Opportunità

Al via l’esperimento del sistema duale in Italia

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60mila giovani nel prossimo biennio in percorsi di alternanza scuola-lavoro o in apprendistato formativo

di Martina Bortolotti

Mercoledì 13 gennaio a Roma, presso il Ministero del Lavoro e delle Politiche sociali, sono stati firmati dal Sottosegretario di Stato On. Luigi Bobba e dagli Assessori regionali alla formazione i protocolli d’intesa che permettono l’avvio della sperimentazione del sistema duale nel lavoro in Italia.

Da sempre in Italia il mondo del lavoro e quello della formazione non presentano una linea di raccordo: sono fasi della vita di un individuo marcatamente definite, che portano il giovane formato all’incapacità di orientarsi nel mondo professionale. Seppur non manchino la serietà e la determinazione – oltre che la preparazione – spesso nei giovani c’è una carenza di competenze pratiche che ne impedisce l’assunzione. Per questo negli ultimi tempi sono stati varati alcuni decreti legislativi che potessero creare quella linea di raccordo, quella fase intermedia tra scuola e lavoro.
Una fase di apprendimento all’interno dell’azienda, con le “mani in pasta” rispetto al mestiere, per una preparazione più pratica, laddove non manca invece quella teorica, decisamente ricca.

I decreti legislativi 81/2008 (Testo Unico sulla salute e sicurezza sui luoghi di lavoro, che alleghiamo nella versione aggiornata al settembre 2015 in calce all’articolo) e 150/2009, gli accordi tra Stato e Regione, il Decreto Ministeriale di apprendistato, il decreto di Riparto – per citarne alcuni – hanno permesso l’avvio di un esperimento di sistema duale in Italia. Tutto questo non solo allo scopo di creare una transizione tra sistema di formazione professionale e mondo del lavoro, ma anche per incrementare l’occupabilità dei giovani. “Oltre che i posti di lavoro, mancano le competenze per svolgere quelli che ci sono” commenta Bobba a tal proposito.

Ciò che lo Stato, in collaborazione con le Regioni, si propone è inoltre la riduzione del tasso di abbandono scolastico, attualmente pari al 17% (con una maggiore incidenza al Sud ma con valori più che significativi anche al Nord). “A lungo andare questa tendenza ad abbandonare gli studi porta all’esclusione sociale, quella che noi vogliamo evitare” dichiara Cristina Grieco, Assessore della regione Toscana e Coordinatrice degli Assessori regionali.

Un alleato molto importante nonché premessa base per avviare la sperimentazione è a tal proposito il contratto di apprendistato, ciò che permetterebbe nella sostanza di dare il via a imprese formative in cui il lavoratore ancora acerbo possa sperimentarsi. Il contratto di apprendistato, precisa Bobba, prevede 1.700 ore, di cui 500 di formazione in aula, 500 di formazione in azienda e il resto destinato all’attività lavorativa effettiva e completa. Qual è il vantaggio delle imprese? Il Sottosegretario mostra chiaramente i più evidenti. Il salario di un apprendista è pari a 0 per le ore in aula, pari al 10% del salario contrattuale per le ore di formazione in azienda ed è un salario completo per le ore di lavoro effettivo. In sostanza, dunque, i costi di un’azienda nel formare un nuovo lavoratore sono ridotti del 65%.

Cristina Grieco ha sottolineato un’altra importante questione. È necessario creare incentivi per i tutor aziendali, coloro i quali hanno il compito di seguire gli apprendisti. Non bisogna lasciare che rappresentino un costo esclusivamente per l’azienda. Una situazione di questo tipo ha portato fino a oggi alla presenza solo fittizia della figura del tutor aziendale. Di fatto vengono assunti “apprendisti” solo di nome, ma che sono in realtà già praticanti del mestiere e di conseguenza non necessitano del tutor, che nelle aziende continua a essere una figura assente.

La sperimentazione del Sistema Duale, preceduta da uno specifico Accordo approvato lo scorso 24 settembre dalla Conferenza Stato-Regioni, consentirà in un biennio a circa 60 mila giovani di poter conseguire i titoli di studio con percorsi formativi che prevedono, attraverso modalità diverse, una effettiva alternanza scuola-lavoro. Per una parte dei giovani studenti l’apprendimento in impresa avverrà tramite un contratto di apprendistato di primo livello, mentre per l’altra parte avverrà attraverso l’introduzione dell’alternanza “rafforzata” di 400 ore annue a partire dal secondo anno del percorso di istruzione e formazione professionale.

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“Mediante l’apprendistato formativo e l’alternanza “rafforzata” si potranno conseguire gli stessi titoli di studio acquisibili nei percorsi ordinari a tempo pieno: qualifica e diploma professionali, diploma di istruzione secondaria superiore, titoli di laurea triennale o magistrale, master e dottorato.
Le novità introdotte – ha spiegato il sottosegretario Bobba – denotano “la volontà del Governo di rilanciare il sistema di formazione e istruzione professionale in Italia anche grazie ad un significativo aumento delle ore di formazione in azienda. Va ricordato, inoltre, che le imprese che assumeranno in apprendistato formativo e quelle che ospiteranno studenti in alternanza rafforzata beneficeranno oltre che di minori costi per l’apprendista, anche di incentivi per abbattere i costi derivanti dall’impiego di tutor aziendali. Ma non solo. La nuova normativa, prevede, altresì, per l’apprendistato formativo un azzeramento della retribuzione per la formazione in aula, una diminuzione della remunerazione degli apprendisti al 10% ( della retribuzione) per la formazione svolta in azienda, l’abolizione del contributo previsto a carico dei datori di lavoro in caso di licenziamento dell’apprendista, lo sgravio dal pagamento dei contributi per l’ASPI rivolto alle imprese artigiane, la cancellazione della contribuzione dello 0,30% per la formazione continua e, infine, viene dimezzata l’aliquota di contribuzione del 10% portandola al 5% per le imprese con più di nove dipendenti”.

Per la Sperimentazione del sistema duale sono stati stanziati ulteriori 87 milioni di Euro – sia per il 2015 che per il 2016 – in aggiunta ai 189 milioni già previsti per la Istruzione e formazione professionale, ripartiti tra le Regioni e le Province Autonome, sulla base del numero di studenti annualmente iscritti ai percorsi di IeFP e del numero complessivo di studenti qualificati e diplomati.

Salvatore Pirrone, Direttore Generale per le politiche attive, i servizi per il lavoro e la formazione, ha evidenziato l’importanza di un monitoraggio, che verrà avviato per eventuali correzioni in itinere delle politiche seguite, evitando così inutili dispersioni di energie. “Non vorremmo rincontrarci tra un anno per dirci che la politica era scorretta e non ha funzionato. Vorremmo aggiustare il tiro lungo il percorso” ha aggiunto Bobba augurandosi che questo tipo di approccio al lavoro divenga ordinario e non avvenga una tantum.

L’Assessore della Regione Toscana ha dichiarato infine: “Scuola e lavoro per troppo tempo hanno viaggiato su binari non convergenti. Servono modalità più operative. Domani comincerà con serietà il nostro lavoro di collaborazione con i vari enti di formazione”.

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