L'Avvocato risponde

La Legge come strumento di bilanciamento

montenapoleone

Tra le funzioni della Legge c’è quella di essere elemento equilibratore delle dinamiche sociali. Appare di intuitiva evidenza che in una collettività complessa – come è quella statuale – coesistono e si dipanano innumerevoli interessi contrapposti e configgenti tra di loro 

a cura dell’Avv.to Domenico Monteleone, patrocinante in Cassazione

Se è vero che la Legge serve a comporre, a regolare, a disciplinare queste diverse posizioni, essa serve – o, meglio, dovrebbe servire – al fine di eliminare gli squilibri esistenti nonché allo scopo di “affiancare le posizioni più deboli” per assicurare una più equilibrata concretizzazione della convivenza tra i cittadini.

Si pensi a quando lo Stato appresta i mezzi necessari a chi è indigente o a chi ha difficoltà di carattere extraeconomico e, così, ad esempio, nel campo sanitario si pensi alle esenzioni dal pagamento del ticket o, nel campo dei disabili, si pensi alle piazzole di sosta delle automobili a loro riservate.
Questo è uno dei principi cardine su cui teoricamente dovrebbe reggersi qualsiasi collettività statale.
Questo principio – ci riferiamo a quello per cui la Legge è importante “elemento di bilanciamento e di equilibrio” – è ben presente nel nostro ordinamento e lo è a maggior ragione anche nel campo del diritto del lavoro.

Per meglio comprendere, vale la pena fare un esempio facile facile e, così, si pensi all’ipotesi della lavoratrice in stato di gravidanza.
Orbene, nella prospettiva di tutela della gravidanza e della vita, l’ordinamento stabilisce che la lavoratrice in stato di gravidanza non può essere licenziata per nessun motivo.
In sostanza, lo Stato, individua – in via preventiva – una situazione degna di tutela (la maternità) e, in via applicativa, sancisce la non licenziabilità della lavoratrice gestante.
Elemento di equilibrio, dunque, perchè in una situazione di ipotetico svantaggio – dovuta al fatto che il datore di lavoro potrebbe avere interesse a sostituire la gestante con una lavoratrice meno “problematica” – la Legge interviene a favore di chi si trova in posizione di debolezza e ne appresta i mezzi giuridici per garantire un riequilibrio delle posizioni.

La tutela delle posizioni più deboli presume, infatti, una scelta “a monte” su quali siano le posizioni deboli.
Ecco che, allora, individuare quali siano gli elementi informatori del sistema ovvero quali siano i principi prevalenti, i “bilanciamenti” in base ai quali viene predisposta una norma od un complesso di norme, diventa una lente attraverso la quale guardare e capire quali sono gli indirizzi della classe politica dominante.
Noi possiamo utilizzare quotidianamente questa lente al fine di comprendere a chi dobbiamo assegnare o a chi abbiamo assegnato la nostra fiducia, per cercare di intervenire a sostegno delle posizioni conculcate e pretermesse, per sollecitare l’individuazione di nuove posizioni di debolezza nate dalla spinta delle dinamiche sociali.
È una lente soprattutto che consente di avere una visione più piena di ciò che si “muove” dietro una legge e di cogliere le eventuali mistificazioni della classe dominante e, in un’epoca in cui vanno molto di moda di moda i “pinocchi”, non è poco.

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