Giornata nazionale di mobilitazione dei commercianti
Lunedì 11 novembre 2013, sarà la giornata di mobilitazione nazionale sulla legalità organizzata da Confcommercio. Decine di migliaia di imprenditrici ed imprenditori di tutta Italia scenderanno in piazza, a Roma, per protestare contro la concorrenza sleale e la contraffazione, i Ministri Alfano e Zanonato in prima linea
Le imprese sono sempre più colpite dall’illegalità: oltre un terzo di esse denuncia l’aumento dei fenomeni illegali a proprio danno negli ultimi tre anni, con rischi anche per i consumatori. Per questa giornata di mobilitazione, in tutte le città d’Italia ci saranno manifestazioni ed eventi di richiamo per puntare i riflettori sul problema
Si inizia a Roma, presso la sede di Confcommercio in piazza Belli n. 2 alle ore 10,30, con gli interventi di apertura della giornata di mobilitazione a cura del Presidente di Confcommercio, Carlo Sangalli, del Generale di Corpo d’Armata della Guardia di Finanza, Pasquale Debidda, del Ministro dello Sviluppo Economico, Flavio Zanonato, e del Ministro dell’Interno, Angelino Alfano.
Stavolta il grido d’aiuto deve risuonare alto, visto che l’82,4% delle imprese italiane si dichiara danneggiato dal fenomeno dell’illegalità e dai meccanismi commerciali fuori delle regole. E così saranno 30.000 le imprenditrici e gli imprenditori del commercio, del turismo, dei servizi e dei trasporti collegati in diretta streaming per far sentire questo grido, oltre alle 90 e più associazioni territoriali della Confederazione.
Slogan della giornata di mobilitazione nazionale è “Legalità, mi piace!”, una giornata nata anche con l’obiettivo di denunciare le conseguenze sull’economia reale dell’illegalità: una concorrenza sleale che altera il mercato e alimenta l’economia sommersa, di chi non paga le tasse.
Lunedì 11 novembre dunque si inizierà con la presentazione di un’indagine realizzata da Confcommercio in collaborazione con il Censis, che fotografa – e per la prima volta – l’esatta dimensione, in termini economici, dell’abusivismo e della contraffazione.
Abusivismo e contraffazione comportano rischi per i consumatori, penalizzano particolarmente le imprese del terziario e dei servizi di mercato già indebolite dagli effetti di una crisi senza precedenti.
Quello dell’economia sommersa, in tutte le sue forme, è un fenomeno cresciuto ancor più per via del protrarsi della crisi e sono oltre l’80% le imprese che si ritengono danneggiate dai fenomeni illegali: 3 imprese su 4 proprio a causa dei meccanismi commerciali fuori dalle regole, denunciano una riduzione di ricavi e fatturato.
Proprio la recessione e le difficoltà economiche sono – nello stesso tempo – proprio le cause principali che spingono i consumatori ad acquistare prodotti e servizi illegali, nonostante la stragrande maggioranza di essi (quasi l’80%) sia consapevole dei rischi per la salute e la sicurezza che tali acquisti comportano. Il classico cane che si morde la coda, dunque, a meno che non si opti per un cambiamento forte, dal momento che consumatori e imprese sono d’accordo su una cosa: l’inefficacia dell’attuale sistema sanzionatorio per contrastare i fenomeni illegali e la necessità di avviare una campagna di informazione che sensibilizzi sul tema.
Un punto di partenza è proprio questa giornata di mobilitazione nazionale, che vede tante iniziative locali organizzate dalle Associazioni territoriali di Confcommercio, come ad esempio quella di Genova, dove verranno stese lenzuola per le vie della città con slogan contro abusivismo e contraffazione, oppure quella di Milano dove si terrà uno spettacolo teatrale sul tema della contraffazione, o quella di Napoli dove ci sarà una mostra fotografica in Piazza Carità e l’occupazione di spazi di commercio abusivo con i “teli della legalità”, o quella di Reggio Calabria dove verranno premiati i migliori temi degli studenti sulla legalità. In altre città, come Alba, Padova e Torino, verranno posizionati nelle piazze gazebo “anticontraffazione” per sensibilizzare i consumatori e l’opinione pubblica.
I dati dell’illegalità
L’indagine sull’illegalità, la contraffazione e l’abusivismo commerciale è stata effettuata su un campione statisticamente rappresentativo dell’universo delle imprese italiane del commercio, del turismo, dei servizi e delle imprese italiane dell’autotrasporto. Le interviste telefoniche sono state effettuate tra il 30 settembre e il 9 ottobre 2013. È stato analizzato il “sentiment” delle imprese rispetto a questi temi.
Dall’indagine è emerso che quattro imprese su cinque (l’82,4%) si ritengono danneggiate dall’azione dell’illegalità e dai meccanismi commerciali fuori dalle regole, fenomeni che sono più accentuati nel Centro e nel Sud Italia. Oltre un terzo delle imprese (il 34,9%) segnala l’acuirsi dei fenomeni illegali rispetto a tre anni fa nel territorio in cui opera; per il 75,3% degli imprenditori del terziario l’azione dell’illegalità, in tutte le sue forme, genera concorrenza sleale o riduce i ricavi e il fatturato per mancate vendite; il 66,4% delle imprese ritiene che la crisi economica stia favorendo l’acquisto di prodotti e servizi illegali; per oltre il 70% degli imprenditori il motivo principale dell’acquisto di prodotti o servizi illegali è di natura economica.
Tra i meccanismi commerciali fuori dalla regole ritenuti più gravi e pericolosi, le imprese del commercio, del turismo, dei servizi e dei trasporti indicano soprattutto la vendita di prodotti e servizi senza le necessarie autorizzazioni.
