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Aumentano le Imprese femminili in Toscana

Sono quasi 100 mila le imprese toscane a conduzione femminile e rappresentano circa il 24% delle imprese totali. Secondo Unioncamere Toscana esse hanno un tasso di crescita decisamente superiore a quelle a conduzione maschile

“Le donne sono più disposte a rischiare” è la dichiarazione dell’Assessore al Welfare e alle Pari Opportunità Salvatore Allocca. “I dati non fanno altro che ribadire il grande contributo alla nostra economia delle donne che decidono di mettersi in gioco. Analizzando questi numeri viene confermata la loro capacità di rischiare nei momenti di crisi e la loro propensione all’innovazione e alla flessibilità uniti ad un elevato livello di preparazione, competenza e qualificazione”.

L’analisi è stata condotta da Unioncamere Toscana in collaborazione con la Regione, nell’ambito dell’Osservatorio sulle Imprese Femminili. Essa ha evidenziato che nel 2010 le imprese femminili sono aumentate di oltre 1.600 unità, mentre quelle maschili di meno di 1.000 unità. In quanto a imprese femminili, la Toscana si attesta al secondo posto in Italia, dopo il Lazio.

La classifica delle imprese a conduzione femminile rispetto alle Regioni è la seguente:

 

  • 1)Lazio
  • 2)Toscana
  • 3)Emilia Romagna
  • 4)Veneto
  • 5)Piemonte
  • 6)Lombardia
  • 7)Marche.

Per le imprenditrici da tempo in tutta Italia vengono concesse delle agevolazioni seguendo i dettami della normativa europea. Per quanto riguarda la Toscana, sono stati avviati alcuni progetti ad hoc dalla Regione: tra questi ricordiamo il Progetto Vivaio Imprese, in collaborazione con la Provincia di Firenze; il progetto Busy Ness Women in collaborazione con Unioncamere (si tratta di un progetto che tende a collegare le imprenditrici più esperte con le aspiranti imprenditrici); il progetto di agevolazione all’accesso al credito, in collaborazione con Fidi Toscana (che ha permesso a 200 imprese femminili di accedere al credito bancario).

E in effetti, anche se è al secondo posto per numero di aziende a conduzione femminile, la Toscana è comunque riuscita ad ottenere il primo posto per quanto riguarda l’aumento del tasso di femminilizzazione, il che significa che se continua così la Toscana potrebbe divenire presto la prima Regione italiana per numero di imprese a conduzione femminile.

Secondo il Presidente di Unioncamere Toscana, Pierfrancesco Pacini, “la fotografia che esce dall’analisi è quella di una realtà femminile dinamica, fatta di imprese che nascono e si strutturano nonostante le difficoltà congiunturali. Un loro maggior coinvolgimento nel mondo del lavoro è dunque indispensabile e può avvenire anche ampliando e incoraggiando le possibilità di fare impresa”.

Non tutto però è un segnale positivo. Infatti, come ha dichiarato il Presidente Pacini, “la crescita del 2010 dipende anche dalle conseguenze della crisi economica, cosa che spinge una parte del mondo femminile a ricercare opportunità di reddito e ad entrare nel mondo del lavoro attraverso l’avvio di iniziative in proprio”.

Ma cosa scelgono le donne, in quale ambito preferiscono aprire una propria attività? La risposta è presto data: il commercio, che secondo i dati emersi rappresenta il 28% del totale delle imprese femminili. Un dato interessante è che aumentano del 4,3% le imprese femminili nel settore edilizio e che uno dei settori in cui le donne sono maggiormente attive è quello dell’agricoltura, dove un’azienda su 3 è condotta da donne.

Per quanto riguarda le province, Prato (ne ricordiamo l’importanza a livello internazionale del distretto tessile) detiene il record di aumento di imprese femminili – con il 3,2% – record sul quale pesa molto l’imprenditoria cinese nell’abbigliamento. Seguono, per quanto riguarda gli aumenti, Arezzo, Pisa e Lucca. L’incremento più basso è quello di
Grosseto, ma ciononostante la città resta sempre quella con il più alto numero di imprese a conduzione femminile della Regione.

Per quanto infine riguarda il numero delle aziende che “permettono” alle donne di occupare posizioni di vertice, esse sono il 28%, dunque in linea con la media nazionale (appena un punto percentuale più su). A quanto sembra dunque gli uomini ancora non si fidano un granché delle capacità manageriali delle donne.

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