Lavoro Normative

Regime forfetario: con le ultime modifiche addio per 10.000 lavoratori autonomi

Rinunciare a continuare a lavorare grazie alle politiche del lavoro? Sembra proprio che sia quello che sta per succedere a 10.000 lavoratori autonomi secondo l’Osservatorio statistico dei Consulenti del lavoro

Effetto boomerang si potrebbe chiamare quello delle modifiche alla flat tax dei lavoratori autonomi contenute nella manovra di bilancio. Infatti sembra che, dopo un’apparente percorso in avanti, i lavoratori autonomi siano costretti a rinunciare alla propria attività in quanto non più conveniente a causa del cambio di tassazione introdotto basandosi su criteri retroattivi. Parliamo, secondo lo studio portato avanti dall’Osservatorio statistico dei Consulenti del lavoro e dal Dipartimento Economia e fiscalità Consiglio nazionale dell’Ordine dei Consulenti del lavoro, del coinvolgimento di ben 10.000 lavoratori autonomi.

Nel 2020, per effetto delle modifiche alla flat tax degli autonomi contenute nella manovra di bilancio, i 10 mila lavoratori che hanno aperto la partita Iva nel 2019, ma che avevano ancora contemporaneamente un reddito da lavoro dipendente o assimilato, neo iscritti al regime forfetario, dovranno rinunciare all’attività autonoma. La legge di bilancio per il 2020 prevede, infatti, l’introduzione di nuovi requisiti di accesso al regime forfetario, “da possedere l’anno precedente all’applicazione del regime”. Tra questi, il non aver percepito redditi di lavoro dipendente e redditi assimilati a quelli di lavoro dipendente (di cui rispettivamente agli articoli 49 e 50 del TUIR) eccedenti l’importo di 30 mila euro. Tale condizione sembra, in particolare, svantaggiare i titolati di partita Iva con un’età compresa tra i 51 e i 65 anni (4.084 abbandoni) e i pensionati over 65 (3.527). Vediamo come.

L’abrogazione dei commi dal 17 al 22 dell’articolo 1 della legge 30 dicembre 2018, n. 145, elimina il regime della c.d. flat tax al 20% per le persone fisiche esercenti attività d’impresa, arti o professioni, che nel periodo d’imposta precedente a quello per il quale è presentata la dichiarazione hanno conseguito ricavi o percepito compensi compresi tra 65.001 euro e 100.000 euro ragguagliati ad anno. Tale regime sarebbe dovuto entrare in vigore dal 1° gennaio 2020.

La predetta abrogazione comporta, secondo la Commissione per le spese fiscali del Ministero dell’Economia e delle Finanze, un risparmio di circa 2 miliardi di euro nei prossimi tre anni.  Sempre secondo la commissione del MEF, il regime forfetario per chi percepisce compensi e ricavi fino a 65 mila euro dovrebbe interessare negli anni 2019-2021, 1.331.470 autonomi con partita iva, per una spesa di 4,416 miliardi in tre anni. L’osservatorio Statistico stima che a fine 2019 le partite Iva interessate saranno 554.902.

La legge di bilancio per il 2020 prevede l’introduzione dei seguenti nuovi requisiti di accesso al regime forfetario, da possedere l’anno precedente all’applicazione del regime:

– aver sostenuto spese per un ammontare complessivamente non superiore ad euro 20.000 lordi per lavoro accessorio, per lavoratori dipendenti, collaboratori, di cui all’articolo 50, comma 1, lettere c) e c-bis), TUIR, comprese le somme erogate sotto forma di utili da partecipazione agli associati di cui all’articolo 53, comma 2, lettera c), e le spese per prestazioni di lavoro di cui all’articolo 60 del TUIR;

– non aver percepito redditi di lavoro dipendente e redditi assimilati a quelli dì lavoro dipendente, di cui rispettivamente agli articoli 49 e 50 del TUIR, eccedenti l’importo di 30.000 euro. Si precisa che la verifica dì tale soglia è irrilevante se il rapporto di lavoro è cessato.

Lo studio “Regime forfetario: i dati 2019 e la proiezione sul 2020” elaborato dall’Osservatorio statistico dei Consulenti del lavoro analizza i dati delle aperture delle partite Iva avvenute durante i primi 9 mesi del 2019 ed effettua una stima dei soggetti che quest’anno saranno costretti ad abbandonare il forfetario per via delle nuove restrizioni introdotte dalla legge di bilancio: stima che a dicembre 2019 si conterebbero 269.569 nuove iscrizioni in regime forfetario, oltre i due terzi (67,5%) del totale delle nuove iscrizioni 2019 (399.584). Il dato 2019 mostra un incremento di circa 40 mila soggetti (+11%) rispetto al 2018.

Analizzando nel dettaglio le variazioni per classi di età, sono i soggetti con oltre 65 anni (+25,8% rispetto al 2018) e i lavoratori adulti (+19,7%) a trainare l’aumento annuale.

Osservando l’andamento per settore economico, si registrano aumenti consistenti nel settore dei servizi medico-sanitari (+274%) e fra le attività professionali, scientifiche e tecniche (+48%).

Guardando la convenienza del nuovo regime forfetario (+ 40.000), l’Osservatorio ha provato a valutare quanto di questo incremento dipenda dalla condizione di favore dovuta all’assenza della soglia, recentemente introdotta dalla finanziaria 2020, che vincola l’applicabilità del nuovo regime ad un reddito da lavoro dipendente e assimilato di 30 mila euro. Dall’analisi risulta che 10 mila lavoratori con redditi da lavoro o da pensione non avranno più convenienza quest’anno a svolgere un’attività autonoma. In particolare, desisteranno dall’arrotondare la pensione circa 3.500 neo iscritti over 65 e dall’incrementare i propri guadagni circa 4.000 autonomi fra i 51 e 65 anni con redditi superiori ai 30 mila euro l’anno.

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