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La qualità del Cibo italiano, protagonista di Expo

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Cibus è Italia, il padiglione per entrare nella storia e nelle tradizioni del modello alimentare nostrano

di Cristina Mazzani

Definitivamente stabilito il nome del Padiglione corporate di Federalimentare e Fiere di Parma a Expo: si chiamerà “Cibus è Italia”. L’obiettivo con cui è stato progettato è mostrare al mondo la qualità del modello alimentare italiano e proporlo come soluzione per nutrire il Pianeta e valorizzare la produzione agricola mondiale.

Federalimentare, che rappresenta oltre 58mila imprese agroindustriali, 385mila addetti diretti e altri 850mila impiegati nella produzione agricola, e Fiere di Parma colgono così l’occasione, come si vedrà qui di seguito, di far entrare i visitatori di Expo dentro la storia, la tradizione, la qualità e il saper fare delle aree tematiche dell’alimentare italiano.
Tutto questo e molto di più è stato raccontato in occasione del convegno dal titolo “Le idee di Expo” che si è tenuto a Milano, presso l’Hangar Bicocca, sabato 7 febbraio, cui hanno partecipato il Presidente del Consiglio, numerosi Ministri dell’attuale Governo e tanti rappresentanti degli oltre 140 Paesi partecipanti, oltre ai responsabili dell’organizzazione dell’Esposizione universale. Un convegno imperniato sulla volontà di rilancio dell’economia del Paese e sull’auspicio che ciascuno contribuisca a valorizzare le propria area di competenza.
E questo vale in particolar modo per un settore prezioso come quello dell’industria alimentare italiana.

“Secondo le elaborazioni del Centro Studi Federalimentare” ha sottolineato Luigi Scordamaglia, presidente di Federalimentare “su circa 1,2 miliardi di persone che ogni anno comprano in tutto il mondo un prodotto o una bevanda Made in Italy, ben 720 milioni sono consumatori non episodici e già fidelizzati. Se oggi c’è un’enorme domanda di food italiano da ogni parte del pianeta è merito della nostra industria alimentare, che ha fatto conoscere al mondo proposte dei nostri territori che altrimenti sarebbero rimaste relegate a livello di nicchia. Vendendo all’estero i suoi prodotti, l’industria esporta anche il know how di un modello alimentare unico e vincente per qualità, sicurezza e sostenibilità, fondato sulla valorizzazione della produzione agricola, sulla tradizione e sul legame con il territorio, dato che acquistiamo e lavoriamo il 72% delle materie prime prodotte dall’agricoltura italiana.
presentazione“Tra il 2007 e il 2014 il settore agroalimentare ha perso soltanto 3 punti percentuali di produzione, contro i 24 punto del manifatturiero nel suo complesso. Ha incrementato l’export di 48 punti, contro i 9 delle esportazioni totali; inoltre, ha tenuto dal punto di vista dell’occupazione, evidenziando anche sotto l’aspetto sociale la sua forza stabilizzatrice e anticiclica.
“Guardando al futuro, vogliamo spingere l’export agroalimentare sino a 50 miliardi di euro entro la fine del decennio. Garantiremmo così un aumento degli addetti diretti e indiretti di circa 100mila unità. Un obiettivo ambizioso, ma raggiungibile grazie al coordinamento delle istituzioni competenti nell’impiego delle risorse e nel contrastare i principali ostacoli alla competitività del settore: contraffazione, barriere tariffarie e non, campagne aggressive verso il nostro modello alimentare mediterraneo”.

Le elaborazioni Federalimentari su dati Istat rilevati nel periodo compreso tra gennaio e ottobre dell’anno scorso, indicano il settore Vini-Mosti-Aceto come il principale per fatturato ricavato dall’esportazione con circa 4,5 miliardi di euro generati, che rappresentano il 20,1% del totale export (pari a quasi 22,5 miliardi); seguono il comparto dolciario che ha generato quasi 2,8 miliardi di euro, subito seguito dal lattiero caseario (9,3% sul dato globale) e dalla pasta (8,3%).

