Imprenditoria Made in Italy

Commercio con l’estero generi agroalimentari

Divulgati i dati del rapporto CREA Politiche e Bioeconomie sul commercio con l’estero di generi agroalimentari: valori record e trend in crescita

“Il mondo ha fame e sete d’Italia, perché la nostra nazione è sinonimo di qualità” ha detto il Ministro Francesco Lollobrigida commentando l’ottima performance delle esportazioni del Made in Italy di generi agroalimentari. Il rapporto del CREA (Consiglio per la ricerca in agricoltura e l’analisi dell’economia agraria) evidenzia valori record per il 2022 e un trend in ulteriore crescita nel primo semestre del 2023.

Nuovo primato per il Made in Italy
Il 2022 segna un nuovo primato per gli scambi di generi agroalimentari Made in Italy, sia per le importazioni, che raggiungono il valore record di quasi 63 miliardi di euro (+29,3%), sia per le esportazioni, che dopo aver superato nel 2021 i 50 miliardi, nell’ultimo anno si avvicinano alla soglia dei 60 miliardi di euro (+16%). Tali dinamiche sono fortemente influenzate dalla crescita dei prezzi internazionali; tuttavia, agli aumenti in valore si accompagnano spesso incrementi dei volumi scambiati, sebbene di minore intensità.

Le esportazioni di generi agroalimentari
Ottima la performance per le esportazioni del Made in Italy agroalimentare, con una crescita del 14,4% nel 2022, superiore a quella registrata nel biennio precedente. A trainare tale andamento sono soprattutto i prodotti trasformati, come la pasta e le conserve di pomodoro. Nel 2022 la crescita delle esportazioni agroalimentari italiane è generalizzata e riguarda quasi tutti i principali mercati e prodotti. Fanno eccezione pochi prodotti, come le mele, in calo sia in valore (-2,1%) sia in quantità (-3,6%), e i vini rossi Dop, per i quali gli incrementi in valore nascondono contrazioni dei volumi esportati.

Le importazioni di generi alimentari
Anche dal lato delle importazioni l’aumento, soprattutto economico, interessa molti dei principali prodotti ed è particolarmente marcato per l’olio di semi, il caffè greggio e il mais. Gli acquisti in volume di prodotti ittici, dopo la netta crescita del 2021, nell’ultimo anno tornano a calare, a fronte di un aumento in valore.

I dati del report
Il Rapporto 2022 sul commercio estero dei prodotti agroalimentari, giunto alla sua 31° edizione, è realizzato dal CREA Politiche e Bioeconomia e mostra come in generale, sia per l’import che per l’export, ai netti incrementi spesso corrispondono aumenti più contenuti, o anche riduzioni, delle quantità scambiate, complice l’aumento generalizzato dei valori medi unitari. In ogni caso un aumento c’è, e soprattutto dei prodotti a marchio Made in Italy, vale a dire quei prodotti (generi agroalimentari) riconosciuti all’estero come tipici del nostro Paese, il cui valore di export ha raggiunto quasi 43 miliardi di euro nel 2022, in crescita di oltre il 14%. Ottima la performance delle vendite di pasta (+38% in valore) e conserve di pomodoro (+28%), dopo la battuta d’arresto dell’anno precedente. Crescono in valore di oltre il 20% anche le vendite di altri importanti prodotti del Made in Italy, come l’olio di oliva e il caffè torrefatto.

I mercati coinvolti
Nel 2022 l’area dell’UE27 concentra il 58% delle vendite all’estero dell’Italia e il 68% degli acquisti, quote in leggero calo rispetto al 2021. Nonostante la Brexit, le esportazioni verso il Regno Unito aumentano di oltre il 13%. Gli effetti del conflitto determinano, invece, una contrazione dei nostri flussi verso Russia e Ucraina. Il Nord America si conferma il primo mercato di destinazione extraeuropeo, grazie alle vendite di molti prodotti del Made in Italy come l’olio di oliva extravergine e gli spumanti Dop, per i quali gli Stati Uniti sono il primo cliente dell’Italia.
Dal lato delle importazioni invece è sempre più rilevante il ruolo dell’Asia, con una quota del 9% sull’import agroalimentare italiano. A incidere sono tutti i principali prodotti di importazione dal mercato asiatico, come gli oli e gli acidi grassi per l’industria cosmetica, il caffè greggio e i prodotti ittici.

Generi agroalimentari, primo semestre 2023
I dati dei primi sei mesi dell’anno in corso evidenziano un ulteriore aumento degli scambi in valore, sebbene più contenuto di quello riscontrato nel 2022. La crescita percentuale delle esportazioni agroalimentari è in linea con quella delle importazioni. In particolare, le esportazioni nel primo semestre crescono dell’8,4%, superando il valore record di 31 miliardi di euro, mentre per le importazioni si registra un +8,9%, con un valore di circa 33 miliardi.
Come anticipato, agli aumenti in valore degli scambi in molti casi corrispondono incrementi più contenuti o contrazioni delle quantità scambiate, come ad esempio per le esportazioni di pasta (+6,7% in valore e -6,4% in volume) o le importazioni di pesci lavorati (+6,6% in valore e -4,1% in volume).

Generi agroalimentari scambiati nel primo semestre 2023
L’export in quantità di vini rossi Dop segna una contrazione (-10%), solo in parte compensata dall’aumento dei prezzi. Tuttavia, grazie alle maggiori esportazioni di altre tipologie di vini, come i bianchi Igp o i frizzanti Dop, nel primo semestre 2023 si registra una complessiva tenuta del comparto vino. Crescono le esportazioni di caffè torrefatto (+13,4% in valore e +3,5% in quantità), confermando l’ottima performance del 2022. Si evidenzia l’andamento delle importazioni di olio di girasole: dopo il netto aumento dello scorso anno legato anche all’impennata dei prezzi, nei primi mesi del 2023 si ha una forte contrazione del valore degli acquisti (-25%), accompagnata da un calo molto più contenuto delle quantità (-2,3%). A incidere è il ridimensionamento del prezzo internazionale di questo prodotto, dopo il picco raggiunto nel 2022.

Il commento del Ministro Lollobrigida
“Questi numeri dimostrano che il mondo ha fame e sete d’Italia. Perché la nostra Nazione è sinonimo di qualità” ha commentato il Ministro dell’Agricoltura, della sovranità alimentare e delle foreste, Francesco Lollobrigida. “Lavoriamo per difendere, tutelare e valorizzare le nostre eccellenze agroalimentari che generano ricchezza. Per questo abbiamo candidato la cucina italiana a patrimonio Unesco, per raccontare un sistema di valori, sapori e tradizioni, e combattiamo il mercato del falso che sottrae alla nostra economia miliardi di euro. In ambito europeo, invece, ci siamo opposti con fermezza rispetto ai casi di evocazione di Indicazioni Geografiche italiane, come ad esempio nel caso dell’aceto balsamico sloveno e del prosek croato. Perché difendere il nostro asset primario, significa difendere l’Italia”.

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