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139imo Derby italiano di galoppo, pronto il Derby Day

Si terrà domani, domenica 22 maggio, il Derby italiano, la più importante corsa di cavalli, accompagnata da una serie di eventi collegati

La corsa più attesa dell’ippica è il blasonato Derby italiano di galoppo, il più importante nel nostro Paese anche per la forte valenza culturale e storica; un Derby che quest’anno arriva alla 139ima edizione e che assume un’ulteriore valenza: quella economica, di rilancio per le attività locali collegate, oltre l’indotto, in una prospettiva di attrazione turistica. Come ha spiegato il presidente della rete di imprese Final Furlong in occasione della presentazione del Derby Day infatti si è pensato di organizzare 10 giorni di attività legate al mondo del cavallo in considerazione del fatto che gli ippodromi sono polmoni verdi all’interno delle città e possono rappresentare un volano per le economie locali se si sanno costruire progetti di sviluppo in un’ottica internazionale. Per questa ragione si è voluto creare questo programma molto ricco che fa da contorno al 139 Derby italiano di galoppo Università Campus bio-medico di Roma (main sponsor della manifestazione).

Il programma culturale del Derby Day
Domenica 22 maggio 2022 all’ippodromo di Capannelle si terrà la corsa che mette in palio l’iscrizione del cavallo nell’albo d’oro dandogli un posto nella storia dell’ippica. Il momento clou della stagione ippica contornato da una serie di attività (partite ieri, venerdì 20 maggio, che dureranno per tutto il week end) di cui ci parla lo stesso AD di Hippogroup Roma Capannelle Elio Pautasso in occasione della presentazione del Derby Day: il Villaggio con l’esposizione di prodotti tipici enogastronomici, i balli country, gli spettacoli equestri, la fanfara a cavallo della polizia di Stato, la sfilata dei lancieri di Montebello, il mercatino giapponese, il percorso degli acquedotti (percorso lungo le ippovie del Parco dell’Appia antica che attraversa i castelli romani e i cui partecipanti arriveranno a Roma, all’ippodromo, proprio oggi). Tanti gli eventi che proseguiranno fino a domenica 29 maggio, in concomitanza con le gare di Piazza di Siena a Villa Borghese (89ima edizione, dal 26 al 29 maggio 2022 https://www.piazzadisiena.it/it/). L’ing. Elio Pautasso sottolinea che questa serie di iniziative collaterali ha lo scopo di far conoscere il mondo dell’ippica e del cavallo anche ai giovani e alle famiglie. All’interno di questo programma ci saranno anche convegni sul turismo equestre ed esibizioni di butteri “tutto finalizzato a porre il cavallo al centro dell’attenzione. E alle 17,30 di domenica 22 il gran finale: il Derby Italiano del Galoppo”.

A Roma Capitale l’ippodromo di Capannelle torna al centro dell’interesse
Attualmente l’ippodromo di Capannelle occupa 137 ettari di terreno sul quale ogni giorno sono presenti 700 cavalli e, naturalmente, tutto il personale occorrente per gestire un ambiente così particolare. Non si può dunque sottovalutare un punto di attrazione turistica che coinvolge tanti appassionati a livello internazionale e così il consigliere Daniele Parrucci, vicepresidente della commissione sport del Comune di Roma, che alla presentazione del Derby italiano di galoppo ha fatto le veci e portato i saluti dell’assessore Onorato (assessore ai grandi eventi, turismo e sport di Roma Capitale), ha sottolineato che il Derby italiano di galoppo è più di una gara, ma un momento di aggregazione e di benessere psicofisico che va inserito tra i grandi eventi internazionali di cui Roma deve tornare a essere palcoscenico.