Il principale Paese di sbocco dei nostri prodotti è in valore assoluto la Germania (che compera per un valore che va oltre i 3,5 miliardi di euro), in seconda posizione si colloca la Francia (con 2,6 miliardi) e poi gli Stati Uniti (2,4 miliardi) e il Regno Unito (2,1 miliardi). Tutti Paesi che hanno visto aumentare l’importazione di prodotti dell’industria alimentare italiana rispetto allo stesso periodo di rilevazione del 2013; fa eccezione la Germania rimasta assestata sui valori dell’anno scorso.
D’altra parte, si nota un grande incremento dell’export verso i Paesi asiatici quali Taiwan e Corea del Sud, che pur partendo da volumi abbastanza bassi, si può immaginare che aprano prospettive per il futuro. Del resto al momento, più della metà della nostra esportazione è diretta negli Stati dell’Unione Europea, quindi, c’è indubbiamente ampio margine di crescita!

Il padiglione, cuore di tante iniziative

padiglione“Il segreto del modello alimentare italiano” ha affermato Gian Domenico Auricchio, presidente di Fiere di Parma, illustrando la filosofia che ha dato vita al progetto ‘Cibus è Italia’ “è rintracciabile nella lunga storia dei produttori, nelle loro tradizioni, nella capacità di scegliere le materie prime e di lavorarle. Quindi la storia delle aziende alimentari è il miglior manifesto di questa expertise unica, che intendiamo condividere con il pianeta”.
Il progetto, pensato per contribuire alla manifestazione in termini di promozione alimentare, sostenibilità ambientale e sviluppo sociale, non prevede attività di vendita rivolta al pubblico, ma si fonda su un percorso di Edutainment.

Il padiglione si estenderà complessivamente per 5mila metri quadri, per due piani d’esposizione e una terrazza, attrezzata con cucina a vista, pensata come lounge per i business meeting degli espositori e come spazio per eventi e serate organizzati dalle aziende di Federalimentare e riservato a un pubblico professionale. Invece, all’esterno, dislocati sull’area perimetrale, sono previsti punti di degustazione.
In questo grande spazio saranno presenti 400 aziende, in rappresentanza di mille marchi del food Made in Italy, che racconteranno qualità e know how che danno vita ai prodotti agroalimentari del nostro Paese.
In particolare, l’ampio settore del food&drink sarà suddiviso in 12 filiere: Latte e Formaggi, Riso, Pasta, Dolci & Snack, Filiera della carne bovina, Vegetali, Carni Suine e Salumi, Filiera Avicola, Olio, Aceti e condimenti, Bere italiano, Nutriceutica. Tre le aree tematiche: Territori, Tecnologie sostenibili, Marca & gusto.

A oggi (primi di febbraio) gli organizzatori hanno ricevuto richieste per il 130% della disponibilità e domande continuano ad arrivare…
Il grande valore aggiunto del Progetto Cibus a Expo è il programma di incoming di operatori commerciali esteri che si sta realizzando in collaborazione con l’Agenzia ICE e che, come si vedrà, estendono Expo a tutto il territorio.

Nei 6 mesi dell’Esposizione saranno invitate oltre mille figure di alto livello (buyer, responsabili acquisti, retailer eccetera) da 35 Paesi, raggruppati in 50 delegazioni. A queste sarà rivolto un programma che combina la visita al padiglione con spostamenti sul territorio per entrare in stretto contatto con gli impianti produttivi aziendali.
Si è infatti pensato a un soggiorno di 5 giornate, le prime due dedicate all’Expo, per il resto le delegazioni saranno divise in gruppi più piccoli a seconda dei diversi interessi merceologici, che visiteranno gli impianti principalmente delle aziende aderenti al padiglione corporate, ma il percorso potrà essere allargato ad altre aziende a seconda dell’eventuale coinvolgimento di partner locali.

Nelle immagini i rendering del Padiglione di Federalimentare “Cibus è Italia”.

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