Eventi socio-culturali

Donna sapiens: tutta dedicata alla donna la Giornata Europea della Cultura Ebraica 2014

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giornata-donna-cultura-ebraicaDomenica 14 settembre in programma spettacoli, mostre, concerti ed eventi in 77 città italiane, per riflettere sulla tematica di genere e su come è affrontata nel mondo ebraico e nella società circostante

di Laura Carmen Paladino

Sarà una grande festa, come avviene ormai da quindici anni: una festa dell’Ebraismo e della cultura, che prevede centinaia di eventi in tutta Italia, alcuni più strettamente culturali, come le mostre d’arte, le conferenze, i concerti, le visite guidate, altri più ludici, come gli spettacoli, le degustazioni gastronomiche, le escursioni e le attività per bambini. La manifestazione è coordinata e promossa dall’UCEI (Unione delle Comunità Ebraiche Italiane), e aprirà le porte di sinagoghe, musei e quartieri, invitando a scoprire i luoghi, la storia e la cultura ebraica di ieri e di oggi.

La figura femminile, nell’Ebraismo: custode della famiglia e attiva nella società

Ci piace particolarmente il tema che farà da filo conduttore alla giornata di quest’anno: “Donna sapiens – la figura femminile nell’Ebraismo”, uno spunto per parlare del femminile nel mondo ebraico e nella società, tra emancipazione e tradizione.
Un’occasione per fare luce innanzitutto sul valore della donna nella tradizione di Israele e nella sensibilità biblica e postbiblica: “custode della famiglia e delle tradizioni, ma tutt’altro che dedita esclusivamente al ruolo di moglie e di madre”.
Sottolinea un aspetto fondante Sira Fatucci, mentre riflette sullo status e sul ruolo della donna nel mondo ebraico nei diversi periodi storici e nei diversi luoghi: “l’appartenenza all’Ebraismo viene trasmessa per via matrilineare, la famiglia è considerata la base della vita sociale, e la normativa tradizionale ne assicura e consolida il ruolo, anche attraverso leggi riguardanti la purezza e una relativa indissolubilità. Secondo le regole ebraiche, i doveri di una donna ebrea riguardano essenzialmente le azioni da svolgere all’interno delle mura domestiche”. In particolare: “l’accensione dei lumi del sabato e delle feste, il mantenimento della purezza familiare e l’educazione dei figli nei loro primi anni di vita”.
“I numerosi doveri che la donna si assume all’interno della propria famiglia”, però, “non le impediscono di potersi impegnare all’esterno nei più svariati ruoli: dalla politica all’insegnamento, dalla scienza all’arte, dalla scrittura alla medicina, in tutti i settori la donna ebrea dà il suo contributo alla società circostante con generosità e impegno”. I modelli della donna moderna, versatile e attiva, si cercano nei testi fondativi della tradizione ebraica, e in particolare quelli contenuti nel canone biblico: “le figure femminili contenute nella Torah, a cominciare dalle matriarche, vengono indicate come un esempio per le donne ebree in tutte le generazioni. Molti sono i racconti che le riguardano, e talvolta anche i loro silenzi sono eloquenti. Sapienza, sensibilità, senso pratico e saggezza sono alcune delle doti riconosciute alla donna nella cultura ebraica, che la rendono donna di valore, la eshet chail dei Proverbi”.

La donna nei testi biblici: aspetti e tutele di una figura centrale per la vita della comunità

“La donna ebrea, più che dai doveri particolari che le sono stati imposti o meno, è stata creata dalla testimonianza della Bibbia che ci ha tramandato come essa, umile od importante fosse, ha saputo comportarsi nella vita”, spiega Sergio Sierra. “Già parlando della prima donna, Eva, la Bibbia ci fa chiaramente capire che l’uomo e la donna sono della medesima eccellenza e nobiltà. Dio li ha creati ambedue a propria immagine. Tutti e due partecipano alla benedizione di Dio: “Possiate fruttificare, moltiplicarvi e riempire la terra” (Gen 1, 22; Gen 2, 23). La stessa descrizione della creazione della donna non poteva esprimere meglio la reciproca relazione esistente tra i due sessi diversi: Eva è infatti una parte di Adamo stesso. Ella è un secondo Adamo (per questo “ishà”, donna, deriva da “ish”, uomo, come donna, “domina”, deriva da “dominus”). L’uomo non è completo senza la donna e, viceversa, la donna è collaboratrice dell’uomo in una vita di cui essi godono su un piano di parità con funzioni diverse”.
“Nell’antico Israele, quale appare dalla Bibbia, l’onore e la dignità della donna erano salvaguardati dalla Legge. Nei contesti di poligamia i figli delle diverse mogli avevano tutti lo stesso status giuridico, la prostituzione era vietata e i frutti del mercimonio di una prostituta non potevano essere dedicati alle necessità del Santuario. Chi seduceva e violava una ragazza doveva sposarla e non poteva, in seguito, divorziare da lei. Nel matrimonio biblico la donna ha un certo numero di diritti che può rivendicare rispetto al marito inadempiente: “Non commettere adulterio” è un divieto che impegna ambedue le parti. Il marito deve nutrimento, vestiti, amore e fedeltà alla moglie. Nella legislazione biblica la posizione della madre non fu lasciata a suggerimenti di pietà, ma salvaguardata legalmente dalla legge, come per il padre. Amore ed onore sono doveri obiettivi prescritti ai figli verso entrambi i genitori”.
“La donna, dunque, non era considerata una creatura inferiore all’uomo nella scala dei valori morali e sociali, bensì in “posizione diversa”, e quando tale diversità comportava una condizione di debolezza, v’erano norme che la proteggevano contro facili soprusi del più forte”. “D’altra parte niente potrebbe essere più significativo ed emblematico del fatto che l’antico popolo della Bibbia si definisce col nome di “Figlia di Sion”: vede cioè la sua relazione con Dio nel simbolo del matrimonio”.

