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Cinematografia: si apre una nuova era digitale

Cinematografia

Cinematografia: si apre una nuova era, quella digitale. E le imprese rischiano la chiusura

I dati relativi ai piccoli esercizi cinematografici, sale monoschermo gestite spesso da piccoli esercenti, cooperative ed associazioni culturali nei centri minori. Per loro il rischio di restare fuori dal mercato e di perdere l’attività se non si adeguano al sistema di proiezione digitale

Se prendiamo l’esempio del Friuli Venezia Giulia, si tratta di 30 sale, con 46 schermi, che ospitano 830mila spettatori e che, per la maggior parte (40) non hanno ancora provveduto a dotarsi di un sistema di proiezione digitale. Un dato preoccupante (ma in linea con il resto d’Italia) considerando che a partire dal 1 gennaio 2014 la pellicola sarà messa al bando e scomparirà definitivamente.

Non è che verrà vietata la proiezione di pellicole, solo che le singole sale dovranno ristamparne una copia per poterla proiettare: un costo elevatissimo e una difficoltà non indifferente che sarebbe meglio evitare.

I grandi gruppi multinazionali si sono mossi immediatamente, ovviamente grazie alle proprie disponibilità finanziarie, e la digitalizzazione dei complessi multiplex è già stata portata a termine, anche in considerazione che l’arrivo del tridimensionale, con i notevoli guadagni che consente, ha dato un forte impulso a questa innovazione.
Le maggiori difficoltà invece si registrano proprio fra le sale d’essai e quelle monoschermo indipendenti, poiché spesso non sono in grado di affrontare i costi della digitalizzazione: ogni proiettore digitale ha un prezzo di circa 70mila euro. Però, o si affronta la spesa o si chiude.

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In Europa già a fine 2011 si è raggiunta quota 50% di schermi digitali, in Italia i dati sono inferiori. Come dichiara Lionello Cerri, il presidente dell’ANEC (Associazione Nazionale Esercenti Cinema), “sono già attrezzate per le proiezioni digitali circa 1.100 sale, più o meno un terzo dei 3.200 schermi industriali presenti sul territorio. Un buon numero, ma decisamente inferiore a quello degli altri paesi d’Europa, dove
la digitalizzazione avanza più spedita. Anche per merito di più favorevoli politiche d’aiuto”.

Molte Regioni italiane si sono attivate per far fronte all’emergenza digitale rendendo disponibili risorse economiche per gli esercenti in difficoltà: si è mossa per prima la Regione Toscana giunta già al secondo
bando (2,8 milioni di euro), seguita da Lombardia (3 milioni di euro), Sicilia (5,5 milioni di euro), Emilia Romagna, Piemonte (1,5 milioni di euro dai fondi europei POR FESR), Lazio, Puglia (1,3 milioni di euro) e, ultimamente, il Veneto, che ha inserito nell’ultimo bilancio un primo finanziamento di 300 mila euro.

Tornando all’esempio iniziale, quello del Friuli Venezia Giulia, si rende noto che recentemente l’assessore Elio De Anna ha incontrato i rappresentanti dell’ANEC del Triveneto, che hanno illustrato l’urgenza di un intervento in questo settore. Dall’incontro è emerso che il fabbisogno economico complessivo per riuscire a garantire adeguatamente il passaggio al digitale dei 40 schermi oggi in attività, prevedendo un intervento a sostegno del 50% sul costo dell’apparecchiatura, con il limite imposto dal “de minimis” in caso di fondi europei, è di circa 1,2 – 1,3 milioni di euro: cifra che potrebbe essere spalmata in più annualità.

D’altro canto in questa regione c’è già una specifica norma (prevista dalla LR 21/2006) dedicata al finanziamento per l’innovazione tecnologica delle sale cinematografiche d’essai ed è già stato redatto il relativo regolamento. L’intervento previsto però è troppo alto, del 70%, e andrebbe abbassato al 50%.

L’urgenza è dovuta anche al fatto che il credito d’imposta, che consente il recupero del 30% dell’investimento, introdotto da qualche anno dal ministero dei Beni e le Attività Culturali (MIBAC), è stato prorogato al 31 dicembre 2012 e non vi è la certezza che possa essere ulteriormente esteso anche per il 2013.

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