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I nuovi contratti di lavoro durano meno di un mese

Camusso profilo
Camusso profilo

Così denuncia uno studio della CGIL elaborato in questi giorni sui dati del Ministero del Lavoro relativi al primo trimestre 2014: quasi la metà degli 1,8 milioni di contratti stipulati dura meno di un mese

 

 

Il 67% delle assunzioni effettuate nel primo trimestre di quest’anno è stata a tempo determinato. Solo nel 17,6% dei casi invece si è trattato di contratti a tempo indeterminato. L’analisi svolta dalla confederazione sindacale fa emergere lo spostamento delle forme contrattuali verso quelle a tempo determinato, ma anche lo scarsissimo uso dell’apprendistato: i contratti di apprendistato sono stati appena il 2,4% – fatto che conferma la forte crisi dell’occupazione giovanile.
Secondo la segretaria generale, Susanna Camusso, “l’alta percentuale di rapporti di lavoro di brevissima durata ci dice che in Italia non è poi così difficile mandare a casa un lavoratore. Un tema che, invece, continua ad essere agitato da alcune forze politiche ad ogni performance negativa della nostra economia, quasi fosse la soluzione a tutti i problemi del Paese. Viceversa, mai come questo momento è stato evidente che il vero problema non è come aumentare i licenziamenti ma come aumentare l’occupazione”.

Su 1.849.844 nuovi rapporti di lavoro, attivati nel primo trimestre del 2014, ben 804.969 (il 43,5%) hanno avuto una durata inferiore al mese e 331.666 (uno su sei) addirittura un solo giorno, quasi quanto quelli di durata superiore a un anno, che sono stati 397.136.
Persiste poi il saldo negativo tra assunzioni e licenziamenti mentre le forme contrattuali a tempo indeterminato calano del 6%.

D’altra parte, Confartigianato denuncia il fatto che i ricorsi all’apprendistato siano pochi proprio perché sono poche le risorse. Stage e corsi di formazione continua – afferma la confederazione datoriale – non sono sufficienti per fare in modo che i giovani vengano formati in base alle reali esigenze dell’economia.
In realtà allo stato attuale in Italia ci sono solo in questo settore 137mila posti di lavoro disponibili che hanno necessità di essere occupati da persone adeguatamente formate. “Siamo convinti” afferma il presidente di Apa-Confartigianato Martin Haller “che l’apprendistato garantisca ai giovani fondamenti concreti in ambito lavorativo ed al contempo crediamo che costituisca l’arma
giusta per garantire all’Italia un’effettiva ripresa economica. Per combattere la disoccupazione giovanile e creare una forza lavoro adeguatamente preparata serve compiere una riflessione ed
elaborare una strategia. Il denaro potrebbe ed anzi dovrebbe rappresentare il primo investimento in favore della futura forza lavoro e dell’occupazione nel nostro Paese”.

Intanto emerge anche un nuovo fabbisogno lavorativo, ovvero quello di una figura che alcuni ritendono indispensabile oggigiorno, ovvero l’europrogettista. Per aumentare la competitività del nostro Paese e per affrontare il nuovo ciclo di programmazione dei fondi europei, bisogna migliorare la formazione, diffondere il know-how e le buone pratiche, anche per una completa integrazione degli attori dell’economia nazionale e regionale nel contesto europeo.
Di recente è stata fondata l’associazione italiana degli europrogettisti (assoeuro), che ha come
principale obiettivo proprio la valorizzazione della professionalità degli europrogettisti e la loro formazione continua in una ottica di sempre maggiore qualità e standardizzazione delle competenze, così come richiesto dal nuovo quadro europeo delle qualificazione (european
framework of qualifications).

(D.M.)

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