L’indagine di Cna Marche Impresa Donna sulle imprese femminili nelle Marche tra il 2010 e il 2016. E, in esclusiva per Donna in Affari, la riflessione di Elisabetta Grilli: si avverte un arretramento della cultura al femminile
Tra il 2010 e il 2016 nelle Marche le imprese femminili in più sono 7.937. Sei anni fa erano 27.554. Alla fine dello scorso anno le donne ai vertici delle aziende della regione erano diventate 35.491 pari al 23,5% del totale. Meno positivi i dati dell’ultimo anno che ha visto anche le imprenditrici pagare il conto alla crisi. Tra il 2015 e il 2016 le imprese femminili delle Marche sono passate da 35.862 a 35.491 (-371). Un dato in controtendenza rispetto a quello nazionale. In Italia le imprese sono cresciute dello 0,5%.
“Le nuove imprese femminili” afferma Emilia Esposito presidente di Cna Impresa Donna “sono cresciute soprattutto nel mondo digitale e tra le startup innovative. Inoltre l’universo delle imprese femminili ha vissuto in questi sei anni un processo di terziarizzazione con un forte incremento di aziende guidate da donne nei servizi ed una sostanziale stazionarietà nei comparti manifatturieri. Le capacità impenditoriali delle donne si sono fatte valere soprattutto nel turismo, nei servizi sociali, nella cultura e nell’enogastronomia.”
Le donne imprenditrici sono anche giovani. Quindici imprese su cento sono infatti guidate da under 35. E sono quelle più dinamiche e innovative.
Per quanto riguarda i settori, un’impresa marchigiana su quattro, tra quelle a guida femminile, si occupa di commercio all’ingrosso o al dettaglio mentre il 23% è attivo in agricoltura, silvicultura e pesca. Dodici imprenditrici su cento guidano aziende manifatturiere, soprattutto nella moda ma anche nella meccanica, nell’alimentare e nel mobile.
Sul territorio regionale il maggior numero di imprese femminili si ha nella provincia di Ancona (9.750).
Da Cna Impresa Donna Provinciale, la riflessione di Elisabetta Grilli in esclusiva per Donna in Affari:
“Si avverte un arretramento della cultura al femminile in generale. In effetti, per la prima volta in tanti anni, i dati ci danno una leggera flessione delle imprese in rosa, specialmente nella provincia di Ancona, però il risultato femminile è più positivo rispetto alla flessione maschile, per cui le imprese guidate da donne mantengono una forte tenuta. Quello che è cambiato, negli anni è l’approccio culturale. Mentre prima si poneva attenzione su aspetti più tecnici, come ad esempio l’accesso al credito, adesso sta tornando molto l’accento sulla conciliazione. Si sottolineano di più le esigenze delle donne più giovani ma anche delle nonne ancora in attività, magari proprio a capo di un’impresa che hanno necessità di gestire il rapporto lavoro-famiglia. Indipendentemente dall’età delle donne imprenditrici, si torna a parlare di servizi per l’infanzia e per la cura degli anziani. Insomma, ho notato la rivalutazione di tematiche di circa un decennio fa. Un fattore di continuità con gli anni precedenti – conclude Grilli – è la ricerca di formazione per le donne. Come affrontare i tecnicismi della professione e come destreggiarsi con la componente maschile del mercato e affermare la propra leadership femminile.”