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Quinto rapporto dell’Osservatorio Nazionale Distretti Italiani

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Quinto rapporto dell’Osservatorio Nazionale Distretti Italiani

Distretti e filiere, una sinergia di valore in un’Italia che cerca di uscire dal lungo ciclo della crisi 

I risultati dell’indagine campionaria realizzata da Unioncamere – con il contributo di Unionfiliere – sulle imprese operanti nei 100 distretti industriali censiti dall’Osservatorio segnalano una leggera crescita rispetto alle analisi degli anni precedenti, della quota di PMI distrettuali con fatturato, esportazioni e occupazione in aumento. È quanto emerge dal quinto Rapporto sui Distretti Italiani presentato lo scorso 10 aprile a Roma.

 

Nonostante questi segnali non siano in grado di assicurare un rapido recupero delle posizioni perse negli ultimi anni, i dati sembrano comunque confermare l’esistenza di un “effetto distretto”; e a partire dalle performance sui mercati esteri, che continuano ad essere il vero pilastro sul quale si regge gran parte dell’impalcatura dei nostri distretti e, per esteso, dell’intero tessuto manifatturiero italiano. 

La proiezione sui mercati internazionali delle filiere distrettuali composte da piccole e medie imprese – anche a carattere artigianale – nasce dalla profonda consapevolezza della forza straordinaria che deriva dell’essere portatrici del grande valore del Made in Italy. Una “cultura del produrre” fatta di qualità, genialità, tradizione e impossibile da imitare perché ha come valore fondante il territorio e i saperi locali. Quella Italia “che va” è l’Italia delle 278mila imprese nelle quali operano quasi 1,4 milioni di addetti, aziende che creano 75 miliardi di PIL e un saldo attivo import-export di 77 miliardi di euro. 

presentazione

Considerando il complesso delle aree distrettuali, queste imprese concentrano oltre il 50%  dell’occupazione manifatturiera italiana. Un modello tutto italiano il cui rappresentante migliore (in termini di performance economiche nel 2013) è il “Metadistretto” alimentare Veneto, inseguito da due leader toscani: il distretto delle pelli cuoio e calzature di Valdarno Superiore e quello del tessile-abbigliamento di Empoli. Al settimo posto il primo distretto del Mezzogiorno, quello agroalimentare di Nocera Inferiore-Gragnano. «Fotografare in maniera dettagliata la situazione di ciascun distretto» dichiara Ferruccio Dardanello, presidente di Unioncamere «significa far emergere i fenomeni più rilevanti ed evidenziare così le inefficienze e le potenzialità dei sistemi locali». E conclude: «la priorità per preservare, rafforzare o ricostituire la competitività dei sistemi distrettuali sono chiare: recuperare un intollerabile gap sulle infrastrutture di comunicazione e sulle applicazioni digitali; ridurre costi e tempi della giustizia civile; rendere il fisco e la macchina burocratica vicini alle imprese; rafforzare il dialogo fra un mondo del lavoro profondamente mutato e un’offerta formativa che non sempre riesce a produrre le competenze che servono al mercato, con ulteriori gravi conseguenze sul versante occupazionale».

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Il Ministro dello Sviluppo economico, Federica Guidi, intervenendo a margine della presentazione del Rapporto Unioncamere, ha detto: «nei prossimi mesi, oltre agli investimenti pubblici, occorre creare le condizioni per far ripartire gli investimenti privati e serve di accorciare la “discrasia temporale” tra la ripartenza dell’economia e quella della disoccupazione. È un impegno che ci stiamo assumendo. C’è un obbligo, anche morale, di lavorare a testa bassa perché la “cassetta degli attrezzi”, con gli strumenti per le imprese, sia pronta in pochissime settimane».

Noemi Roccatani

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