Dalle Regioni Lombardia

Milano contro la violenza sulle donne

Donne con gli attributi? Milano contro la violenza sulle donne ha scelto il tema degli stereotipi e linguaggi che uccidono

Alcuni esponenti lombardi e della città di Milano contro la violenza sulle donne in occasione del 25 novembre, Giornata internazionale per l’eliminazione della violenza contro le donne istituita nel 1993 dall’Assemblea generale delle Nazioni Unite, hanno partecipato a un incontro trasmesso in diretta streaming sulla pagina social del Corriere della Sera in cui si è parlato di Stereotipi e linguaggi che uccidono, di donne e di diritti, di violenza e cultura, di parità e sensibilizzazione.

La Commissione Pari Opportunità e Diritti civili del Comune di Milano contro la violenza sulle donne
L’appuntamento rientra nel ciclo #oltreilmerito Ring delle Idee, format di incontri ideato da Elisa Greco e promosso dalla Presidenza della Commissione Pari Opportunità e Diritti Civili del Comune di Milano nell’ambito delle iniziative legate al 25 novembre. “Donne con gli attributi? Stereotipi e linguaggi che uccidono” è stato un susseguirsi di interventi autorevoli, veloci ed efficaci. Tra gli ospiti Diana De Marchi, presidente Commissione Pari Opportunità e diritti civili Consiglio comunale di Milano, Fabio Roia, presidente vicario del Tribunale di Milano, Maria Luisa Agnese, giornalista del Corriere della Sera 27ora, Laura Cossar, avvocato matrimonialista, Maurizio Ferrera, professore di Scienza politica presso l’Università degli Studi Milano, Paolo Giulini, criminologo clinico, presidente Coop.Soc. CIPM, Sabrina Scampini, giornalista Mediaset e autrice televisiva di Quarto Grado. Particolarmente incisiva la conclusione affidata a Andrée Ruth Shammah, regista e direttrice artistica del Teatro Franco Parenti.

Non oggi e non solo Milano contro la violenza sulle donne
Non solo oggi, ma ogni giorno è importante abbandonare gli stereotipi di genere e dare più contezza al ruolo delle donne nella società. Questa pandemia sta peggiorando la condizione delle donne ovunque. Durante il lockdown la figura della donna ha fatto un passo indietro rispetto all’uomo dal punto di vista culturale. C’è arrivata un’immagine della donna “antica”, in casa e sotto pressione tra il proseguimento del proprio lavoro in smart working, seguire i figli, spesso alle prese con la didattica a distanza e avere cura delle faccende domestiche. In alcune famiglie, per le donne quella casa da rifugio contro il virus è diventata prigione.

Il linguaggio sbagliato
È necessario definire una donna con gli attributi? Quante volte le donne si sentono definire “una donna con le palle”?  Davvero è proprio necessario definire una persona, e per di più una donna, utilizzando gli attributi maschili? A partire dal titolo dell’incontro, provocatorio quanto basta, si è cercato di snocciolare l’angusta e annosa questione di come una donna merita di essere trattata, nella vita e sul lavoro. Ciò che ha accomunato i vari interventi, seppur partendo da prospettive diverse, è il corretto uso del linguaggio che, oggi più che mai, è alla base della cultura della parità.

Vivere in una società maschilista
La nostra società è ancora fortemente maschilista. C’è bisogno di una responsabilità morale e culturale da parte sia degli uomini che delle donne, queste poco abituate a fare squadra – e questo è un male – perché la parità di genere si può ottenere solo se uomini e donne seguono insieme un percorso condiviso. Entrare nelle scuole con la formazione e progetti costruttivi affinché i giovani, i ragazzi specialmente crescano abituati al rispetto verso la donna e se stessi. Percorsi atti a supportare le ragazze, le donne a riconoscere il proprio valore.

La responsabilità del linguaggio
In questo, la stampa ha una grande responsabilità. I giornalisti e i comunicatori a volte sbagliano, ma è importante lavorarci su, perché come è emerso dall’incontro online curato da Elisa Greco, lo stereotipo è nella nostra cultura e va cambiato.

Anche l’Europa intera oltre Milano contro la violenza sulle donne
Il futuro è donna, oltre ogni stereotipo anche con uno sguardo verso l’Europa. Il Recovery Fund, i fondi europei per la Next Generation sono una importante opportunità per raggiungere traguardi paritari e inclusivi. Perché si potrà parlare di benessere sociale solo quando si potrà raggiungere la parità di genere. In questo periodo pandemico in cui il confinamento sociale mette ancora più in pericolo le donne vittime di soprusi, violenze e vessazioni (ad oggi sono 91 le donne uccise nel 2020), in un periodo in cui una donna deve lottare molto per ottenere il posto al potere che le spetta, smettendo di essere la vice di qualcuno, ciò che manca sono i luoghi della cultura. Il teatro, il cinema e i luoghi di crescita intellettuale e personale sarebbero determinanti per insegnare a cambiare i toni, oltre alle parole per rispettare le donne.

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