Università

Lauree e occupazione

studenti-universitari

studenti-universitariA settembre si ricomincia, nuovo anno accademico, nuovi test di ammissione. Chi si laurea ha maggiori possibilità di trovare lavoro ma alcune lauree sono più richieste di altre

Economia, Ingegneria, Archeologia sono alcune delle facoltà maggiormente frequentate ma offrono pari possibilità di accesso a una carriera lavorativa soddisfacente? Non è detto, secondo le ricerche effettuate in questo ultimo periodo.

Anche se sicuramente i laureati hanno maggiori possibilità di trovare lavoro, molto dipende anche dal voto conseguito e in questo eccellono le donne, le quali hanno migliori performances di studio poiché si laureano in corso e con voti più alti rispetto ai colleghi maschi. Però ci si scontra come sempre con i preconcetti culturali, come abbiamo denunciato più volte da questo giornale. Per esempio, un archeologo voi lo immaginate uomo o donna? Vediamo i dati emersi dal primo rapporto della Confederazione italiana archeologi.

L’identikit dell’archeologo italiano ci mostra una donna di età media 37 anni, impegnata presso enti pubblici ma con contratto precario (a progetto o come consulente professionista con partita IVA). Nonostante la laurea, la specializzazione e il dottorato, il suo stipendio lordo annuo è però di 10.700 euro.

Archeologi italiani

In Italia gli archeologi attivi sono 4.500 (dati relativi al biennio 2012-2013) e possono lavorare nel MIBACT (Ministero dei beni e delle attività culturali e del turismo), nel MIUR (Ministero dell’istruzione, dell’università e della ricerca), nel CNR (Consiglio nazionale delle Ricerche) oppure nelle società archeologiche oppure ancora collaborare con le aziende edili o ingegneristiche.

La maggior parte degli archeologi lavora comunque in modo autonomo (il 65,9%), ovvero come consulente esterno o con contratto a progetto. Il 71% degli archeologi italiani è donna ma – non avendo garanzie lavorative per il futuro – sono proprio le donne, raggiunta la mezza età, ad abbandonare la professione. Ed ecco allora che lo stereotipo dell’archeologo barbuto e canuto trova conferma anche in Italia. La maggior parte degli archeologi italiani lavora al Centro (soprattutto nel Lazio, in particolare a Roma) ed ha studiato molto, avendo anche una formazione postlaurea. Il luogo di lavoro è, per la maggioranza, nei cantieri di scavo ma anche in uffici, laboratori, biblioteche e musei. Il motivo per cui la concentrazione di archeologi è più alta a Roma è semplice: la presenza dei Ministeri, delle numerose università e musei, ma anche per il Piano regolatore locale che impone la presenza di un archeologo per ogni cantiere che tocchi il sottosuolo.

L’università è quella che paga di più, anche fino a 20.000 euro l’anno. I guadagni dunque sono bassi, considerando che i liberi professionisti possono arrivare a guadagnarne 14.000 ed alcuni solo 5.000 euro l’anno. L’archeologo più pagato d’Italia guadagna 120.000 euro l’anno.

Riguardo alla carriera interna, per chi ha il contratto a tempo indeterminato, magari presso un Ministero, si ricorda che le donne rappresentano il 70% dei funzionari ma i dirigenti sono quasi sempre uomini (62,5% contro 37,5%). Anche se si parla di docenze, tra i 371 archeologi impiegati in 50 atenei italiani, i professori di sesso maschile in fascia I sono il 40% in più delle colleghe, in fascia II sono di più le donne… a buon intenditor poche parole.

 

Ingegneri 

I dati sul mondo dei laureati in ingegneria sono contrastanti. Alcune ricerche indicano che sono in calo occupazione e redditi degli ingegneri, altri che sono i più richiesti dalle aziende.

A quanto sembra sono anche in questo caso gli uomini a trovare più posti di lavoro, d’altro canto anche qui la cultura italiana impone che l’ingegnere sia uomo; eppure sono tante le donne laureate in ingegneria. La quota di assunzioni femminili è calata però solo per le donne: trova un impiego il 64% delle laureate e il 74% dei laureati.

Il contratto non è più però a tempo indeterminato: questo tipo di contratto è sceso al di sotto del 58%, il valore più basso degli ultimi 13 anni; al contrario è aumentato il numero di contratti flessibili: di formazione nel 25% dei casi o “non standard” in un altro 25% dei casi (dove per non standard si intende anche un lavoro irregolare o pagato “in nero”).

