Salute e benessere

Donne e obesità. Le ultime scoperte su rischi e soluzioni

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pasticceria-artigianaleMangiare troppo, incontrollatamente, rappresenta un disturbo che potrebbe essere curato con gli ormoni o con l’allenamento del cervello. Non solo per sé stesse ma per i propri figli, dal momento che le donne obese hanno figli con il 50% in più di rischio di ricoveri in ospedale per vari tipi di problemi

Controllare ciò che si mangia senza superare il limite è dura, anche perché si è scoperto che ai cibi spazzatura ci si abitua con più facilità. Ma forse uno stimolo a frenarsi potrebbe essere quello di proteggere i propri figli. Vediamo perché.

Secondo uno studio della Griffith University (Australia) condotto su oltre 5.500 donne e sui loro nati (dunque scientificamente rappresentativo) i piccoli nati da donne obese corrono molti più rischi di finire in ospedale a causa di infezioni, disturbi respiratori, metabolici o endocrini. E ciò nei primi 5 anni di vita.
La ricerca è stata condotta dall’epidemiologa Cate Cameron ed è il primo al mondo che mette in relazione i problemi di salute dei figli con il peso delle madri. Ci si basa sull’indice di massa corporea della madre prima della gravidanza e si controlla cosa succede ai figli delle donne grasse nell’arco dei primi cinque anni di vita. E i risultati sono preoccupanti. Ma Cate Cameron spiega: “non si tratta di incolpare la madre, non è colpa sua se il piccolo finisce in ospedale ma se riesce a ridurre il proprio peso, se compie qualsiasi passo per essere in buona salute, il beneficio non sarà solo per lei, ma anche per il nascituro”.

Lo sforzo non è da poco, visto che un altro studio – pubblicato su Nutrition & Diabetes e realizzato dalla Tufts University e dal Massachussetts General Hospital di Boston – dimostra che le diete falliscono perché esiste una dipendenza mentale dai cibi spazzatura.
In pratica si preferiscono patatine fritte, condimenti, snack, dolciumi, ecc. e non ci si può far nulla o quasi. Quasi perché gli studiosi hanno trovato un escamotage per indurre il cervello a deviare i propri interessi verso cibi più salutari.
Si tratta di allenare la mente a preferire, ad esempio, pasta integrale e verdure. Gli studiosi hanno monitorato il cervello di 13 uomini e donne obesi mediante la risonanza magnetica durante il periodo dell’esperimento, propinando loro una dieta ad alto contenuto di fibre e a basso indice glicemico associandola a norme di comportamento diverse, che li hanno man mano educati ad abitudini salutari. In pratica hanno “riprogrammato” il cervello in modo che variasse le proprie preferenze alimentari.
Durante l’esperimento sono stati monitorati anche gli obesi non sottoposti a dieta e si è scoperto che all’inizio tutti attivavano le stesse aree del cervello quando mangiavano cibi spazzatura, e le aree erano quelle dell’apprendimento e della dipendenza. Dopo 6 mesi, il cervello di chi aveva seguito la dieta comportamentale dimostrava di essere diventato dipendente da cibi sani e a basso contenuto calorico, e non più dagli altri, mentre chi non l’aveva seguita continuava a preferire i cibi insalubri.

Ma oltre alla preferenza dei cibi spazzatura, il cervello può soffrire di un altro disturbo, quello del Binge Eating Disorder, ovvero il disturbo da alimentazione incontrollata, disturbo che colpisce soprattutto le donne.
E proprio il fatto che colpisca solo le donne ha portato gli studiosi a chiedersi se c’era una relazione con gli ormoni femminili. E la relazione in effetti è stata trovata.
Lo studio, coordinato dal Baylor College of Medicine e pubblicato sulla rivista Journal of Clinical Investigation, è stato condotto da esperti cinesi ed americani insieme.
Grazie ad esso, è stato scoperto che il disturbo potrebbe essere curato con un supplemento di ormoni sessuali femminili: gli estrogeni.
Gli studiosi infatti hanno controllato di dati di ricerche precedenti secondo cui le donne con cicli mestruali irregolari sarebbero più soggette a sviluppare questo disturbo. E non è un segreto per alcuna donna che durante il periodo premestruale e mestruale la sensazione di fame aumenta esponenzialmente. Il legame con il livello di ormoni sessuali femminili è dunque evidente e così gli studiosi hanno svolto degli esperimenti su cavie da laboratorio e verificato che in effetti più era basso il livello degli estrogeni e più era alto il rischio di sviluppare il disturbo da alimentazione incontrollata, caratterizzato da abbuffate di cui non si a il controllo. Per bloccarlo, dunque, i medici hanno realizzato un composto (GLP-1) che offre un supplemento di estrogeni tenendo sempre conto del fatto che un aumento degli estrogeni aumenta il rischio di sviluppare un tumore al seno, dunque il composto è in grado di rilasciare estrogeni nelle giuste dosi e in modo sicuro.