L’attività pubblica delle donne bibliche: modelli per la donna di oggi

“Nei più importanti momenti della storia ebraica le donne stanno a fianco degli uomini. Così fu durante la rivelazione del Sinai. Quando Mosè, poco prima di morire, rinnova il patto divino con Israele, egli si rivolge alle donne. Giosuè ripete la Legge all’intera collettività ebraica e particolarmente alle donne. La Bibbia contiene la lista di un gran numero di donne ispirate da Dio, alcune di esse profetesse, come Debora o Hulda”.
Come per l’epoca biblica, ricorda Ilana Bahbout, anche in età moderna “sono numerose le donne ebree che hanno contribuito alla cultura e al progresso sociale e scientifico della società in cui hanno vissuto. Si tratta di contributi spesso caratterizzati da un vivace e personale connubio tra la propria ebraicità e la propria femminilità. Scrittrici come Elsa Morante, poetesse come Amelia Rosselli, filosofe come Hanna Arendt, psicoanaliste ricercatrici come Melanie Klein, scienziate come Rita Levi Montalcini e altre ancora hanno dato un apporto tipicamente femminile ed ebraico al tempo stesso. Al centro delle loro riflessioni troviamo il tentativo di comprendere la complessità del reale e di proporre linguaggi, soluzioni e pensieri alternativi, adeguati a questa complessità. Queste donne, consapevoli della responsabilità del proprio sguardo sul mondo, hanno voluto esprimere vissuti e pensieri attraverso opere di grande originalità, trasformando così il proprio bagaglio e la propria creatività in un bene comune”.

Una giornata per parlare di donne, di tolleranza e di rispetto

“In una giornata che ha come tema la donna vogliamo manifestare la nostra solidarietà a tutte le donne vittime di discriminazioni e soprusi, e denunciare le inaccettabili condizioni in cui ancora oggi le donne vivono in molte parti del mondo”, spiega Renzo Gattenga. “È con questi pensieri e sentimenti che ci apprestiamo a vivere una giornata di festa che è, principalmente, un appuntamento dedicato allo svago e alla conoscenza. Riteniamo infatti che la cultura sia il principale strumento per combattere il pregiudizio, per mostrarne l’infondatezza, per far crescere e progredire la società. Lavoriamo tutti insieme per un futuro di inclusione, in cui si possa convivere pacificamente, ognuno con il bagaglio della propria storia e della propria esperienza”.

Capofila dell’appuntamento del 14 settembre è quest’anno, per l’Italia, la città di Ferrara, dichiarata patrimonio dell’umanità dall’UNESCO e luogo simbolo della storia ebraica nella penisola, celebrata nei romanzi di Giorgio Bassani e costellata di angoli ricchi di memoria. Qui si darà simbolicamente il via alle manifestazioni previste nel bel Paese, occasione unica per “entrare in una sinagoga, assistere a un concerto di musica klezmer o sefardita, partecipare a una degustazione di enogastronomia ebraica o visitare quell’angolo della propria città di cui si è sempre sentito parlare, ma che non si è mai avuta l’occasione di scoprire. Sono centinaia gli appuntamenti e le attività che animano all’unisono trenta Paesi”, dal momento che la manifestazione si svolge in contemporanea in tutta Europa, e ha conosciuto in Italia uno straordinario successo: quasi cinquantamila visitatori ogni anno da quando è stata lanciata l’iniziativa, circa un quarto del pubblico europeo complessivo.
Davvero tanti, dunque, “i curiosi” per i quali questo momento vuole essere “una guida”, “nella consapevolezza che incontrarsi, comunicare, e anche contrastare qualche luogo comune di troppo, sia possibile solo attraverso lo strumento più efficace, profondo e universale che abbiamo: la cultura”.

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