Dalle Regioni Sardegna

Impatto dei cambiamenti climatici sui territori italiani

Sardegna, Puglia, Lombardia e Veneto sono le regioni nelle cui aree si é misurato l’impatto dei cambiamenti climatici grazie al progetto europeo Life Master Adapt

Analizzate quattro aree pilota i cui enti locali sono stati coinvolti, per verificare l’impatto dei cambiamenti climatici su città e territori misurandone la vulnerabilità e la capacità di resilienza. Si tratta di uno dei primi esempi in Italia di valutazioni quantitative che combinano i diversi fattori di “sensibilità” dei territori a essere influenzati da eventi atmosferici straordinari con quelli di capacità adattiva.

Impatto dei cambiamenti climatici su 4 regioni italiane
Città metropolitana di Venezia, Comuni area Seveso (Nord di Milano), Città metropolitana di Cagliari e Rete metropolitana Nord Sardegna, Unione Comuni Nord Salento, grazie al progetto Life Master Adapt hanno potuto definire obiettivi e azioni di adattamento, attivare percorsi partecipativi, formare amministratori e sensibilizzare associazioni e cittadini sull’impatto dei cambiamenti climatici nei propri territori. E si tratta solo delle prime aree geografiche, poiché ora sono a disposizione di qualsiasi territorio strumenti, procedure codificate e linee guida del progetto.

Il progetto Master Adapt sull’impatto dei cambiamenti climatici
Dal Nord al Sud dell’Italia gli eventi atmosferici disastrosi ci pongono ormai di frequente di fronte al pesante impatto dei cambiamenti climatici facendo emergere le vulnerabilità di molti nostri territori. A supporto di Regioni, aree metropolitane ed enti locali, con l’obiettivo di accompagnarli nello sviluppo di metodologie, strumenti e misure di adattamento, è stato avviato Master Adapt (Main Streaming Experiences at Regional and local level for Adaptation to climate change), progetto europeo con capofila la Regione Sardegna finanziato dal programma LIFE e realizzato anche grazie al contributo di Fondazione Cariplo. Appena conclusosi, confermando il suo alto livello di replicabilità, offre oggi alle amministrazioni dell’intero Paese strumenti concreti messi a punto nel corso del progetto, tra cui le “Linee guida per le strategie regionali di adattamento ai cambiamenti climatici” riconosciute buona pratica dalla Conferenza delle Regioni e delle Province autonome e proposte al Ministero dell’Ambiente.

Impatto dei cambiamenti climatici e territori italiani coinvolti
Sardegna in primis, essendo capofila, ha dato il via a un’esperienza che potrà essere ripetuta in tutti gli altri territori italiani per definire le proprie strategie di adattamento al climate change. In particolare, della Sardegna sono stati coinvolti i seguenti territori: la Città metropolitana di Cagliari e la Rete Metropolitana del Nord Sardegna (Alghero, Porto Torres e Sassari); del Veneto è stata coinvolta la Città metropolitana di Venezia; della Lombardia un’aggregazione di otto Comuni a Nord di Milano (asta fluviale del Seveso) e della Puglia l’Unione dei Comuni del Nord Salento. Per un totale di 53 Comuni in territori differenti per dimensione, caratteristiche climatiche, geologiche e composizione morfologica nonché per sviluppo urbano e vocazioni socioeconomiche.

Obiettivo e partner del progetto sull’impatto dei cambiamenti climatici nei territori italiani
A portare il proprio contributo e supporto tecnico qualificati partner: Coordinamento Agende21 locali italiane, ISPRA-Istituto superiore per la Protezione e la Ricerca ambientale, FLA-Fondazione Lombardia per l’ambiente, Ambiente Italia, Università Iuav di Venezia e Università degli studi di Sassari. L’obiettivo complessivo del progetto è stato quello di condurre le aree pilota a un miglioramento globale del loro sistema di governance e all’integrazione dell’adattamento ai cambiamenti del clima negli strumenti “ordinari” di pianificazione e programmazione esistenti. Nello specifico, alcuni dei Comuni coinvolti hanno sottoscritto il Patto dei Sindaci per realizzare il PAESC, il Piano d’azione sostenibile per l’energia e il clima a cui sollecita l’Europa, numerosi altri sono stati accompagnati nella predisposizione dei Piani di adattamento locali, infine nel caso della Regione Sardegna si è giunti all’adozione di una Strategia regionale di adattamento.

La durata del progetto pilota
Tutti gli attori hanno lavorato insieme per quasi quattro anni, definendo un percorso verso l’adattamento. Sono state dapprima analizzate le vulnerabilità e si sono misurati tipologia e livello di rischi legati ai cambiamenti del clima (esondazioni e allagamenti urbani, siccità, ondate e isole di calore, incendi) e si sono valutate le capacità di reazione dei territori: attenzione delle politiche pubbliche, presenza di popolazione fragile (ad esempio anziani e bambini), risorse economiche da investire, configurazione geomorfologica.

I risultati del progetto
A partire dall’analisi dei maggiori fronti di rischio emersi, calcolati per i prossimi decenni, gli enti locali hanno definito i propri obiettivi di adattamento e messo in campo oltre 330 azioni locali finalizzate a raggiungerli: dall’utilizzo di nuove tecnologie per migliorare il monitoraggio climatico a soluzioni ecosistemiche (cioè basate sulla natura, come l’introduzione di nuovo verde per mitigare ondate di calore e alluvioni meteoriche), dal risparmio idrico e riutilizzo delle acque per diminuire i rischi siccità alla riduzione degli impatti ambientali delle attività agricole, fino ad azioni di permeabilità del suolo per favorirne il drenaggio.

Il coinvolgimento della popolazione
Per garantire il più efficace coinvolgimento dei principali attori locali strategici (amministrazioni, associazioni di categoria, associazioni ambientaliste, mondo accademico e società civile) ciascuna area pilota ha attivato un percorso partecipativo concretizzatosi in momenti di formazione per addetti ai lavori e amministratori locali, workshop e incontri pubblici di sensibilizzazione sul tema dell’adattamento ai cambiamenti climatici e sulla conoscenza delle strategie di gestione dei rischi. Il tutto collegato anche agli obiettivi internazionali di sostenibilità fissati dall’Agenda 2030 dell’Onu.

Potrebbe interessarti