Al Sud si muore di più. Europa Donna: vogliamo più Breast Unit
di Noemi Roccatani
Entro il 2016 realizzare 120 Breast unit in Italia, ovvero centri di senologia certificati in cui siano assicurati i migliori standard di diagnosi e cura del tumore al seno, a fronte delle attuali 73; una più intensa attività di informazione sulla prevenzione del tumore al seno; migliore qualità dell’assistenza e della cura per i pazienti che convivono con il tumore.
Sono queste le tre richieste, forti e pressanti, che sono state avanzate a Catania, in occasione del Congresso nazionale organizzato da Europa Donna Italia, il movimento che rappresenta i Diritti delle donne per la prevenzione e la cura del tumore al seno, attivo in Italia e in altri 46 Paesi. Un percorso, quello di Europa Donna, che vuole sensibilizzare le Regioni e in particolare gli assessorati e gli uffici competenti alla programmazione della spesa sanitaria regionale, affinché recepiscano le indicazioni Ministeriali sulle Breast Unit, che adeguano il nostro Paese ai livelli di qualità di cura raccomandati dall’Unione europea. Lo scorso 5 agosto infatti, la conferenza Stato-Regioni ha approvato il documento ministeriale che indica le ‘modalità organizzative e assistenziali della rete dei centri di senologia’.
Rosanna D’Antona, presidente nazionale di Europa Donna Italia (20 anni di attività) ha rilevato come, finalmente, sia stato superato il tabù culturale e si riesca a parlare di tumore per quello che rappresenta. “L’attività di prevenzione è fondamentale” ha detto “perché se i controlli sono periodici il male può essere individuato all’inizio e le possibilità di guarire sono tanto più alte quanto più tempestiva è stata la diagnosi. Ci sono donne particolarmente a rischio per fattori ereditari e nel loro caso è necessaria una sorveglianza continuativa, mentre le altre donne devono sottoporsi ai controlli periodici, con particolare attenzione per le cinquantenni”.
I dati indicano che in Italia le donne “a rischio” sono 11,5 milioni, con l’incidenza di un caso su 8, con 12.500 decessi l’anno, cifra in diminuzione. In Sicilia le donne a rischio sono 2,6 milioni, vengono rilevati circa 9.700 nuovi casi l’anno e 930 decessi. Al Sud si muore di più perché la prevenzione è minore. La percentuale di screening, infatti, passa dal 96% del Nord al 35% in Sicilia.
“Puntiamo ad avere unità specializzate in ragione di una per ogni 500.000 abitanti, in grado di effettuare 1.000 mammografie l’anno, per accertare circa 150 nuovi casi ed effettuare 50 interventi” ha sottolineato la dottoressa D’Antona. “Le indicazioni ministeriali sui centri di senologia, approvate dalla conferenza stato-regioni del 5 agosto, sono già diventate a tutti gli effetti parte integrante del Patto per la Salute del triennio 2014-16, e ora le Regioni hanno tempo fino al 2016 per adeguarsi”.
“Come attestano diverse evidenze scientifiche, il tumore trattato in centri multidisciplinari riduce la mortalità fino al 20% ed evita i pellegrinaggi della salute, causa di forti costi sociali e familiari” ha concluso Corrado Tinterri, coordinatore del Comitato scientifico di Europa Donna Italia. “Le Breast Unit garantiranno alle donne tutte le necessarie competenze in un’unica struttura sanitaria multidisciplinare, poiché non si ottimizza una prevenzione efficace senza un conseguente percorso di cura di qualità”.