Sono vere e proprie manager della gastronomia tipica le donne che aderiscono all’Associazione Nazionale Cuoche a Domicilio, un vivaio di creatività e sapienza culinaria che in tutta Italia diffonde la cultura delle ricette della tradizione. Cene spettacolo, banchetti in stile rinascimentale, lezioni di cucina e filosofia zen: un lavoro che si fa con le mani e con molta testa
Non basta saper cucinare per diventare una cuoca a domicilio. O meglio, non è l’unico e principale requisito per chi desidera entrare a far parte dell’Associazione Nazionale Cuoche a Domicilio. Occorre infatti un’approfondita conoscenza della cultura gastronomica del proprio territorio, e dal momento che una pietanza può diventare patrimonio dell’umanità per via delle sue infinite relazioni con la storia, la lingua, la geografia e la religione, si potrebbe concludere che una laurea in antropologia possa diventare un efficace viatico per chi aspira a questo tipo di attività.
Perché la cucina, quella legata alle tradizioni locali, è soprattutto cultura: e l’obiettivo dell’Associazione è proprio quello di riscoprire, conservare e trasmettere il tesoro di ricette del nostro passato prossimo e remoto attraverso l’intervento di cuoche a domicilio specializzate.
L’Associazione nasce nel 2011 ad opera di Maria Elena Curzio, appassionata di cucina tradizionale, la cui aspirazione sin dall’inizio è stata quella di indirizzare il gusto delle persone trasformando un semplice pasto in un evento in cui il cibo viene presentato e raccontato.
“La cuoca a domicilio spesso viene confusa con una persona che porta pasti pronti, o che semplicemente cucina a casa del cliente” spiega Maria Elena Curzio, “quando la nostra è una professione specifica, che deriva dall’attività dei monsù, i cuochi francesi che nel 1800 sovrintendevano le cucine nobiliari in Sicilia, e che una volta decaduta l’aristocrazia hanno lasciato la loro eredità culturale alle grandi dame che organizzavano prestigiosi pranzi in cui si servivano portate tradizionali ma anche innovative”.
Ecco perché una Cuoca a Domicilio deve essere in grado non soltanto di preparare un piatto appartenente alla gastronomia locale, naturalmente con ingredienti stagionali e a km zero, ma deve anche saper guidare i suoi utenti ad una degustazione consapevole e quindi più soddisfacente, intrattenendo con aneddoti, leggende, racconti della cultura territoriale. Un pranzo od una cena diventano così uno spettacolo, un evento da ricordare in cui ciò che arriva in tavola si carica di significato e può stimolare il pubblico ad approfondire la conoscenza della cucina tipica e dei suoi prodotti di base.
“Si possono narrare storie legate a famiglie nobili o contadine associate ad una pietanza o ad un alimento” dichiara Maria Elena Curzio, “ci si può soffermare sui metodi di lavorazione (l’impasto del pane, la setacciatura della ricotta per i cannoli siciliani…), e si possono dare consigli circa la reperibilità dei prodotti dell’enogastronomia locale. Collaboriamo per questo con molte piccole aziende di prodotti tipici che in questo modo riescono ad ottenere visibilità”.
Per essere annoverate nell’albo delle Cuoche a Domicilio è principalmente necessario conseguire il certificato HACCP, rilasciato dalla Confcommercio territoriale a seguito della frequentazione del relativo corso di formazione, che attesta la conoscenza delle leggi in materia di igiene alimentare: non dimentichiamo che oltre a dover cucinare, le cuoche devono anche conservare e trasportare alimenti e bevande.
Da quest’anno è obbligatorio seguire il corso organizzato dalla stessa Associazione, per selezionare donne fortemente motivate che conoscano o abbiano voglia di imparare tutti i segreti della cultura culinaria di appartenenza, e che siano capaci di comunicare in modo efficace il valore della tradizione. E l’Associazione guarda oltre i confini peninsulari: tra le socie compare infatti una signora di Torino, originaria del Madagascar, che propone piatti della cucina tradizionale italiana creativamente influenzati dalle spezie che vengono da lontano, o che potrebbe spiegare perché e come un ingrediente come il cous cous sia stato adottato dagli chef di tutta Italia.
“Questa attività può rappresentare un’opportunità di impiego per le donne che sognavano di aprire un ristorante ma che non disponevano di mezzi sufficienti” dichiara la Presidente dell’Associazione “donne che vogliono reinserirsi nel mondo del lavoro, o ragazze in cerca di prima occupazione. Rispettando le esigenze familiari: non ci sono infatti vincoli di tempo, ogni socia gestisce autonomamente la propria tabella di marcia”.
E l’ingaggio avviene in modo semplice e razionale: sul sito dell’associazione www.assocuoche.it si trova l’elenco delle socie, dislocate su tutto il territorio italiano, che possono essere contattate al loro personale recapito. A quel punto si fissa un incontro preliminare in cui cuoca e padrona di casa decidono insieme il menù, valutando sempre eventuali intolleranze alimentari. È anche il momento in cui la cuoca a domicilio spiega al cliente quali saranno le sue precise mansioni: allestire la tavola e predisporre eventuali gadget a tema per gli ospiti, cucinare, servire e intrattenere, lavare e riporre la strumentazione da cucina utilizzata. Si possono organizzare pasti anche per due persone, fino ad un massimo di 50: il costo minimo si aggira intorno ai 25 euro a coperto.
A richiedere il servizio delle cuoche a domicilio sono molte case private, ma anche aziende che predispongono eventi mirati, all’interno della loro sede o nell’ambito di manifestazioni nazionali o regionali in cui si inserisce il tema della cucina tipica: in queste occasioni le socie sono chiamate a tenere corsi di gastronomia tradizionale o allestire degustazioni guidate. E un ruolo è giocato anche dai tour operator, che insieme alle cuoche a domicilio organizzano nelle case vacanze o nei villaggi turistici cene spettacolo per i turisti italiani e stranieri. Anche i giovani e i bambini sono coinvolti nell’attività delle cuoche a domicilio, attraverso incontri di approccio al cibo con manipolazione e preparazione di piatti tipici.