanno attivando per supportare le imprese nel percorso di internazionalizzazione che le porterà ad operare anche all’estero mediante vari tipi di accordi. Eccellenza il Friuli Venezia Giulia. Intanto escono i dati ISTAT sull’esportazione

Una delle Regioni italiane più attive nel campo dell’apertura all’estero per le aziende del proprio territorio è il Friuli Venezia Giulia, che, tanto per fare un esempio, ha appena avviato un tavolo sull’internazionalizzazione delle imprese per promuovere una politica concreta di sostegno alle aziende che vogliono esportare all’estero i propri prodotti allo scopo di allargare il mercato.
Al tavolo hanno preso parte i rappresentanti delle categorie economiche che si sono mostrati interessati a pianificare uno sforzo comune in materia di export regionale.

Il primo dato emerso è quello della mancanza di aiuti finanziari per il supporto delle azioni successive alla stipula dei contratti di vendita all’estero e a farlo emergere è stata Federica Seganti, l’assessora alle attività produttive della Regione. Per questo si è ritenuto necessario attuare una strategia finanziaria con la collaborazione delle istituzioni preposte (quali Friulia, Finest e Informest) e con il supporto concreto delle Camere di Commercio, dei Distretti e delle Fiere.
Occorre fare chiarezza anzitutto sulla scelta dei mercati sui quali vale la pena puntare, quelli che offrono agli imprenditori e alle imprenditrici le opportunità maggiori.
Si sono mostrati assolutamente disposti a collaborare i rappresentanti dei vari enti e delle istituzioni presenti. Citiamo fra questi: i presidenti di Unioncamere, Antonio Paoletti, e di Abi Friuli Venezia Giulia,
Maurizio Marson, il vicepresidente di Friulia, Giorgio Michelutti, la vicepresidente di Informest, Silvia Acerbi, Paolo Perin di Finest, Furio Suggi Liverani del Distretto del caffè di Trieste in rappresentanza dei Distretti, i rappresentanti di Ures, di Api e molti altri.
L’ABI ha fatto presente come le banche siano propense a investire su progetti ad alto potenziale di riuscita presentati dagli imprenditori e dalle imprenditrici. A tal scopo sono state invitate le banche a prestare attenzione non solo ai dati di bilancio nudi e crudi ma soprattutto alla qualità del prodotto, alla professionalità del personale, alla capacità di innovazione, ecc. proprio perché sono questi i punti che vengono tenuti in maggior considerazione nei Paesi avanzati.
Si ricorda che il 15 marzo a Trieste è stato firmato un protocollo d’intesa tra la Regione Friuli Venezia Giulia e la Regione Istriana (Croazia) dai due rispettivi presidenti: Renzo Tondo e Ivan Jakovcic. Presenti anche il console generale d’Italia a Fiume, Renato Cianfarani, e il console generale della Repubblica di Croazia a Trieste, Nevenka Grdinic.

 

I supporti all’export. I trasporti

Per supportare i commerci con l’estero, intanto si sta ridisegnando la rete di trasporto europea, che è ferma dal 2004. I cosiddetti corridoi di maggior interesse sono quelli baltico-adriatico e il Corridoio correlato, il X, che collega Austria e Slovenia. Le Regioni che si affacciano sull’Adriatico, a partire dall’Emilia Romagna, si stanno adoprando affinché si facciano dei passi avanti in questa direzione.
Alfredo Peri, assessore ai trasporti dell’Emilia Romagna, ha già incontrato i rappresentanti del Ministero delle Infrastrutture (in particolare il dirigente Giuseppe Mele) per parlare delle aspettative che si hanno sul corridoio Baltico-Adriatico, lungo il quale è stata attivata la nuova direttrice ferroviaria tra gli scali marittimi polacchi e il gruppo portuale costituito dai porti nazionali di Trieste, Monfalcone, Venezia e Ravenna. Sarebbe pertanto auspicabile che tutti questi punti strategici venissero collegati al sistema danubiano creando così una rete adriatica, baltica e balcanica che poi rappresenta uno dei più importanti generatori di traffici di livello europeo, visto che si dirige verso l’Ucraina e la Russia.
Il mercato baltico rappresenta un potenziale commerciale di oltre 40 milioni di persone, uno sbocco commerciale dal valore enorme per le imprese che vogliano esportare i propri prodotti.
Secondo l’assessore friulano ai trasporti Riccardi occorre “pensare ad un modello integrato del trasporto
ferroviario tra Emilia-Romagna, Veneto, Friuli Venezia Giulia, Slovenia e Croazia”.
Insomma per unire l’Europa sempre più e allargare veramente il mercato, occorre dare supporto alle imprese del continente anche dal punto di vista logistico allo scopo di evitare che affrontino costi troppo alti per il trasporto delle proprie merci dirette a mercati esteri.

Tutti i dati del nostro Export

Uscito a fine marzo, il rapporto preliminare dell’Istat, riferisce i dati relativi all’esportazione del nostro Paese. Il primo dato che emerge è quello della differenza tra importazione e esportazione: negli ultimi anni infatti si importa molto più di quanto non si esporti.

Per quanto riguarda il mese di febbraio, c’è stata una diminuzione delle esportazioni (-4,3%) ma anche una delle importazioni (però inferiore in quanto pari solo all’1,6%) rispetto al mese precedente. Ma se rapportiamo i dati del trimestre dicembre-febbraio al trimestre prima, vedremo che c’è stato un aumento del 6,4% delle esportazioni e dell’8% delle importazioni.
L’esportazione nei Paesi Extra UE non va bene, infatti il disavanzo commerciale è in aumento, passando da 1,8 miliardi del febbraio 2010 ai 2,7  miliardi del febbraio 2011 (la differenza tra valore delle merci che acquistiamo dall’estero e di quelle che vendiamo all’estero).
Soprattutto il comparto energetico è quello che ci fa “penare” di più: siamo infatti costretti ad importare troppo, rispetto a quello che riusciamo ad esportare. Anche se i dati ci fanno ben sperare: infatti le esportazioni di energia cominciano finalmente, nel mese di febbraio, a superare la media – e di oltre il 50%!. Ovviamente l’impatto è ancora molto contenuto rispetto alla crescita complessiva delle vendite sui mercati extra UE.
Il disavanzo nello scambio di prodotti non energetici invece migliora, portandosi dai  2,5 miliardi di febbraio 2010 agli 1,9 miliardi di febbraio di quest’anno.
I Paesi in cui l’Italia sta aumentando le esportazioni sono la Turchia, i paesi asiatici, la Russia e la Svizzera. Esporta soprattutto prodotti intermedi (aumentati del 23%) e strumentali (aumentati del 17%).
Secondo le analisi dei valori tendenziali comunque importazioni ed esportazioni tenderebbero entrambe a diminuire ma a ricongiungersi. I dati sono comunque ancora grezzi

Per quanto riguarda i Paesi con i quali l’Italia intrattiene gli scambi commerciali, al di fuori dell’Unione Europea, troviamo al primo posto gli Stati Uniti d’America, mentre agli ultimi posti, in quanto i rapporti commerciali sono diminuiti sensibilmente, la Cina e i Paesi dell’OPEC (vedi figura 3).

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