Lavoro Pari opportunità

Divario retributivo, approvato il testo unificato

Divario retributivo fra donne e uomini. Con l’approvazione alla Camera del testo unificato finalmente siamo a metà del guado

Stop al divario retributivo di genere
Con la recente approvazione alla Camera dei Deputati del testo unificato in materia di parità salariale fra donne e uomini questa volta possiamo annunciare di essere davvero a metà del guado.
Risalgono ad alcuni anni fa, attorno al 2018, le iniziative depositate su questo fondamentale argomento da parte di numerose parlamentari di diversi schieramenti, dalle deputate pentastellate (Tiziana Ciprini e Gloria Vizzini) alle democratiche (Chiara Gribaudo), dalle azzurre (Mariastella Gelmini e Mara Carfagna) ed altre proposte fra cui spicca anche quella di un deputato maschio (Alessandro Fusacchia del gruppo misto, nonché della collega Silvia Benedetti) e infine anche quella di Laura Boldrini (Liberi e Uguali). Inoltre, su questo stesso tema, ricordiamo che anche Fratelli d’Italia depositò una proposta a prima firma di Giorgia Meloni, che però non è stata accorpata al testo unificato.
I nomi che abbiamo citato, è bene specificarlo, sono soltanto quelli dei primi firmatari delle varie iniziative (altrimenti per elencarli tutti ci dilungheremmo troppo), tuttavia per le nostre lettrici che volessero esaminare le proposte di legge sulla parità salariale confluite nel testo unico rimandiamo a questo link:
http://documenti.camera.it/leg18/pdl/pdf/leg.18.pdl.camera.522_A.18PDL0149240.pdf

Questo per dire che il testo unificato, in cui sono confluiti i contenuti pregiati delle loro iniziative, è stato finalmente approvato il 13 ottobre scorso alla Camera, con 393 voti a favore e zero contrari. E adesso, la strada del provvedimento è spianata fino al Senato, che ne dovrà calendarizzare la discussione generale in aula, una volta completato l’esame del testo unico da parte delle diverse Commissioni.

CHIARA GRIBAUDO

Le novità sulla parità salariale per dire basta al divario contributivo di genere
Quali sono le novità introdotte? Il testo unificato punta a ridurre il divario contributivo, la differenza di salario, fra donne e uomini, ma anche a fare emergere ulteriori discriminazioni in ambito lavorativo a scapito delle lavoratrici. Sul tema, in sede parlamentare, si è espresso anche il Cnel (Consiglio nazionale dell’Economia e del Lavoro), che ha chiesto di apportare opportune modifiche al Codice delle pari opportunità, che dal 2006 riunisce le disposizioni in materia di pari opportunità tra uomo e donna.
Bisogna ricordare, innanzitutto, che per quanto riguarda il lavoro in generale, l’Italia soffre del più alto divario occupazionale di genere, visto che la differenza tra gli occupati (uomini e donne), è pari al 19,6 per cento, contro una media europea di meno del 12 per cento. Un divario incolmabile? No, perché nei sei articoli del testo unificato approvato alla Camera ci sono delle ottime soluzioni.

TIZIANA CIPRINI

L’art. 1 modifica l’art. 20 del Codice delle pari opportunità, introducendo una figura apposita con il compito di «redigere ogni due anni una relazione di monitoraggio sulla disparità di genere in ambito lavorativo».

L’art. 2 modifica l’art. 25 del Codice, inserendo tra le discriminazioni indirette (comportamenti che di fatto mettono le lavoratrici in posizione di svantaggio) «la modifica delle condizioni e dei tempi di lavoro che sfavoriscono in ragione del sesso e delle esigenze familiari».

L’art. 3 impone alle aziende con più di 50 dipendenti (anziché cento come finora), «la redazione di un Rapporto almeno ogni due anni sulla situazione del personale maschile e femminile» (Rapporto che dovrà essere scritto in base a determinati parametri).

L’art. 4 inserisce nel Codice l’art. 46 bis, introducendo la «certificazione della parità di genere». Un sistema che servirà a valutare le misure concrete adottate dai datori di lavoro per ridurre il divario retributivo. Alle imprese meritevoli, a cui sarà assegnato il certificato di parità, saranno concessi sgravi fiscali fino a 50mila euro (l’art. 5 del testo unificato descrive nel dettaglio questa misura).

Infine, l’art. 6 norma le opportunità di genere nella composizione degli organi delle società pubbliche non quotate, che dovranno riequilibrarsi in base al genere meno rappresentato. Questa norma, in sostanza, estende le regole della legge Golfo-Mosca sulla rappresentanza di genere imposte finora solo alle società quotate.

 

Il Testo Unico approvato dalla Camera
La relatrice del Testo unico approvato dalla Camera dei Deputati lo scorso ottobre, Chiara Gribaudo del Partito Democratico, ha commentato il significativo risultato, frutto del lavoro di diverse forze politiche, con queste parole: «Superare il divario retributivo per le donne significa potere. Potere di sapere se nella propria azienda si è valorizzate e pagate in base al tempo speso e al merito, e non in base al genere. Potere di sapere chi scarta le donne in fase di assunzione o promozione perché madri; potere di sapere dove le donne possono fare carriera e dove no. E tutto questo si traduce in conoscenza e potere di scelta: sulle battaglie da fare sul proprio posto di lavoro o su quali servizi e prodotti comprare, per scegliere quali aziende premiare».

Ora che la palla per segnare il goal finale passa al Senato, speriamo il prima possibile, si potrà dire che questa prossima legge, a favore delle donne, sarà anche una delle poche di origine parlamentare emanate da questa legislatura.

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