Eppure quella di ingegneria è una delle lauree più richieste, ma lo è in particolare quella di ingegnere elettronico o dell’informazione. Anche se vanno molto di moda le assunzioni stagionali (8.400 secondo gli ultimi dati, pubblicati ad agosto 2014).

A dirlo sono i dati incrociati dal sistema informativo Excelsior di Unioncamere e Ministero del lavoro e sono relativi allo scorso anno. Secondo tali dati, i diversi indirizzi di ingegneria, sommati tra loro, portano a far salire il numero dei laureati richiesti a 18.400 (tali sono le assunzioni previste dalle aziende). Agli oltre 8.000 ingegneri elettronici e dell’informazione si aggiungono infatti 5.300 posti di ingegnere industriale, 1.500 ingegneri civili e ambientali, 3.200 altri ingegneri. Per non parlare di altre migliaia di posti destinati al mondo dell’insegnamento e della formazione.

aula-universitariaProbabilmente per questa ragione, quest’anno il politecnico di Milano ha segnato il record degli aspiranti ingegneri, poiché oltre 10.000 giovani hanno presentato domanda per entrare in questa facoltà. E sono soprattutto donne, in una facoltà che – lo afferma lo stesso Politecnico – è tradizionalmente ad alta intensità maschile.

Per 6.455 posti disponibili hanno fatto richiesta 10.342 aspiranti matricole, provenienti da tutta Italia (in particolare da Umbria, Lazio, Piemonte, Sicilia, Veneto, Abruzzo.

I corsi di laurea più richiesti sono: ingegneria gestionale, ingegneria meccanica, ingegneria informatica e ingegneria biomedica. Quelli per cui è aumentata la richiesta sono anche ingegneria dell’automazione e ingegneria chimica. Le donne che hanno fatto domanda sono 2.779 (+8%). 

Economia

La palma d’oro delle lauree più richieste va ad Economia. Gli economisti infatti sono al vertice della domanda di profili di laureati espressa dalle aziende (sempre secondo i dati del Ministero del Lavoro e di Unioncamere). Le assunzioni previste sono ben 18.800, presso aziende di quasi tutti i settori (agricoltura, industria, servizi). Oltre alla laurea però le aziende chiedono anche un’esperienza lavorativa pregressa, fatto che fa dichiarare al Presidente di Unioncamere, Ferruccio Dardanello, che “il titolo di studio oggi non basta più: chi assume chiede un’esperienza diretta nel mondo del lavoro acquisita già durante gli anni della scuole e per questo i percorsi di alternanza scuola-lavoro non devono più essere l’eccezione ma la regola per i nostri ragazzi. Accanto a questo, è indispensabile rendere più efficace il sistema della formazione adottando il modello duale tedesco, che in Germania ha avuto successo anche perché ha coinvolto direttamente Camere di Commercio e imprese”.

I laureati verranno comunque assunti di più, si prevede infatti che rispetto all’anno scorso quest’anno saranno 2.500 le unità in più che verranno assunte dalle aziende. A crescere rispetto allo scorso anno è soprattutto la quota di assunzioni con esperienza riservate ai laureati (+65,6%) anche perché le imprese sono convinte che la formazione universitaria non metta i giovani in grado di lavorare “sul campo”, in altre parole ci sarebbe un disallineamento tra formazione e lavoro. Per questa ragione, le imprese più grandi prevedono una formazione aggiuntiva subito dopo l’assunzione, con corsi esterni o interni in affiancamento a personale esperto già presente in azienda.

E intanto, nella facoltà di ingegneria del Politecnico di Milano, nasce un nuovo corso di laurea, voluto dall’Enel: si tratta della laurea in Smart Grids (una rete di informazione e di distribuzione elettrica che consente di gestire la rete elettrica in modo intelligente, ovvero efficiente, anche per un uso più razionale dell’elettricità).

Il nuovo corso di laurea è nato grazie alla firma di una convenzione tra Enel e Ateneo. Livio Gallo, direttore della divisione infrastrutture e reti di Enel, ne spiega la motivazione: “l’avvento delle tecnologie dell’informazione e della comunicazione, l’esigenza di migliorare continuamente la qualità del servizio ai cittadini e di abilitare un utilizzo efficiente dell’energia, la diffusione delle fonti rinnovabili e di nuovi utilizzi dell’energia elettrica, stanno avviando un processo di trasformazione della struttura energetica dei Paesi industrializzati. Una trasformazione che impone un profondo adeguamento delle reti elettriche, che nei prossimi anni saranno chiamate a soddisfare differenti bisogni in termini di flessibilità, economia e affidabilità, permettendo di poter usufruire a pieno dei benefici della liberalizzazione del mercato”.

