COMUNICAZIONE

Agenda Digitale Europea: dal confronto con gli altri Paesi dell’Unione emerge la necessità di fare ancora di più e meglio

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Dall’indicatore DESI (Digital Economy and Society Index) alcuni importati dati per valutare lo stato di avanzamento degli stati membri dell’Unione Europea verso un’economia e una società digitale

A cura di Americo Bazzoffia, libero docente universitario e consulente in comunicazione strategica integrata

Il confronto, nella vita di ogni giorno così come nell’economia, è sempre costruttivo. Dal confronto possiamo comprendere lo stato di avanzamento di un processo, la posizione che occupiamo nel mondo, l’effettivo rilievo delle azioni che compiamo. Dal confronto può nascere una maggiore consapevolezza, siamo costretti a riflettere, a metterci in discussione, ed attivare un pensiero critico o autocritico.

È forse per questo che gli ultimi dati DESI (Digital Economy and Society Index) della Commissione Europea per valutare lo stato di avanzamento degli Stati membri dell’UE verso un’economia e una società digitale sono passati in sordina in Italia, quasi ignorati.
Eppure si tratta di dati che forniscono un confronto importante tra gli Stati membri dell’Unione, che mostrano una fotografia chiara di come il nostro Paese si stia muovendo, e a che velocità, rispetto a tutti gli altri Paesi europei sulla strada verso un’economia e una società digitale.

In particolare, per chi non ne avesse mai sentito parlare, il DESI (Digital Economy and Society Index) è un indice “composto”, elaborato dalla Commissione Europea per valutare lo stato di avanzamento degli Stati membri dell’UE verso un’economia e una società digitali, costituito da cinque fondamentali indicatori:

  • connettività
  • capitale umano
  • uso di internet
  • integrazione della tecnologia digitale
  • servizi pubblici digitali.

Il DESI 2016 sintetizza i dati raccolti per lo più durante l’anno 2015, creando una graduatoria degli Stati membri dell’UE. Ogni punteggio nella DESI è compreso tra 0 e 1, dove i valori più elevati e prossimi all’uno rappresentano una migliore performance.

In generale DESI 2016 dimostra che sia l’Unione europea nel suo complesso, sia i singoli Stati membri stanno progredendo verso una economia e una società digitale; purtuttavia, l’indice dimostra anche che gli Stati Europei hanno raggiunto stati diversi di sviluppo e la loro velocità di sviluppo e/o di recupero è molto differente.

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Ciò produce come effetto principale che la corsa complessiva dell’Europa sta rallentando. Infatti, il dato numerico è inequivocabile e di scarsa consolazione: l’Unione Europea nel suo complesso ha raggiunto un punteggio di 0,52 nel 2016 rispetto allo 0,50 dello scorso anno. Il lieve miglioramento del punteggio complessivo DESI è stato principalmente determinato da un miglioramento nei Paesi Europei della connettività e dell’integrazione delle tecnologie digitali mentre gli sviluppi nei servizi pubblici digitali e il capitale umano sono stati sostanzialmente stagnanti.

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Infine il DESI 2016 ha raggruppato i paesi membri in un diagramma cartesiano secondo due parametri: il loro punteggio (lo stadio di avanzamento) e la velocità di crescita che hanno registrato tra il 2015 e il 2016 come si può vedere nel grafico.

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Al primo gruppo appartengono in Paesi con alti punteggi e con un tasso di crescita nell’ultimo anno sopra la media UE. In questa cluster, rappresentata nel diagramma cartesiano nel primo quadrante in alto a destra, appartengono le seguenti nazioni: Austria, Germania, Estonia, Malta, Paesi Bassi e Portogallo.
Un po’ in ritardo sul punteggio di crescita, seppur abbiano già uno stato avanzato nel punteggio sviluppo raggiunto, sono i Paesi raggruppati nel secondo quadrante, in alto a sinistra, ovvero: Belgio, Danimarca, Finlandia, Irlanda, Lituania, Lussemburgo, Svezia e Regno Unito.
L’Italia invece, rientra nella cluster di quei Paesi che, pur non avendo raggiunto un livello pari alla media europea nello stato di sviluppo, stanno comunque correndo più di altri per recuperare tale “gap”. Questi Paesi viaggiano ad alta velocità producendo uno sviluppo più veloce dell’Unione Europea nel suo insieme. I Paesi in questa cluster, rappresentati in basso a destra, sono: Spagna, Croazia, Italia, Lettonia, Romania e Slovenia.
In ritardo su entrambi gli indicatori sono invece i Paesi con punteggio inferiore alla media UE e il cui sviluppo nel corso dell’ultimo anno è stato molto più lento di quello della UE nel suo insieme. Questi Paesi, già meno sviluppati rispetti agli altri, mostrano anche una crescita anemica e si stanno allontanando dal resto dell’UE. I Paesi in questo gruppo sono: Bulgaria, Cipro, Repubblica Ceca, Grecia, Francia, Ungheria.

