Diritti Lavoro

Intervista alla Ministra Fabiana Dadone

Digitalizzazione e smart working per la PA del futuro, la nostra intervista esclusiva alla Ministra Fabiana Dadone

La Ministra per la Pubblica Amministrazione, Fabiana Dadone, disegna la PA del futuro mettendo al centro il cittadino e le sue esigenze. Il suo impegno? Combattere gli stereotipi a colpi di risultati concreti: dalla digitalizzazione alla messa a regime del lavoro agile.

Intervista alla Ministra Fabiana Dadone

Il Coronavirus ha messo a regime una nuova modalità lavorativa, lo smart working, con il duplice obiettivo di tutelare la salute pubblica e al tempo stesso garantire l’erogazione dei servizi. Secondo gli ultimi provvedimenti emanati, il lavoro agile si applicherà fino al 31 gennaio 2021, che corrisponde al termine dello stato di emergenza nazionale. Che succederà dopo?
In realtà nel settore pubblico lo smart working ha una sua regolazione autonoma, per cui con i Pola (Piani organizzativi del lavoro agile) da gennaio prossimo prevediamo una quota di lavoratori agili di almeno il 60% della platea di quelli che sono impegnati in attività svolgibili da remoto. Dunque, stiamo già lavorando da mesi per il dopo pandemia e per il lavoro agile a regime, con uno strumento flessibile messo in mano alle amministrazioni e alla dirigenza. Siamo ancora in emergenza, ma il futuro che ci attende va plasmato e governato per avere una PA più orientata al risultato e alla centralità del cittadino, alle sue esigenze.

Lavorare nella Pubblica Amministrazione significa offrire un servizio a cittadini e imprese. Eppure, i dipendenti pubblici vengono spesso definiti “fannulloni”, “furbetti del cartellino” o ultimamente anche “furbetti del divano”. Com’è possibile combattere questo stereotipo?
È una sciocchezza generalizzare e nella banalità di questa affermazione mi sono resa conto di aver già stoppato una narrazione politica di comodo che ha permesso per molti anni di non affrontare il nocciolo dei problemi dell’amministrazione pubblica: arrivare al risultato, alla conclusione dell’istanza utile al cittadino. La PA offre servizi, autorizzazioni, controlli, certificazioni e se lo fa in maniera trasparente e celere, smorza sul nascere ogni critica. Il lavoro agile è uno strumento in più certamente utile alla dirigenza capace di affrontare il nocciolo dei problemi, l’innovazione tecnologica e l’interconnessione delle banche dati sono una rivoluzione imprescindibile. La boccata d’ossigeno delle assunzioni con nuove competenze tecniche e la riorganizzazione del lavoro ci faranno dimenticare i luoghi comuni in fretta.

Lo studioso e docente universitario John Medaille ha affermato: «Ci si aspetta che le donne lavorino come se non avessero figli e allevino figli come se non avessero lavoro». Il tema della conciliazione vita-lavoro è stato sempre affrontato come strumento per promuovere la partecipazione delle donne al mercato del lavoro; mentre con l’avvento del lavoro agile sembra essere stato esteso quale strumento per favorire il benessere sul luogo di lavoro. Nei prossimi mesi ci saranno novità in merito?
In realtà lo smart working per me nasce come mera modalità organizzativa del lavoro ed è finalizzato alla massima produttività che non significa sfruttamento, ma espletamento del lavoro nelle condizioni migliori. Le condizioni migliori per una donna con i figli saranno in ufficio se in casa avrà difficoltà, ma saranno in casa se i figli sono all’asilo. Qui non parliamo di lavorare da casa o in ufficio, ma di utilizzare diverse modalità di lavoro anche nella stessa giornata per vivere e lavorare meglio; più che giocare sulla leva legislativa di nuovi diritti io punterei l’attenzione su un cambio di mentalità strutturale capace di conciliare diverse esigenze.

La comunicazione pubblica si appresta ad una vera e propria svolta digitale. Lo scorso gennaio si è insediato un tavolo di confronto per la riforma della legge 150. Al centro del dibattito un nuovo modello organizzativo che punta alla trasparenza nella comunicazione e all’informazione digitale, integrando in un’unica redazione più figure professionali. Il tutto con un obiettivo fondamentale: la centralità del cittadino. Ministra, a che punto siamo?
Il tavolo ha prodotto un documento di indirizzo ed ora valuterò il veicolo legislativo da adottare. Si tratta di definire policy chiare per la comunicazione digitale e dare un giusto riconoscimento ai comunicatori senza per forza creare albi o nuove strutture. Nelle PA esistono diverse funzioni per i dipendenti, qui si tratta di circoscrivere la funzione di comunicatore e dare a questi soggetti diritti e doveri come ad esempio la possibilità di ambire alla direzione degli uffici.

Si sente spesso parlare di riforma della Pubblica Amministrazione, di semplificazione dei procedimenti amministrativi, di sburocratizzazione, di misure per l’innovazione, di servizi digitali. Come immagina la Pubblica Amministrazione del futuro? Quali le parole chiave che guideranno il cambiamento?
La quantità di servizi pubblici erogati in digitale sta aumentando esponenzialmente così come il numero di italiani in possesso, ad esempio, di Spid. È il momento di lavorare per accrescere il livello di informazione e consapevolezza dei cittadini che ancora fruiscono poco di questi servizi. La crisi ha spinto una rivoluzione che stiamo governando lucidamente; c’è ancora tanto lavoro da fare, ma la strada è segnata. La PA del futuro non può prescindere, voglio ribadirlo, da competenze e formazione continua, da digitalizzazione e interconnessione di banche dati, da consapevolezza e servizi, da chiarezza e semplicità.

Potrebbe interessarti