La storia delle origini del Derby
Il Derby nasce nella seconda metà del 1700 e la sua storia con il tempo ha assunto i contorni della leggenda. Fu il XII Conte di Derby, insieme alla moglie e ad un numero ristretto di amici appassionati di corse e di cavalli, a definire i criteri per quella che divenne la madre di tutte le corse, cui potevano partecipare solo i cavalli di tre anni (dunque nella sua vita un cavallo può partecipare una sola volta) e sfidarsi su una pista lunga 2.400 metri. L’idea poi si estese anche ad una corsa per le sole femmine, sempre di tre anni e sui 2.400 metri, cui fu dato il nome di Oaks (querce) da un gruppo di alberi di una località cui il Conte era affezionato. La questione del nome non fu pacifica poiché Lord Bunbury, membro della Camera alta inglese, pretendeva di dare il proprio nome alla corsa essendo tra tutti gli amici quello con le maggiori cognizioni tecniche in materia e colui che aveva avuto l’idea dell’età dei cavalli e della distanza, mentre il Conte di Derby metteva a disposizione i terreni. Il gruppo di amici promotori della corsa ritenne meritevoli entrambi e quindi fu necessario sorteggiare con il lancio di una moneta. A vincere fu il conte Stanley di Derby e, anche se il cavallo di Lord Bunbury vinse la prima edizione della corsa, il suo nome fu dimenticato mentre quello di Derby venne ricordato per sempre, giacché in ogni parte del mondo si corre un Derby e il mondo del galoppo italiano non sfuggì a questa regola, seppur con quasi 100 anni di ritardo.

La storia del Derby italiano di galoppo
Nel 1884 alle Capannelle e alla presenza di Re Umberto si disputò – recensita da Gabriele D’Annunzio, la prima edizione della “classicissima”. Vinse Andreina che – osò scrivere lo stesso D’Annunzio – pare fosse in parte di proprietà dello stesso Re Umberto.  Da allora gli Albi d’Oro si sono riempiti di nomi di illustri cavalli e personaggi che hanno fatto la storia dell’ippica. Spicca, in quello del Derby italiano di galoppo, il nome di Nearco, il più grande di tutti i tempi, che lo corse e ovviamente lo vinse, ma anche un’assenza: Ribot, il cavallo del secolo che fu costretto a non correre. Ma bisogna citare anche altri campioni, come Apelle, Ortello, Crapom che fu sconfitto dal compagno Pilade, o ancora Donatello e ovviamente Nearco, Bellini e Niccolò Dell’Arca o il grandissimo Orsenigo, frenato dalla guerra. A prima della guerra risale l’ultima vittoria rosa: spetta ad Archidamia (1936), ma nel ’32 vinse un’altra eccezionale femmina: Jacopa del Sellaio. L’ultima edizione, quella del 2021, è stata vinta dal grande favorito della vigilia Tokyo Gold, con in sella Cristian Demuro (al quinto sigillo nella corsa), davanti a Juan de Montalban e Alastor.
Al nostro Derby per un secolo, fino al 1981, fu vietata la partecipazione ai cavalli nati all’estero, ma ormai si tratta di una competizione internazionale che, in quasi 140 anni di storia, ha portato gloria e onori a cavalli, scuderie e fantini.

Le corse del Derby Day
Il 139° Derby Italiano Università Campus Bio-Medico di Roma sarà l’evento più importante del Derby Day, ma il ricco pomeriggio di corse offrirà un programma davvero straordinario: 4 le pattern in programma (Derby compreso). Si inizia con il Premio Carlo D’alessio, corsa riservata ai cavalli anziani sulla distanza classica dei 2.400 metri; a seguire il Premio Presidente della Repubblica LP Roma Boutique Legale & Professionale, summit per gli anziani over 4 sui 1.800 metri; poi il Premio Tudini, gruppo III per cavalli di 3 anni e oltre sulla distanza di 1.200 metri; quindi il Premio Alessandro Perrone, listed race con le femmine di due anni protagoniste sui 1.100 metri, e il Premio Mauro Sbarigia, altra listed per i tre anni sul miglio. E per concludere altre quattro corse: una prova riservata ai purosangue arabi di tre anni, il Premio Wathba Stallion Cup; il tradizionale Premio Edmondo Botti By Final Furlong, pregevole HP per anziani sui 2.400, e le due prove per i dilettanti, una aperta a gentlemen e amazzoni, il Premio Domenico e Sergio Arnaldi, e l’altra per le sole amazzoni, la Ladies Race.

Il 139imo Derby italiano di galoppo
Il direttore dell’ufficio tecnico galoppo Hippogroup Roma Capannelle, Marco Oppo, presenta questo Derby dicendo che l’Italia e il resto del mondo attendono qualcosa che non succede dal 1980, quando a vincere fu Garrido. Sono passati 42 anni dall’ultima vittoria della gloriosa Razza Dormello Olgiata, la scuderia che ha avuto Ribot e Nearco. Quest’anno a difenderne i colori ci sarà invece Tempesti:  “sarà il favorito, ha già dimostrato le sue qualità ma serve un ultimo sforzo: la madre di tutte le corse, il Nastro Azzurro”.

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