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Aziende familiari: il capitalismo familiare vale oggi più di dieci anni fa

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“Dieci anni di capitalismo familiare” è il focus della decima edizione dell’Osservatorio AUB (AIDAF- Associazione Italiana delle Aziende Familiari) e della cattedra AIdAF-EY (Strategia delle Aziende Familiari) dell’università Bocconi di Milano

Il rapporto curato da Guido Corbetta, Fabio Quarato e Alessandro Minichilli della Bocconi e presentato il 27 novembre nella sede accademica ha messo a confronto le differenze nelle aziende familiari dal 2007 al 2017 analizzando dieci anni di avvenimenti che hanno concorso a modificare il tessuto economico del capitalismo familiare italiano.

Fotografia delle aziende familiari di ieri e di oggi

L’indagine dell’Osservatorio AUB, elaborata sulla base dei dati della camera di commercio di Milano Monza Brianza e Lodi, ha mostrato come il capitalismo familiare nell’economia italiana sia cresciuto. Le aziende con fatturato superiore ai 50 milioni di euro nel 2017 (4.597) sono aumentate di circa 350 unità, l’8,1% in più rispetto al 2007 (4.251), l’incidenza sull’occupazione si è dilatata di quasi 10 punti passando da 35,9% a 44,8% nel 2017, registrando un fatturato positivo di 5 punti che dal 32,5% ha toccato il 37,5% nel 2017.
Jean Pierre Mustier, amministratore delegato dell’UniCredit, ha spiegato che l’85% delle imprese italiane medio-piccole sono familiari, si adattano facilmente ai cambiamenti del mercato e possiedono maggiore creatività e flessibilità. “In Europa” ha sostenuto “costituiscono la spina dorsale dell’economia rappresentando il 60% del valore aggiunto e il 70% dell’occupazione”.

2007- 2017, due popolazioni di aziende familiari a confronto

Le aziende familiari italiane, in base alle rilevazioni dell’Osservatorio AUB, hanno recuperato la redditività precrisi guadagnandone in solidità. La quantità dei ricavi aziendali in dieci anni è passata dal 9,3% al 6,5%, valori superiori rispetto a quelli delle aziende non familiari che registrano una diminuzione dal 7,9% al 5,5% nello stesso periodo. Il ROI, tasso di rendimento degli investimenti, ha registrato un lieve incremento dal 9,5% al 9,6% mentre il rendimento da capitale proprio, ROE, ha presentato un’impennata dal 9,6% al 13,6%. Il rapporto tra la composizione finanziaria netta e la capacità dell’azienda di generare profitto è diminuito da 5,5% a 5% e l’indice d’indebitamento (rapporto tra il totale delle risorse aziendali e il capitale proprio) ha registrato una decrescita dell’1,5% passando dal 6,5% a 5%.
Il 53% delle aziende censite nel 2017 sono risultate della stessa dimensione del 2007, 742 sono entrate in liquidazione, il 14,8% sono state oggetto di fusioni o acquisizioni e il 6% sono scese sotto la soglia minima dimensionale di 50 milioni di euro, mentre le altre hanno cambiato proprietà.
Nella distribuzione settoriale dei prodotti, i comparti che hanno visto una crescita delle aziende familiari nell’ultimo decennio sono: prodotti alimentari e bevande, meccanica e chimico-farmaceutica.
Le province con migliori performance e forte crescita del numero di aziende familiari sono state Monza-Brianza (+62), Milano (+39), Vicenza (+32), Treviso e Napoli (+22). Mentre i peggiori risultati nella riduzione di aziende familiari sono stati Modena (-21), Torino (-19), Padova (-12), Trento (-9), Verbano-Cusio-Ossola, Prato e Alessandria (-8).

I cambiamenti al vertice nell’ultimo decennio

“La dinamicità delle aziende familiari è cambiata” ha evidenziato Corbetta. “nell’ultimo decennio abbiamo assistito ad un progressivo invecchiamento dei leader nelle aziende familiari italiane”. Gli ultrasettantenni in dieci anni sono aumentati di 10 punti, quelli con meno di 50 anni hanno subito una decrescita dal 26,9% al 20,7%, mentre gli over 70 sono passati dal 17% al 25,5%.
Il rapporto ha segnalato poi che il 40% delle imprese familiari del 2017 ha previsto un affiancamento tra membri di generazioni differenti rendendo evidente quanto sia necessario promuovere l’imprenditorialità per far crescere nuove imprese, accompagnarle nei processi di crescita aziendale e di coesione familiare per aumentarne la stabilità e continuità.
“Le imprese familiari” ha dichiarato Carlo Edoardo Valli, vicepresidente della camera di commercio di Milano Monza Brianza e Lodi “sono alla base del nostro sistema economico, un esempio del modo di fare impresa italiano nel mondo. Le aziende che hanno resistito alla crisi – e che sul territorio costituiscono un esempio per capacità d’innovazione ed apertura internazionale – si trovano oggi ad affrontare la sfida del ricambio generazionale”.
“La Borsa può rappresentare un ruolo importante nell’accompagnare le aziende familiari nei passaggi generazionali nell’attrarre talenti manageriali ed accelerare la crescita” ha sostenuto Barbara Lunghi, responsabile dei mercati primari di Borsa Italiana. “Le aziende familiari rappresentano i 2/3 del listino principale, coniugando la presenza di azionisti familiari e investitori domestici ed internazionali”.

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