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Rapporti economici tra Italia e Romania: quello che occorre sapere prima di investire nel Paese estero

investire in Romania

I motivi della crisi del 2008

Molto sostenuto è ancora oggi il dibattito sul valore e il supporto che questo modello imprenditoriale ha dato per lo sviluppo e la crescita della realtà imprenditoriale e lavorativa locale. Da un lato il “sistema lohn” e il modello imprenditoriale del distretto hanno permesso, tramite un forte radicamento di aziende italiane in alcune province della Romania, di salvare in un primo momento le industrie statali da un sicuro fallimento, ma poi sono state solo le imprese italiane committenti a ricavare la maggior parte del profitto.
Il sistema infatti non creava un reale valore aggiunto per il territorio locale: la ricerca e l’investimento per l’innovazione restavano in Italia; i salari degli operai venivano tenuti al minimo, sostenendo in questo modo il consumo ma non consentendo loro l’accumulazione del capitale e la possibilità di intraprendere a loro volta un’iniziativa imprenditoriale.
Ed infatti la crisi economica e finanziaria di fine 2008, dopo l’entrata della Romania nell’Unione Europea nel 2007 che ha comportato l’aumento dei costi di produzione, dei controlli istituzionali, dell’emigrazione e il calo degli incentivi fiscali, ha messo in difficoltà molte delle aziende italiane del nord-est che hanno ridimensionato la loro presenza in Romania e delocalizzato in altri Stati confinanti (Moldavia e Ucraina) e nel bacino mediterraneo (Tunisia e Turchia) oppure nel “Far East (Cina, India, Bangladesh).
Dall’altro lato è innegabile che le aziende italiane hanno comunque contribuito alla crescita dell’indotto romeno, stimolando la nascita di altre imprese di produzione e di servizi e contribuendo alla formazione di molti lavoratori  romeni che hanno imparato il mestiere presso le aziende italiane in Romania, come pure quelli che hanno lavorato in Italia e sono ritornati in patria dopo aver ampliato il loro bagaglio professionale.
Una lezione che viene da questa lettura dell’esperienza imprenditoriale italiana in Romania è che l’alto Valore Aggiunto rappresenta una discriminante fondamentale del successo di un’attività imprenditoriale all’estero e determina la sua stessa capacità di resistere e permanere sul mercato locale straniero.
In molti casi, la tendenza delle aziende italiane è stata quella di esportare solo poche fasi del processo produttivo – per di più solo quelle maggiormente labour intensive, che contribuivano con minore valore aggiunto al valore totale e finale del prodotto finito. E questo ha reso molto precarie le proprie condizioni di sopravvivenza nella realtà economica locale. Infatti sono bastati alcuni mutamenti nella realtà concorrenziale con i prodotti a basso prezzo provenienti dalla Cina, oppure l’aumento dei costi produttivi delle risorse impiegate (in particolare della forza lavoro) per far saltare il debole equilibrio su cui si reggeva l’intera attività d’impresa di questo modello.
Molte di queste imprese hanno importato in Romania l’ottimizzazione nell’utilizzo delle risorse nel processo, esternalizzando dall’Italia e portando fuori solo quelle che erano le criticità e le problematiche del proprio processo produttivo (in primo luogo gli alti costi di produzione) mantenendo invece in Italia o trascurando del tutto: l’innovazione di prodotto, la ricerca, gli investimenti.

I fattori determinanti del successo di un’impresa italiana in Romania

Come ci dimostrano le realtà aziendali che ancora resistono e sono forti nella realtà economica romena, quello che è determinante per il successo è la creazione del Valore Aggiunto: l’investire in loco per far crescere il valore del prodotto, con le innovazioni sia del processo produttivo che del prodotto.
La presenza imprenditoriale italiana negli ultimi anni si sta manifestando con l’affermarsi di joint ventures o contratti con produttori locali per la fornitura e l’assemblaggio di parti meccaniche o beni strumentali e soprattutto con investimenti diretti di alcuni grandi gruppi italiani volti alla produzione di beni e allo sviluppo delle infrastrutture.
Questa nuova fase degli investimenti italiani in Romania ci sta consentendo di superare la dimensione medio-piccola che era stata esclusiva fino a pochi anni fa di tutte le aziende e di tutti i progetti italiani. Ciò significa soprattutto un trasferimento in Romania anche di investimenti finanziari e tecnologici che favorisce un sostegno occupazionale e di crescita dell’economia locale.

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