Il nuovo percorso formativo verrà attivato nell’anno accademico che sta per iniziare (2014-2015), si svolgerà in lingua inglese e sarà a numero chiuso (diretto esclusivamente a 25 studenti).

Il rettore dell’ateneo, Giovanni Azzoni, dice “assieme a un partner importante come Enel potremo offrire ai nostri studenti un percorso didattico interamente votato alle smart grids, che rappresentano il futuro in questo settore strategico”.

I nuovi test di ingresso da Giurisprudenza a Biologia 

A settembre iniziano le fasi di reclutamento delle università, grazie ai test di ingresso per selezionare i migliori studenti.  Non si tratta solo delle università a numero chiuso, ma anche delle altre, come quelle per le professioni sanitarie (test il 3 settembre) e per le Scienze della formazione primaria (test il 15 settembre).

Oltre, naturalmente, ai test diretti a chi desidera accedere a un corso universitario a numero chiuso, come quelli previsti dalle facoltà di Medicina, Veterinaria o Architettura.

Il test per le aspiranti matricole è stato introdotto da numerose altre università, che lo effettuano a livello locale, in certi casi anche di tipo auto-valutativo e non determinante per l’iscrizione ma solo per verificare se si abbiano le basi di studio adatte.

Il test per l’accesso alla facoltà di Giurisprudenza si svolgerà a Roma 3 (dove sono disponibili 1.200 posti) il 12 settembre; a Firenze il 1° e il 12 settembre (in questo caso con prova di auto-valutazione); a Catania (dove sono disponibili 850 posti) il 1° settembre; a Palermo (disponibili 1.200 posti) il 2 settembre più un secondo, di auto-valutazione, l’11.

Chi non riesce ad ottenere la sufficienza al test, può comunque essere iscritto, ma con un debito formativo, che dovrà saldare seguendo corsi formativi aggiuntivi.

ragazziL’ammissione alla facoltà di Biologia è sempre a numero chiuso e molti atenei chiedono il supporto di un Consorzio esterno per effettuare la prova di ammissione.

I test si svolgeranno quasi ovunque il 9 settembre (Cagliari, Catania, Università della Calabria, di Ferrara, Firenze, Genova, Milano-Bicocca, Milano, Modena e Reggio Emilia, Università degli Studi del Molise, Federico II di Napoli, Parma, Pavia, Pisa, “Sapienza”, Tor Vergata, Roma Tre; e ancora gli Atenei di Salerno, del Sannio, Siena, Torino, Trento, Trieste).

Per quanto concerne la facoltà di Economia, il test di ingresso può essere a numero chiuso o di autovalutazione, in questo caso con i debiti aggiuntivi per chi non ottiene la sufficienza.

Per 20 facoltà italiane si svolgerà il 10 settembre, per alcune, come Milano Bicocca, l’8 settembre e per altre il 9.

300 posti sono disponibili a Tor Vergata (università romana) in Economia dei mercati e degli intermediari finanziari; 250 posti in scienze economiche; 460 posti in Economia e Management. In questo caso il test si terrà il 9 settembre.

Alla Cattolica, sia di Roma sia di Milano, il test scritto si terrà l’11 a Roma il 13 a Milano. Alla Luiss, per Economia e Management, sono disponibili 100 posti e il test si svolgerà il 3 settembre. 

I giovani italiani per la UE

Secondo Bruxelles, la disoccupazione giovanile crea un danno da 162 miliardi di euro e l’Italia è in testa, con perdite pari a 35,2 miliardi di euro l’anno.

Ma il problema della disoccupazione è dovuto anche a quei giovani che non studiano né seguono corsi di formazione, perché sarà sempre più difficile per loro ottenere un lavoro. Lo studio è stato realizzato da Eurofound, la Fondazione europea per il miglioramento delle condizioni di vita e lavoro “Mappatura del passaggio alla vita adulta in Europa”. E l’Italia, con i suoi giovani, non ci fa proprio una bella figura. Sono gli ultimi in Europa ad aver voglia di studiare. Capiranno prima o poi che senza cultura non si può trovare un lavoro decente? Noi speriamo di sì, prima o poi. (D.M.)

Potrebbe interessarti