Pari opportunità

Il Vaticano rafforza la presenza delle donne. Il CSM non tanto

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cupola-romaPapa Francesco decide di rafforzare notevolmente la presenza delle donne nella Commissione teologica internazionale; il Consiglio Superiore della Magistratura invece nomina solo quattro donne. Tempi postmoderni

Le donne rappresentano ben più della metà della popolazione mondiale e dovrebbero partecipare attivamente a tutti i settori della società, dalla religione alla politica alla cultura all’economia alla giustizia. Qualcosa finalmente sembra muoversi ma sempre con grande lentezza. Da ammirare soprattutto ciò che sta facendo il Vaticano sotto la guida del nuovo ispirato Papa Francesco, molto amato dai cattolici e non solo da questi. Un esempio del cambiamento che sta portando nel mondo teologico è dato anche dalla decisione di aumentare la presenza delle donne nel prestigioso organismo internazionale per valorizzare l’apporto delle teologhe, segno del “sempre più qualificato impegno delle donne nell’ambito delle scienze teologiche”.

Con le nuove nomine, la “quota rosa” nella Commissione – che opererà fino al 2019, quando compirà 50 anni di vita – supera il 16%, mentre in passato vantava solo due teologhe (suor Sara Butler, statunitense, e la professoressa Barbara Hallensleben, svizzera di origine tedesca). Papa Francesco ha invece nominato altre cinque teologhe – due religiose e tre laiche. Si tratta di suor Prudence Allen, Statunitense e suor Alenka Arko, slovena, per quanto riguarda le religiose, e della professoressa Moira Mary Mcqueen, insegnante britannica e canadese, della professoressa Tracey Rowland, australiana, e della professoressa Marianne Schlosser, insegnante in Austria ma di nazionalità tedesca, per quanto riguarda le laiche.

E così, mentre un organismo religioso (organismi che storicamente mettevano in disparte le donne) si apre alla femminilizzazione, uno laico lo fa, in proporzione, molto meno. Stiamo parlando del CSM, che in questi giorni ha eletto i propri esponenti, completandoli con le otto nomine “laiche” da parte del Parlamento.
A ben 54 giorni dalla sua scadenza naturale (il 31 luglio 2014) sono pertanto arrivati tutti i nominativi e ora il Consiglio Superiore della Magistratura è completo, ma sono – tanto per cambiare e nonostante gli appelli giunti da ogni parte della società – soltanto 4 le donne che lo compongono.
A comporlo ci sono in tutto 16 togati, 10 giudici di merito, 4 PM e 2 giudici di cassazione oltre agli 8 membri di nomina politica detti “laici” perché esterni all’ambiente dei giudici ed interni ai partiti politici.

I rappresentanti dell’autogoverno della magistratura dunque sono sempre ad alto tasso maschile, seppur con una leggero aumento della presenza femminile: nello scorso CSM erano solo due le donne, ora sono quattro; ed esattamente: la togata Maria Rosa San Giorgio (in rappresentanza dei giudici di legittimità) e le tre laiche Teresa Bene (PD), Elisabetta Casellati (FI) e Paola Balducci (SEL). (D.M.)

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