Sregolatezza alimentare anche in vacanza

Gli amanti della buona cucina in vacanza sono in tanti. Il loro identikit è: donne, di età superiore ai 45 anni, residenti nel Nord Italia. Sono i cosiddetti “spensierati”, quelli – o meglio quelle che si concedono pranzi e cene in ristoranti per essere coccolate e concedersi una pausa dal loro menage quotidiano che le costringe ad essere loro a cucinare. Insomma le donne una volta tanto, almeno in vacanza, vogliono riposare e non avere alcuna incombenza, ma ciò le porta ovviamente ad aumentare di peso.

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Ma ci sono anche altri tipi di vacanzieri, quelli definiti “parsimoniosi”, che pensano solo a risparmiare il più possibile e dunque preferiscono pasti mordi e fuggi. Preferiscono destinare i soldi al divertimento piuttosto che al cibo, dunque prediligono fast food o negozi di alimentari dove farsi fare un panino, ecc. Non disdegnano ovviamente i tramezzini al bar o qualsiasi luogo in cui si possa mangiare velocemente e a poco prezzo. Si tratta generalmente di uomini, giovani, residenti al Centro-Sud.

E infine ci sono gli “sregolati”, che in vacanza non hanno freni inibitori riguardo a qualsiasi cosa, dal divertimento al cibo. Anche in questo caso si tratta di donne, ma stavolta di età inferiore ai 45 anni. Residente al Centro-Sud. Mangiano senza orari e senza regole, scegliendo tutto ciò che si desidera nel momento in cui sorge la tentazione.

Insomma le donne in vacanza mangiano allegramente e lasciano al ritorno dalle ferie i propri problemi di grasso di troppo o di obesità e – di conseguenza – di salute.
Di fronte all’abbondanza di cibo e ricette del mondo occidentale, resistere alle tentazioni è difficile ma si possono avere anche idee particolarmente innovative, come quella di… indossarli.

Vestirsi di cibo

Fibre di agrumi, tinture alla liquirizia, frutta commestibile da indossare. I popoli antichi già ci avevano pensato ma alcune stiliste di oggi hanno deciso di rivangare i vecchi tempi e realizzare un guardaroba contemporaneo… alimentare.
La moda di oggi insomma fa largo uso di tinture e fibre naturali provenienti da cibi e frutta in particolare, compreso il fico d’India.
Abbiamo tessuti tinti con camomilla, per ottenere il giallo, con radici di ortica, per ottenere il verde, con robbia, per il rosso.
Basta far bollire il lino o il cotone imbevuti nelle erbe, poi fissarli immergendo i teli in un composto con un quarto di aceto bianco e tre quarti di acqua ed ecco il tessuto del colore naturale che vogliamo, magari all’aroma di liquirizia.
Naturalmente una stoffa così tinta non è dannosa perché non utilizza prodotti chimici che possono esserlo. Non solo: due giovani donne siciliane, Adriana Santanocito e Enrica Arena, hanno prodotto capi di abbigliamenti vitaminici e tonificanti per la pelle utilizzando scarti di arance. Si sono spostate in Trentino, poiché lì hanno dato loro dei finanziamenti, ed hanno creato l’Orange Fiber, una Start-up. Il processo che hanno ideato rende possibile estrarre la cellulosa dagli scarti agrumicoli e utilizzarla per il settore tessile grazie alle nanotecnologie, fissando ai tessuti olii essenziali di agrumi affinché il vestito rilasci vitamine su chi lo indossa. Forse anche le donne obese potrebbero trovare beneficio dall’indossare il cibo invece di mangiarlo. (D.M.)

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