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Rapporti economici tra Italia e Romania: quello che occorre sapere prima di investire nel Paese estero

investire in Romania

La situazione odierna

Nel dicembre del 2010 c’è stato il 21imo anniversario dalla Rivoluzione e dalla caduta del regime dittatoriale di Ceausescu, ma la situazione attuale del Paese è per molti versi ancora precaria e instabile. Il Fondo Monetario Internazionale teme che il 2011 possa essere il terzo anno consecutivo di recessione per la Romania, stimando un nuovo crollo del prodotto interno lordo dell’1%.
Una situazione economica critica, la peggiore tra i Paesi dell’Est Europa che condividono l’eredità del comunismo e della sua politica economica pianificatrice. Eppure tutti gli altri sono tornati a crescere grazie a iniziative economiche strutturali e ad un’efficace lotta contro la corruzione.
Gli altri Paesi, che pure hanno risentito degli effetti della crisi, hanno iniziato a dare segni di ripresa già nel 2010 (Repubblica Ceca +2,1% Pil nel 2010; Slovacchia +4,2%; Polonia addirittura +1,7% anche nel pieno della crisi del 2009).
La Romania ha il più basso Pil pro capite dell’Europa dell’Est con 9.300 dollari (contro i 13.580 della Polonia, i 15.410 dell’Ungheria, i 18.210 della Slovacchia e i 20.670 della Repubblica Ceca): uno squilibrio che si riflette sulla busta paga. Nel 2009 i cittadini polacchi entravano nel periodo di crisi con uno stipendio medio di 767 euro, il doppio rispetto ai romeni; i cechi ricevevano in media addirittura 906 euro al mese.
Il portafoglio sempre più sgonfio ha avuto effetti anche sull’umore dei cittadini. Una ricerca del 2010 dell’Eurobarometro ha evidenziato che il 90% dei romeni riteneva «terribile» la situazione economica nazionale, superando di gran lunga la media europea dei pessimisti ferma al 77%.
In questo quadro sorge naturale chiedersi come mai i governi romeni post rivoluzione non siano riusciti a migliorare le condizioni di vita dei propri cittadini; come mai tanti romeni ancora decidono di abbandonare la propria patria ed emigrare altrove; come mai tante imprese straniere, non solo italiane, ma anche americane, olandesi, francesi, tedesche, che tanto hanno investito in questo Paese, non siano riuscite a portare quel benessere sociale ed economico tanto sperato all’apertura delle frontiere politiche, economiche e sociali.
Molti degli imprenditori italiani che hanno investito e sono ancora, da molti anni, in Romania, sono convinti che la colpa sia del Capitalismo sfrenato e senza regole importato e imposto dai governi, che non hanno saputo o voluto prendere le decisioni necessarie per il bene collettivo.
Tutto questo rende la Romania un paese economicamente ancora indietro rispetto alle altre realtà dell’Est Europa, nonostante gli ingenti Fondi strutturali dell’UE, i prestiti accordati per 20 miliardi di Euro dal FMI e nonostante le notevoli risorse naturali e di forza lavoro del paese.
Nonostante tutto questo, quegli investitori stranieri che dovrebbero avere un ruolo fondamentale nella crescita economica, nel trasferimento di un Know How produttivo e manageriale, nella nascita di una vera coscienza di economia di mercato, prima di scegliere se partire o no per la Romania sono ancora costretti ad affrontare il solito vecchio dubbio ormai già risolto per tante altre economie emergenti: considerare finalmente la Romania soltanto come fonte di opportunità oppure come fonte di insidie nascoste e rischi per i propri investimenti economici?

I romeni in Italia

I legami con la Romania sono stati anche di condivisione di ideali comuni, ricordando i decenni successivi al 1848-1849, quando entrambe le nazioni erano in lotta per l’unità nazionale e le idee mazziniane coinvolsero “sentimentalmente” i rivoluzionari romeni che al modello della Giovine Italia si ispirarono per creare molte loro società segrete.
È anche in questo contesto di vicinanza storica tra i due Paesi che si spiega come oggi la comunità romena sia la più importante in Italia per diffusione e forza economica: dal 2005 ad oggi ha registrato un aumento del 283% (dati Istat), passando da circa 250 mila residenti regolari ad oltre 950 mila.
Il forte incremento può derivare anche dal fatto che l’ingresso, nel 2007, della Romania nell’Unione Europea ha favorito l’emersione di molti immigrati dalla loro condizione di clandestinità.
I romeni residenti in Italia sono occupati soprattutto nei settori dell’edilizia, dell’assistenza familiare, dell’agricoltura, della ristorazione e degli alberghi; tutti settori nei quali rappresentano una realtà significativa della forza lavoro e danno un contributo importante al nostro PIL nazionale.
La parte difficile di questo rapporto è la percezione negativa dell’immagine della Romania e dei romeni che vivono in Italia, dei quali vengono messi in risalto i casi di criminalità dimenticando il loro contributo al sistema produttivo italiano.
Il problema dell’immagine della Romania e del popolo romeno in Italia è una questione riconosciuta e ritenuta rilevante anche dalle stesse istituzioni romene, che stanno lavorando da diversi anni in sinergia con le istituzioni e associazioni italiane per un’intensificazione degli scambi anche culturali tra i due paesi al fine di valorizzare le qualità positive del popolo romeno, favorire la loro integrazione e accoglienza sul territorio italiano e rendere la stessa Romania più appetibile per gli investimenti degli imprenditori italiani.

Sonia Scorziello

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