Lavoro Opportunità

Cambiare lavoro, oggi il mercato lo permette

Nel mese di settembre le nuove opportunità offerte dal mercato occupazionale permettono a 3 milioni di persone di cambiare lavoro

Spinte dalle opportunità offerte dalla crescita dell’occupazione e dei posti disponibili, oltre 3 milioni di impiegati hanno intenzione di cambiare lavoro. L’indagine della Fondazione studi Consulenti del lavoro mette in evidenza che gli spostamenti all’interno del mercato del lavoro stanno aumentando: è il fenomeno della mobilità occupazionale interna.

Un mercato del lavoro dinamico
Oggi si assiste anche a una nuova forma di concorrenzialità tra imprese: reclutare i giovani che abbiano i profili “introvabili” e trattenerli al proprio interno. Da tempo infatti il nostro giornale pone in evidenza quanta domanda di professionalità resti insoddisfatta e quanti posti vacanti siano destinati a rimanere tali poiché i giovani non si formano adeguatamente nei campi più richiesti dal mercato. Di contro, intervistati, molti giovani adeguatamente formati ci dicono che le aziende italiane non sono disposte ad offrire la stessa remunerazione e la stessa opportunità di carriera che viene loro offerta all’estero spiegando così il fenomeno della “fuga dei cervelli”. I posti di lavoro vacanti vengono così ricercati da chi resta in Italia e quei pochi con le competenze necessarie passano con facilità da un’azienda all’altra se l’offerta è migliore.

La mobilità interna al mercato del lavoro
I lavoratori italiani si muovono molto più di prima tra un’occupazione e l’altra, un fenomeno in aumento negli ultimi 4 anni insieme a quello delle dimissioni volontarie che questo mese vede oltre 3 milioni di occupati alla ricerca di un nuovo impiego. E non si tratta solo dei “cervelli” poiché la loro “fuga” ha rappresentato solo l’inizio di una ricerca che si è diffusa a tutti i livelli: cambiare lavoro interessa ormai i dipendenti di tutti i comparti. E parliamo di dipendenti con contratto a tempo indeterminato. Che decidono di cambiare lavoro solitamente al rientro dalla pausa estiva (e spesso in concomitanza con quella invernale, delle feste natalizie): settembre e dicembre sono i mesi in cui si concentra il maggior numero di dimissioni volontarie.

Cambiare lavoro
L’ultima indagine della Fondazione Studi Consulenti del Lavoro dal titolo “Ritorno al lavoro: per 3 milioni parte la ricerca di una nuova occupazione”, pubblicata il 5 settembre 2023, mette in luce come il 2022 sia stato l’anno record delle dimissioni, con 1.255.000 lavoratori a tempo indeterminato che hanno lasciato il proprio impiego (+9,7% rispetto al 2021, +24% rispetto al 2019). Se si considerano, poi, i lavoratori a termine e stagionali, il numero arriva a 2.156.000 (+13,3% rispetto al 2021, +27,8% rispetto al 2019). E il 10% (121.756 impiegati) lo ha fatto a settembre. Quest’anno, nel mese di settembre, le stime prevedono un aumento del fenomeno, dal momento che i posti di lavoro non mancano e le offerte sono appetibili.

I settori a maggior volatilità occupazionale
Con riferimento ai settori più interessati dal fenomeno, la ricerca della Fondazione Studi Consulenti del Lavoro evidenzia come su 100 dimissioni di lavoratori a tempo indeterminato, la quota maggiore si è avuta nel commercio e nei servizi turistici (33,8% del totale) e nel comparto manifatturiero (25%). In generale, rispetto a 4 anni fa, i settori protagonisti dell’incremento più consistente sono quelli che hanno conosciuto una più alta crescita occupazionale: le costruzioni (+48,4%), i servizi di informazione e comunicazione (+37,5%), la sanità e l’istruzione (+35,8%).

L’indagine di giugno 2023
Secondo un’indagine precedente, realizzata a giugno scorso dalla Fondazione Studi Consulenti del Lavoro in collaborazione con l’Istituto Piepoli, il 6% dei lavoratori interpellati ha cambiato occupazione negli ultimi due anni; a questi si aggiunge un 13% che sta cercando attivamente un altro impiego. C’è poi un 26% che, pur non avendo ancora agito concretamente, desidera un cambiamento professionale. La diffusa mobilità raggiunge tra i giovani la sua acme: il 13% di loro, infatti, ha cambiato lavoro, mentre il 15% è attivamente alla ricerca di una nuova occupazione.

La voglia di cambiare lavoro
Ma cosa spinge a cambiare lavoro? Secondo l’indagine realizzata a giugno 2023 è soprattutto la mancata soddisfazione per la situazione professionale precedente: il 41% di chi ha cambiato lavoro negli ultimi due anni (o si accinge a farlo) dichiara che a guidarlo verso questa scelta è stato soprattutto lo scontento per l’attuale condizione. Seguono, ma molto distanziate, la necessità, derivante dalla scadenza di un contratto o da un licenziamento (18%), e la voglia di un cambiamento di vita capace di favorire un ruolo diverso del lavoro nella propria esistenza (16%). Il 12%, infine, fa riferimento al presentarsi di nuove opportunità, mentre solo il 6% alla paura di perdere l’attuale impiego. Cosa ricercano nel nuovo lavoro? In primis, un miglioramento retributivo (39%), che non significa meri aumenti salariali ma anche diverse e migliori forme di welfare e benefits. Poi, un migliore equilibrio lavoro-vita privata (30%), il desiderio di riscoprire motivazioni e nuovi stimoli (21%), un migliore clima aziendale (20%) e prospettive di crescita e carriera (20%).

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