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La Regione Lazio guarda oltre lo Stivale e si affaccia ai mercati esteri

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bandiLa giunta Zingaretti stanzia 7,6 milioni di euro per l’iniziativa ‘Lazio International’

di Daria Contrada

Sono 7,6 i milioni di euro che la Regione Lazio ha deciso di destinare al piano regionale per l’internazionalizzazione delle piccole e medie imprese. Le iniziative – due bandi per affacciarsi sui mercati esteri , un contributo per il Vino Forum Trade e un master per formare gli export manager del futuro – sono state illustrate ieri nella sede della Giunta dal governatore Nicola Zingaretti e dall’assessore alle Attività produttive, Guido Fabiani, con la partecipazione del presidente dell’Agenzia Ice, Riccardo Monti, e del presidente della commissione regionale Sviluppo Economico, Mario Ciarla. 

Il presidente Zingaretti ha parlato di “un successo straordinario. In pochi giorni hanno risposto all’appello sui nuovi bandi oltre 950 imprese. Appena un anno fa il Lazio aveva zero centesimi su questo importante tassello, mentre oggi ci sono diversi milioni di euro per aiutare le nostre piccole e medie imprese a essere più forti nel mondo”. Si tratta di un lavoro “che abbiamo svolto in silenzio, un lavoro concreto che dimostra il bisogno che abbiamo di cambiamento. Stiamo vincendo la scommessa di dimostrare che lo Stato innovatore può esistere: solo un anno e mezzo fa questa era un po’ la Cenerentola d’Italia, simbolo del malaffare e della distanza dalla vita, ma vederla oggi piena di persone che producono ricchezza è davvero il modo migliore per aprire questo nuovo anno politico”. 

 

Gli obiettivi di ‘Lazio International’ sono:

  • restringere il gap tra il contributo del Lazio alla formazione del Pil italiano (circa l’11%) e l’incidenza delle sue esportazioni sul totale nazionale (4,7%);
  • incrementare la competitività del sistema produttivo collegando le politiche per l’internazionalizzazione ad un sistema organico di interventi per il rilancio dell’economia;
  • aumentare la capacità del Lazio di attrarre e valorizzare i talenti, il capitale umano e le risorse finanziarie esterne.

Per far questo, la Giunta ha deciso di stanziare 50 milioni di euro in cinque anni tra risorse regionali e fondi europei, di cui 11,4 milioni per il programma di interventi 2014.

Dei 7,6 milioni disponibili, la maggior parte andrà a un bando da 5 milioni finalizzato a sostenere i processi di internazionalizzazione delle piccole e medie imprese del Lazio in forma aggregata, con l’obiettivo di favorire la partecipazione delle PMI, rappresentative dei principali comparti e settori regionali, a iniziative comuni di internazionalizzazione che prevedano attività promozionali, fieristiche, di cooperazione commerciale e industriale e di sostegno alla qualità dell’export laziale.

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Il secondo bando prevede invece 2,2 milioni di euro per una manifestazione di interesse rivolta al sistema camerale e alle associazioni di categoria per coinvolgere le imprese in percorsi di internazionalizzazione e promuovere il sistema produttivo regionale, con l’obiettivo di rafforzare l’internazionalizzazione dei comparti produttivi del territorio regionale attraverso azioni che favoriscano processi di aggregazione e di cooperazione, rafforzino le competenze organizzative e di marketing delle imprese laziali, accompagnino le imprese regionali nei percorsi di identificazione dei mercati e di qualificazione dell’offerta. Ci sono poi 200mila euro per sostenere, insieme a Fiera di Roma, il primo Vino Forum Trade del Lazio che si terrà dal 12 al 14 novembre, come occasione per far incontrare  produttori e distributori; e altrettanti fondi per attivare il primo master in Formazione di export manager in convenzione con l’Ice.

 

“Spesso in Italia” ha affermato il presidente dell’ agenzia che promuove all’estero le imprese del nostro Paese “la formazione è stata considerata solo un modo per assegnare dei fondi a un docente”. Stavolta invece si tratta di un programma “serio e intelligente, dove ogni euro dei contribuenti viene investito”. Monti la definisce una “grande opportunità”, non soltanto per risolvere il problema, tipicamente italiano, di mancanza di personale qualificato, ma soprattutto per avviare con le aziende un percorso “di non ritorno, perché una volta avviato l’export si può solo andare avanti e incrementarlo”.

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