Secondo le stime dell’associazione, nei Comuni più colpiti il crollo del Pil potrebbe raggiungere il 47%
Sono circa 2mila le famiglie esposte al rischio di povertà a seguito del sisma che lo scorso 24 agosto ha colpito l’Italia centrale. La stima arriva dalla Confesercenti, secondo cui per le provincie di Rieti, Ascoli Piceno e Perugia si profila un crollo del Pil che potrebbe toccare anche il -47 per cento, con evidenti conseguenze sullo sviluppo economico a lungo termine.
I 16 Comuni del cratere sismico raccolgono quasi 24,5 mila abitanti e oltre 11mila famiglie. Le attività produttive riguardano oltre 3.600 unità locali di imprese e 4.900 addetti. Nei tre Comuni più colpiti risiedono 4.500 persone, 2.200 famiglie e operano 670 unità locali, dando lavoro a 813 persone. Nell’area del cratere il 34,3 per cento delle imprese opera nell’agricoltura, il 29,7 per cento nel commercio e nel turismo; quote analoghe si rilevano per i tre Comuni più colpiti, dove l’agricoltura arriva al 38,4 per cento, commercio e turismo al 27,8.
Per valutare in concreto l’impatto del sisma sull’economia locale, l’associazione datoriale si focalizza sui dati del Pil, ovvero del valore aggiunto prodotto nei vari settori ed espresso in termini di pro capite. L’area del cratere presentava già nel 2015 un valore aggiunto per abitante di 15,1 mila euro, inferiore del 37,5 per cento rispetto alla media nazionale di 24,2 mila euro, dato che scende a 13,9 per cento per i tre Comuni devastati dal sisma (con un gap rispetto alla media del Paese del 42,5 per cento): segnale che i territori colpiti partono già da una condizione di ritardo rispetto al resto del Paese.
Secondo l’analisi della Confesercenti, la spesa turistica – vero motore dell’economia locale – subirà un tracollo collegato non solo alle presenze in strutture ricettive, ma anche di proprietari di seconda casa. L’impatto negativo evidenziato si propagherà probabilmente per un tempo di almeno 3-5 anni, con il rischio di indebolire ancora di più il tessuto economico locale.