Conclusa la XII edizione del Giro delle Donne che fanno impresa con un evento sulle imprese femminili italiane dal titolo L’Italia che vogliamo è più donna
Sono oltre 1,3 milioni le imprese femminili italiane in base ai dati di Unioncamere, ancora poche per una ripresa economica nazionale inclusiva e paritaria.
Imprese femminili italiane al 2020
“L’Italia ha bisogno oggi delle donne, del loro protagonismo, che è già presente ma non sufficientemente riconosciuto. Le donne nelle imprese sono capaci di responsabilità sociale, di attenzione a temi importanti, come l’ambiente e lo sviluppo sostenibile”. Lo ha affermato la Ministra per le Pari Opportunità e la Famiglia Elena Bonetti in occasione della tappa conclusiva del “Giro d’Italia delle donne che fanno impresa 2020”, il road show virtuale organizzato da Unioncamere insieme alle Camere di commercio e ai Comitati per l’imprenditoria femminile. L’iniziativa, giunta alla dodicesima edizione, si è articolata in 10 tappe con l’obiettivo di informare le imprenditrici e offrire strumenti formativi alle donne che vorrebbero fare impresa.
“Dobbiamo mettere in campo politiche più incisive nell’ambito dell’imprenditoria femminile, che è uno dei temi strategici per il piano della ripartenza” ha proseguito la Ministra Elena Bonetti. “É vero che le imprese femminili hanno risentito maggiormente della crisi, perché sono imprese spesso più legate alle realtà territoriali, ma proprio per questo potranno diventare laboratori di sviluppo e di una nuova organizzazione delle comunità”.
La conclusione del Giro 2020 destinato alle imprese femminili italiane
All’appuntamento, che si è tenuto lo scorso 16 dicembre, sono intervenuti anche il presidente della Camera di commercio di Milano Monza Brianza Lodi, Carlo Sangalli, e il Sottosegretario del Ministero dello Sviluppo economico, Gian Paolo Manzella. “Le imprese guidate da donne sono molto spesso più socialmente responsabili, più attente alla sostenibilità ambientale e hanno grandi margini di crescita” ha dichiarato il presidente della Camera di commercio di Milano, Carlo Sangalli. “E questo è certamente un importante motore su cui puntare per uno sviluppo equilibrato e innovativo dei nostri territori, come ci indica anche l’Unione Europea con il Recovery Fund. Il periodo che stiamo vivendo richiede quindi che siano messe in campo tutte le migliori intelligenze. Non possiamo lasciare che una parte così rilevante e qualificante di energie continui a rimanere inespressa, dobbiamo invece impegnarci perché questo potenziale sia posto al centro della ripartenza del Paese”.
I dati sulle imprese femminili italiane relativi al terzo trimestre 2020
Secondo i dati relativi al terzo trimestre di quest’anno sono 1,3 milioni le imprese femminili italiane, pari al 22% del totale. Quasi 890 mila operano nel settore dei servizi (66,5% del totale femminili), oltre 151 mila in quello dell’industria (11,3%) e circa 208 mila nel settore primario (15,6%). Il 96,8% sono micro imprese con meno di 10 addetti (circa 1 milione e 293mila), 39 mila sono piccole imprese con 10-49 addetti (il 2,9%), mentre le medio-grandi imprese sono poco più di 3 mila, pari allo 0,3% del totale delle imprese femminili. Al Centro-Nord si trovano circa i due terzi dell’universo femminile dell’impresa (849 mila imprese, pari al 63,6%). Circa 487 mila (il 36,4%) hanno sede invece nel Mezzogiorno. Poco più del 10% delle imprese femminili sono guidate da donne di meno di 35 anni di età (150 mila, l’11,3%), e quasi altrettante da donne straniere (oltre 151 mila). Dopo anni in cui in ogni trimestre le imprese femminili segnavano crescite superiori alle imprese maschili, tra aprile e settembre questa maggiore velocità si è praticamente annullata, soprattutto per effetto di una caduta più marcata della nascita di nuove imprese nel secondo trimestre (-42,3% per le femminili contro il -35,2% delle maschili), che si è protratta anche nei tre mesi successivi (-4,8% contro +0,8% del terzo trimestre).
Le imprese femminili italiane e la crisi economico-sanitaria
Le imprese femminili italiane hanno reagito diversamente anche alla crisi che si è verificata in seguito alla pandemia. É quello che emerge dall’indagine realizzata da Unioncamere nel mese di ottobre su un campione di 2 mila imprese manifatturiere e di servizi. Infatti se il calo della domanda è l’elemento critico ricorrente sia tra le aziende maschili che femminili, le donne d’impresa sono però quelle che hanno maggiori problemi di liquidità (38% delle imprenditrici intervistate contro il 33% degli imprenditori) e di approvvigionamento delle forniture (30% contro 23%). Le imprenditrici lamentano poi maggiori difficoltà legate al calo dell’occupazione (23% contro 17%), più vincoli nell’accesso al credito (18% contro 15%) e problematiche di carattere tecnologico (16% a fronte del 12%). Il non semplice rapporto con il credito e i problemi di liquidità generati dall’emergenza sanitaria si riflettono sul maggior utilizzo, da parte delle imprenditrici, di tutte le misure di sostegno messe a disposizione in questi mesi.
Il commento del Sottosegretario Manzella
“L’imprenditoria femminile è uno dei temi di fronte al nostro Paese” ha affermato il Sottosegretario del Ministero dello Sviluppo Economico, Gian Piero Manzella. “Sono ancora troppo poche le donne che fanno impresa. Ed è una perdita per la nostra economia e per la nostra società: quantitativa e qualitativa. Abbiamo cominciato in legge di bilancio con un nuovo fondo. E continueremo con NextGenerationEU. Iniziative come il Giro d’Italia delle donne che fanno impresa”.
I dati sulle imprese femminili di Milano, Monza Brianza e Lodi
In occasione del convegno sono stati forniti anche i dai sull’imprenditoria femminile nel territorio di Milano, Monza Brianza e Lodi. In questo territorio sono attive 69.211 imprese femmibnili, che corrispondono al 18,1% del totale delle imprese attive (382.919). Un dato leggermente inferiore a quello italiano (22% del totale). In particolare l’imprenditoria femminile conta su 54.561 imprese a Milano (17,9% del totale), su 11.838 imprese a Monza (18,5%) e su 2.812 imprese a Lodi (19,5%). Di queste il 25% opera nel commercio all’ingrosso e al dettaglio, il 13% ad attività di servizi, il 10% ad attività immobiliari e il 9% alle attività professionali, scientifiche e tecniche. “Il supporto e l’attenzione allo sviluppo dell’imprenditoria femminile è un’iniezione di fiducia molto importante, un messaggio chiaro che l’inclusione è un valore etico ed economico”, ha detto la presidente del Comitato per la promozione dell’imprenditoria femminile costituito dalla Camera di commercio di Milano Monza Brianza Lodi, Marzia Maiorano, “Sono certa che le imprenditrici sono pronte a fare la loro parte in uno scenario economico difficile certo, ma non impossibile da far evolvere verso un futuro migliore”.