Il lancio di campagne di comunicazione e sensibilizzazione verso i consumatori (64,2%) e l’attivazione di iniziative che coinvolgano tutti i soggetti interessati (61,8%) sono le azioni ritenute più efficaci da parte delle imprese per combattere i fenomeni che alterano la concorrenza e inquinano il mercato; per l’83,2% delle imprese del terziario i controlli attualmente in atto per la repressione dei fenomeni illegali non sono efficaci; per quattro imprese su cinque le sanzioni previste, sia contro coloro che producono/vendono prodotti o servizi illegali che contro coloro che acquistano prodotti o servizi illegali, sono insufficienti.
La concorrenza sleale riduce i ricavi e il fatturato (per mancata vendita) delle imprese che operano nella legalità, pagando regolarmente tutte le tasse e adempiendo a tutti gli obblighi cui sono tenute, dalle autorizzazioni alle denunce dei redditi, al pagamento di imposte e tasse, ecc. Non è giusto pertanto che chi opera correttamente e onestamente venga punito dal mercato al posto di chi è scorretto.
Vediamo qual è l’impatto sulle imprese del terziario dei meccanismi commerciali fuori dalle regole (illegalità, contraffazione, abusivismo): quasi tutte le imprese si sentono colpite da questi meccanismi, ma il fenomeno è particolarmente accentuato nelle regioni del Centro e del Mezzogiorno d’Italia. In particolare, oltre la metà delle imprese del terziario si ritiene danneggiato in modo più o meno grave dall’azione dell’illegalità (il 37,3% delle imprese “molto” o “abbastanza” danneggiato e il 20% “mediamente” danneggiato), mentre soltanto il 17,6% afferma di non sentirsi toccato dal problema.
Gli effetti prodotti dall’illegalità hanno un impatto profondo ed esteso sulle performance e la competitività delle imprese. Per il 75,3% delle imprese del terziario l’azione dell’illegalità, in tutte le sue forme, in primo luogo genera concorrenza sleale o riduce i ricavi e il fatturato a causa delle “mancate vendite”. Proprio a causa della concorrenza sleale di coloro che, operando illegalmente, non sostengono i costi delle imprese in regola, il 13,6% delle imprese dichiara di dover rinunciare ad assumere nuovi addetti o, in qualche caso, a mantenere i livelli occupazionali attuali. Inoltre, l’impatto negativo dell’illegalità in termini di mancate vendite o di riduzione delle vendite per le imprese è generalizzato, prescindendo dal luogo, dalle dimensioni e dal settore in cui operano.
Tra i meccanismi commerciali fuori dalle regole ritenuti più gravi e pericolosi, le imprese del terziario indicano soprattutto la concorrenza sleale di coloro che vendono prodotti o servizi senza le necessarie autorizzazioni.
In particolare, le imprese del commercio indicano le vendite di prodotti regolari presso venditori non dotati delle apposite autorizzazioni e/o in appartamento (39,7%) e le vendite su Internet senza autorizzazioni (30,8%); le imprese del turismo segnalano la concorrenza sleale di coloro che svolgono l’attività economica aggirando le norme (69,7%), la concorrenza sleale di coloro che svolgono la stessa attività ma senza autorizzazioni (68,1%) e le vendite di servizi turistici e/o enogastronomici su Internet fatte senza autorizzazioni (68,1%); le imprese dei servizi individuano la concorrenza sleale di coloro che svolgono la stessa attività economica ma senza autorizzazioni (60,2%) e la concorrenza sleale di coloro che svolgono l’attività economica “aggirando le norme” (58%); le imprese dell’autotrasporto additano l’esercizio delle imprese che svolgono l’attività di autotrasporto pur non essendo iscritte all’albo degli autotrasportatori (65,7%) e la concorrenza delle imprese non italiane che, pure operando nel nostro paese, non sono tenute al rispetto delle vigenti norme italiane relative alla sicurezza (55,1%).
Per il 66,4% delle imprese la crisi economica sta favorendo l’acquisto di prodotti e servizi illegali.
Per oltre il 70% degli imprenditori il motivo principale dell’acquisto di prodotti o servizi illegali è prevalentemente di natura economica (“..è un affare”, “..il costo è inferiore”, “..si risparmia”). Più in generale, gli imprenditori ritengono che i consumatori acquistino prodotti contraffatti o ricorrano a servizi esercitati in modo palesemente abusivo perché pensano di fare un buon affare, risparmiando (79,3%), perché i consumatori che si comportano in questo modo non hanno i soldi per comprare prodotti “legali” o perché l’acquisto di un servizio abusivo costa meno (71,2%), perché anche se “pericoloso” il prodotto illegale è più economico e si risparmia (70,6%), perché i prodotti illegali costano comunque meno rispetto a quelli non illegali (53,8%), per mancanza di sufficiente informazione sui pericoli che si corrono acquistando beni e servizi illegali (28%).
Secondo le imprenditrici e gli imprenditori, le azioni più efficaci per combattere il fenomeno sarebbero le campagne di comunicazione e sensibilizzazione verso i consumatori (64,2%), l’attivazione di iniziative che coinvolgano tutti i soggetti interessati dal fenomeno, cioè le imprese, i consumatori, lo Stato, le forze dell’ordine (61,8%), l’effettuazione di interventi sul territorio da parte delle forze dell’ordine e degli enti amministrativi nelle aree più colpite dalla illegalità (47,1%), la realizzazione di azioni e di iniziative di sensibilizzazione e formazione nelle scuole (26,7%), lo svolgimento di seminari di approfondimento sul fenomeno (21,7%).
I presupposti ci sono, il resto – ammettiamolo – è nelle mani dei consumatori.