Imprenditoria femminile

Womenmade: la cultura e l’innovazione secondo le donne

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Womenmade: la cultura e l’innovazione secondo le donne

Un approfondimento sull’imprenditoria creativa e culturale a guida femminile a Padova e provincia

All’apparenza è inspiegabile, ma è un fatto: le imprese guidate da donne capaci, determinate e formate sono in aumento, anche in questi anni difficili di crisi economica. Oltre ad un sentimento che si respira nell’aria e nelle strade delle città che attraversiamo, ci sono i numeri. Per esempio quelli della ricerca di Padovainnovazione intitolata “Womenmade tra tradizione e innovazione. Le imprese culturali e creative femminili e Padova e nel territorio”.

Lo studio – del quale abbiamo parlato in occasione del Congresso della Società Italiane delle Storiche a Venezia – è stato dibattuto di recente nel corso di un incontro organizzato dal Forum delle politiche di genere dell’Università di Padova. Al convegno sono intervenute molte rappresentanti del mondo imprenditoriale padovano e veneto.

I dati

Le imprese coinvolte nello studio sono 61. Sono imprese di donne che operano nei settori delle industrie creative: design, architettura, pubblicità e comunicazione, artigianato; delle industrie culturali: audiovisivi, film e video, animazione, radio e TV, videogiochi, musica, editoria; delle arti visive e performing arts della provincia Padova. Si tratta di imprese ancora giovani: il 59% delle aziende è nato negli anni 2000 e il 32,8% di queste negli anni della crisi economica compresi tra il 2008 e il 2012. Seppure a livello di microimpresa, un terzo di loro lavora con i paesi esteri, mentre la maggior parte ha deciso di mettere a frutto un talento o una creatività personale. Molto limitato, rispetto a quanto il senso comune spingerebbe a credere, l’utilizzo di finanziamenti pubblici: vi ha fatto ricorso meno del 20% delle imprese del campione. Perché? Le imprenditrici sembrano non fidarsi molto di questo metodo di finanziamento. Addirittura una impresa su quattro valuta il sistema dei finanziamenti pubblici come “troppo complesso”.

Il rapporto con il proprio territorio di riferimento, l’area padovana e il Veneto in generale, sembra essere ambivalente: la maggioranza delle donne intervistate lo valuta “prevalentemente chiuso, tradizionale e diffidente”, ma d’altro canto si tratta di luoghi dove sono presenti competenze specializzate e di prossimità.

Tra le caratteristiche più personali e caratteriali, le imprenditrici coinvolte nello studio hanno un’età media di circa 48 anni; nell’80% dei casi sono sposate e, tra queste, il 71% ha figli. Per essere buone imprenditrici, le intervistate di Womenmade ritengono fondamentale avere tenacia, coraggio, passione, sensibilità e coerenza, capacità di ascolto, professionalità ed empatia.

I commenti

Alla presentazione ufficiale dello studio hanno preso parte anche rappresentanti del Comune e dell’Università di Padova, oltre alle ricercatrici Susanna Biadene, Alessandra Chiarcos, Daria Quatrida. Tra le voci in campo, anche quelle di Raffaella Massaro del Centro Studi di Confindustria Padova, quelle di diverse rappresentanti delle istituzioni delegate alle Pari Opportunità, di Stefania Brogin, presidente Comitato Imprenditoria Femminile della Camera di Commercio di Padova.

L’evento nell’Aula Nievo dell’Università di Padova ha generato un ricco dibattito di proposte concrete su come migliorare o modificare l’approccio femminile al mondo imprenditoriale. Interessante la proposta di alcune rappresentanti del comparto della comunicazione che sta avviando una nuova realtà di business che esporta il brand Italia e le sue eccellenze a livello internazionale.
Una giovane architetta ha chiesto espressamente alle donne di essere “visibili” e femminili in ogni tipo di professione esercitata, senza rinunciare alle proprie specificità di imprenditrici e professioniste. Da parte della rappresentante di una società di produzione video la richiesta alle amministrazioni di arrivare ad una detassazione per chi investe in cultura, dato il peso del fisco sul costo del lavoro e dell’impresa.

Rassicurazioni in merito, per quanto possibile, da parte del mondo bancario e creditizio, sono arrivate dal responsabile Corporate di Antonveneta che ha affermato che sono allo studio opzioni di finanziamento specifiche per le imprese culturali, nonostante siano in gran parte connotate da assetts intangibili.

Agnese Fedeli

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