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Jobs Act: imprese e consulenti allo sbando

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La denuncia arriva dalla Fondazione Studi Consulenti del Lavoro, che fa notare come le imprese siano in difficoltà per la mancanza di istruzioni d’uso relative ai primi adempimenti del piano di riforma del diritto del lavoro, completato oltre un mese fa

A mettere a dura prova le aziende è soprattutto il decreto sul riordino degli ammortizzatori sociali, che ha introdotto alcune novità difficili da interpretare senza le corrette indicazioni. I datori di lavoro sono, infatti, alle prese con la presentazione delle istanze per consentire ai lavoratori beneficiari dei trattamenti di non subire alcuna penalizzazione, ma soprattutto per non ricorrere all’extrema ratio del licenziamento.

Dopo il varo del Jobs Act le aziende si trovano dunque ancora in difficoltà per via della mancanza di istruzioni operative del Decreto legislativo sul riordino degli ammortizzatori sociali.

Con le aziende ovviamente sono in difficoltà anche tutti gli operatori del settore, come i consulenti che devono ora fare i conti con i primi adempimenti operativi, senza sapere come fare.

Il Presidente della Fondazione Studi Consulenti del Lavoro, Rosario De Luca, spiega: “nell’attesa che l’Inps emani le proprie circolari, ad oltre un mese dal 24 settembre – data di entrata in vigore degli ultimi 4 decreti previsti ancora dalla legge delega di fine 2014 – ormai l’urgenza è conclamata. Le imprese edili e lapidee del settore artigiano si stanno infatti ancora chiedendo (e la domanda non è per nulla pleonastica) se l’anzianità di effettivo lavoro di 90 giorni del lavoratore è requisito essenziale per il trattamento ordinario di cassa integrazione salariale per eventi oggettivamente non evitabili – intemperie stagionali ad esempio – attestato che la norma, all’art. 1 c. 2, evidenzi che non è richiesto solo nel settore industriale”. 

Il tenore letterale della norma comporta un diverso trattamento, a parità di situazione, per i lavoratori dipendenti del settore artigianale, per i quali occorre un ulteriore requisito, non richiesto nella previgente disposizione normativa, per l’accesso alla prestazione di sostegno rispetto invece ai dipendenti del settore industriale.

“Per la verità gli ostacoli non sono tutti qui” prosegue De Luca: “è da rilevarsi anche come non si sia chiarito, per il trattamento ordinario, se un nuovo evento, richiesto dopo il  24 settembre, rientri nel computo del ‘vecchio’ o del ‘nuovo’ limite delle 52 settimane di intervento nel biennio. Stante l’antico brocardo latino tempus regit actum, essendo stata abrogata la vecchia disciplina e non essendo stato previsto un periodo transitorio, si potrebbe ritenere anche che dalla data di entrata in vigore del d.lgs. n.148/2015 ricominci a decorrere un nuovo contatore delle settimane di CIGO. A proposito del criterio di computo delle settimane, ancora non vi è stato alcun chiarimento da parte dell’INPS, come avvenne nel 2009 per determinare se la settimana integrabile sia computabile a giorni. Anche in questo caso, se non si ritenesse applicabile alla novella normativa, la previgente interpretazione, saremmo in un’evidente condizione peggiorativa che porterebbe ad un’ulteriore stretta sull’utilizzo di uno degli ammortizzatori sociali che più è stato utilizzato in questi anni di crisi. In conclusione, visto quanto sopra evidenziato, è ora necessario e urgente l’intervento della prassi amministrativa che, forse, potrà tentare di semplificare quantomeno le procedure operative al fine di non aggravare, visto anche la contrazione dei tempi di presentazione dell’istanza sia per l’ordinaria che per la straordinaria, i già consistenti costi sostenuti dalle imprese per l’utilizzo degli ammortizzatori sociali”.   

 

Insomma, al di là dei tecnicismi, il punto è che il 24 settembre sono stati emanati i decreti legislativi che affrontano la tematica della semplificazione nella gestione dei rapporti di lavoro e il riordino degli ammortizzatori sociali.  Ma, per quanto riguarda il riordino degli ammortizzatori sociali, sono state introdotte alcune novità operative che stanno mettendo a dura prova le imprese le quali, districandosi nel tortuoso percorso ad ostacoli della norma, sono alla prese con la presentazione delle istanze per consentire ai lavoratori beneficiari dei trattamenti in parola, di non subire alcuna penalizzazione ma soprattutto per non ricorrere al licenziamento.

E come al solito ci troviamo costretti a ricorrere alla frase “alla faccia della semplificazione!”. 

(D.M.)

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