L’educazione familiare all’impresa: valori trasmessi di generazione in generazione che si aggiornano continuamente
di Mariangela Giusti
Docente di pedagogia interculturale all’Università di Milano Bicocca
Quando la vicedirettrice di Donna in Affari mi ha proposto di tenere una rubrica su educazione e formazione ho risposto subito di sì: da diversi anni infatti, grazie ad alcuni progetti di formazione dell’Unione Europea ai quali ho preso parte, mi sono convinta che la cultura d’impresa (alla quale presumibilmente le lettrici di Donna in Affari appartengono) e l’educazione hanno molto a che fare l’una con l’altra. In certi casi lo spirito d’impresa viene trasmesso ai figli fino da piccolissimi attraverso l’educazione familiare. Ricordo ancora il bellissimo articolo di fondo sulla prima pagina del Corriere della Sera quando Emma Marcegaglia fu eletta alla presidenza di Confindustria: il giornalista (in un articolo magistrale di grande giornalismo) analizzava il discorso d’insediamento della dottoressa Marcegaglia nel nuovo e importante ruolo al quale era stata chiamata; riusciva a cogliere e a trasmettere ai lettori le tante sfumature evidenti che quella giovane donna si portava dietro della cultura della fabbrica e d’impresa nella quale era cresciuta fino da piccolissima. Questo è un caso fra i tanti in cui le cose hanno funzionato bene.
Perché c’entra l’educazione? Perché i valori che hanno consentito a un’impresa di nascere tanti anni prima, di crescere e affermarsi transitano e, passando da generazione a generazione, migliorano, si adeguano, si aggiornano. In altri casi questa educazione familiare all’impresa non avviene: i figli prendono strade diverse e patrimoni importanti (piccoli o grandi che siano) di valori ed economici vengono dispersi nel giro di una generazione. Altre volte è necessario un intervento dall’esterno (educativo, appunto!) per comprendere il senso del proprio lavoro.
È capitato di leggere sui giornali che Renzo Rosso (il creatore della ditta Diesel) chiese al Dalai Lama che cosa avrebbe potuto e dovuto fare per migliorarsi, per migliorare la sua vita spirituale. Sappiamo che il Dalai Lama (conoscendo qual era il suo lavoro) gli rispose: “Cerca di fare bene l’imprenditore”, cioè cerca di farlo con successo, crea lavoro, crea impresa, prosegui e fai crescere l’impresa che hai avviato…!
Dunque, sì l’educazione ha molto a che fare con il mondo degli affari, col mondo dell’impresa. Dicendo questo non intendo riferirmi all’importanza che hanno i percorsi universitari e i Master per formare buoni imprenditori e soprattutto buone imprenditrici. Questo lo do per scontato, lo trovo persino ovvio. Intendo invece riferirmi al fatto che una buona educazione anche d’impresa avviene in posti e in modi imprevedibili e dipende da fattori che – in quanto genitori – non possiamo ponderare e – in quanto figli – non siamo in grado di vedere. Si tratta di una sorta di educazione continua nella quale siamo o non siamo immersi: avere insegnanti molto dediti al loro lavoro, capire la lungimiranza dei dirigenti scolastici degli istituti superiori che frequentiamo, avere genitori incoraggianti… Questi e innumerevoli altri sono tutti fattori dei quali non ci si rende conto, e sono invece fattori che ci educano a guardare al di là degli slogan, a proseguire un percorso, a inventare percorsi nuovi. In altre parole: a essere donne in affari, a essere donne d’impresa.