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Gli italiani e la lingua inglese

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Gli italiani e la lingua inglese

Ancora agli ultimi posti in Europa, stavolta per la conoscenza della lingua inglese, nonostante sia evidente una forte correlazione tra la conoscenza di questa lingua da parte della forza lavoro di una nazione e le sue prospettive economiche

Bisognerebbe investire per migliorare le competenze linguistiche allo scopo di aggiungere un altro fattore che può influire sulla ripresa economica. Lo si deduce leggendo i dati della terza edizione della classifica EPI (English Proficiency Index), l’indagine internazionale riguardante la conoscenza dell’inglese che ci pone al penultimo posto (dopo di noi solo la Francia) per la conoscenza dell’inglese.

 

Sembrava fosse una cosa ormai scontata l’importanza della conoscenza di una lingua straniera – e in particolare quella inglese – per trovare un posto di lavoro, soprattutto da quando si parla di internazionalizzazione, di Made in Italy, di import/export, di aziende estere che aprono filiali in Italia, delle tante possibilità di trovare lavoro all’estero o nell’UE. Invece non è così per i nostri connazionali: l’Italia è al penultimo posto in Europa – tanto per cambiare – per livello di conoscenze e formazione, stavolta per quanto riguarda le lingue. Gli adulti non sono sufficientemente preparati e i più giovani potrebbero – ahinoi – seguire le loro orme.

Come se non bastassero i risultati della ricerca OCSE-PIAAC (il programma sulle competenze degli adulti dell’Organizzazione per la Cooperazione e lo Sviluppo Economico) che lanciava l’allarme sui giovani italiani, alla quale ha fatto seguito una nota congiunta dei Ministeri del lavoro e dell’istruzione che ribadiva la necessità di correre ai ripari (vedi nostro articolo), ora un’altra ricerca effettuata da un’altra organizzazione internazionale, la EF, specializzata nel campo della formazione linguistica ed accademica, rilascia dati allarmanti. Questa indagine, fondata su test effettuati su 750mila adulti provenienti da 60 Paesi, pone l’Italia al penultimo posto in Europa per la conoscenza dell’inglese.
La classifica emersa, che prende in esame i test eseguiti nel 2012, vede l’Italia posizionata al 32° posto, non solo dopo tutti i Paesi Europei, ma anche dopo Vietnam, Uruguay e Sri Lanka. In tutti questi Paesi insomma si conosce l’inglese meglio che nel nostro (riportiamo di seguito la classifica per intero):
mappa2-inglese-nel-mondo1.    Svezia
2.    Norvegia
3.    Olanda
4.    Estonia
5.    Danimarca
6.    Austria
7.    Finlandia
8.    Polonia
9.    Ungheria
10.    Slovenia
11.    Malesia
12.    Singapore
13.    Belgio
14.    Germania
15.    Lettonia
16.    Svizzera
17.    Portogallo
18.    Slovacchia
19.    Argentina
20.    Repubblica Ceca
21.    India
22.    Hong Kong SAR
23.    Spagna
24.    Corea del Sud
25.    Indonesia
26.    Giappone
27.    Ucraina
28.    Vietnam
29.    Uruguay
30.    Sri Lanka
31.    Russia
32.    Italia
33.    Taiwan
34.    Cina
35.    Francia
36.    Emirati Arabi Uniti
37.    Costa Rica
38.    Brasile
39.    Perù
40.    Messico
41.    Turchia
42.    Iran
43.    Egitto
44.    Cile
45.    Marocco
46.    Colombia
47.    Kuwait
48.    Ecuador
49.    Venezuela
50.    Giordania
51.    Qatar
52.    Guatemala
53.    Salvador
54.    Libia
55.    Tailandia
56.    Panamá
57.    Kazakistan
58.    Algeria
59.    Arabia Saudita
60.    Iraq

Essere a conoscenza dei nostri limiti può però essere uno stimolo ad impegnarci per superarli e magari a cercare di far scendere il tasso di disoccupazione, che in Italia è così alto.
Nella fattispecie, bisogna ricordare che l’inglese è la lingua del marketing, delle scienze, della finanza, della medicina e della tecnologia; è una lingua che, in virtù dell’ampio uso sul web, negli scambi di lavoro e nelle relazioni personali internazionali, apre un ventaglio infinito di opportunità nel mondo del lavoro, non solo all’estero ma anche nel nostro Paese.

presentazione-rapporto-competenze-ingleseSe si analizzano i risultati chiave della classifica EF EPI (l’intero rapporto è pubblicato sul sito ef-italia.it/epi/) si nota anche che:
•    Paesi asiatici come Malesia, Singapore, Corea del Sud, Indonesia, Vietnam, Hong Kong SAR e India hanno modificato in meglio negli ultimi sei anni la loro conoscenza della lingua inglese;
•    I Paesi del BRIC (Brasile, Russia, India, Cina) appaiono anch’essi in crescita negli investimenti per il miglioramento delle competenze linguistiche;
•    La maggior parte dei Paesi europei è già competente in inglese o sta procedendo col vento in poppa verso questo obiettivo: è il caso, ad esempio, della Polonia e dell’Ungheria. Il podio lo detengono Svezia, Norvegia e Olanda, mentre perdono posizioni l’Italia e la Francia;
•    Le aree più deboli nella competenza dell’inglese sono il Medio Oriente e alcuni Paesi dell’Africa: nazioni che, senza una buona conoscenza della lingua, rischiano di non poter sfruttare la ricchezza che gli proviene dal petrolio. Fanno eccezione gli Emirati Arabi Uniti e la Turchia che, di pari passo con l’economia, hanno visto migliorare anche questo settore;
•    Oltre metà dell’America Latina si trova nella fascia EF EPI di competenza minima.

Comprendere la relazione tra conoscenza dell’inglese e possibilità lavorative e imprenditoriali potrebbe illuminare i futuri scenari socio-economici dell’Italia nel momento in cui, per un’ottimale comunicazione col resto del mondo, venisse incentivato l’insegnamento della lingua inglese. “Abbiamo scoperto che, impegnandosi in un dialogo nazionale sull’inglese, si possono aiutare le parti interessate ad allineare gli obiettivi, a migliorare gli incentivi e a concentrarsi sull’insegnamento della lingua inglese per la comunicazione. L’impatto economico di tale programma coordinato è evidente” ha dichiarato il Dott. Christopher McCormick, responsabile degli affari accademici di EF e della rete di ricerca universitaria. “Il confronto dei Paesi con i loro vicini, partner commerciali e rivali, fornisce un affascinante studio sulle diverse priorità nazionali e sulle politiche educative nel mondo”.

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