Secondo quanto riportato dell’AgID (Agenzia per l’Italia Digitale) in merito ai risultati DESI 2016 l’Italia è però al 27° posto su 28 – ossia penultima in Europa – per capacità di connessione a internet. Questo perché sebbene la banda larga sia “ampiamente disponibile”, la copertura di banda larga veloce “non procede con rapidità sufficiente”. Il risultato è che in Italia gli abbonamenti alla banda larga fissa “rimangono bassi, a solo il 53% delle famiglie” (tra le percentuali più basse in Europa).
Inoltre scontiamo “la scarsa disponibilità” di reti di nuova generazione.

Oltre all’accesso al mondo digitale, per il nostro Paese si pone il problema del personale specializzato. Non ci sono reti, ma neppure naviganti.
La Commissione europea avverte: l’Italia “non può sperare di cogliere appieno i benefici dell’economia digitale fintanto che un terzo della sua popolazione non usa regolarmente Internet”. Questa mancanza di competenze digitali si deve principalmente al “basso livello di istruzione della popolazione italiana”.
Nel nostro Paese solo il 42% della popolazione ha un livello di istruzione al di sopra dell’istruzione secondaria di primo grado (licenza media), “quarto valore più basso dell’UE”. Il sistema Paese ne risente, anche per quel che riguarda lo sviluppo del commercio elettronico; infatti, ci posizioniamo al 20° posto su 28 per e-business.

La Commissione europea inoltre rileva che “le imprese italiane non stanno facendo molti progressi nel l’adozione di soluzioni per l’e-commerce” nonostante, rispetto al passato, il canale di vendita on-line “sta acquisendo importanza” e le imprese stanno comprendendo quanto dematerializzare i negozi in internet possa aprire nuovi mercati e nuove opportunità.
Secondo Bruxelles è una “consapevolezza lenta” – forse troppo – quella delle PMI italiane nel considerare l’e-commerce come uno strumento di crescita ed una efficace risposta alle conseguenze della crisi economica.

Pochi passi avanti anche nel settore pubblico. La disponibilità di servizi pubblici on-line ha registrato “progressi” ma le informazioni non sono usate dalla pubblica amministrazione per facilitare le cose ai cittadini. In particolare, nell’ultimo anno si sono registrati progressi nell’ambito dei servizi pubblici digitali, così come nell’ambito della trasparenza e della disponibilità dei dati aperti: l’Italia si classifica infatti sesta nel ranking europeo.

L’usabilità e l’integrazione digitale dei servizi rappresentano le priorità imprescindibili sulle quali lavorare affinché i servizi digitali messi a disposizione dalle pubbliche amministrazioni possano essere sempre più efficienti e facilmente fruibili da cittadini ed imprese. È in questa direzione che si sta orientando il lavoro dell’Agenzia per l’Italia Digitale: i principali progetti stanno entrando nella fase attuativa, e la strategia – che prenderà corpo attraverso il piano triennale, e permetterà all’Italia di guadagnare posizioni nell’indice – sarà caratterizzata da specifiche regole di usabilità per migliorare l’esperienza dell’utente, e da standard di interoperabilità per rendere i servizi digitali offerti dalle PA ecosistemi interconnessi. Del resto l’Agenda Digitale Europea ha definito con precisione gli obiettivi per sviluppare l’economia e la cultura digitale in Europa nell’ambito della strategia Europa 2020. In tale ambito (L’Agenda digitale Italiana è stata istituita il 1° marzo 2012 in seguito alla sottoscrizione da parte di tutti gli Stati Membri dell’Agenda Digitale Europea) l’Italia ha elaborato una propria strategia nazionale, individuando priorità e modalità di intervento, nonché le azioni da compiere e da misurare sulla base di specifici indicatori in linea con gli scoreboard dell’Agenda Digitale Europea.
Nell’ambito dell’Accordo di Partenariato 2014-2020, in particolare, la Presidenza del Consiglio insieme al Ministero dello Sviluppo Economico, all’Agenzia per l’Italia Digitale e all’Agenzia per la Coesione ha predisposto i piani nazionali “Piano nazionale Banda Ultra Larga” e “Crescita Digitale” per il perseguimento degli obiettivi dell’Agenda Digitale. Dunque stiamo correndo, ma il traguardo è ancora lontano.

Per chi desidera avere una complessiva e completa panoramica degli scoreboard dell’Agenda Digitale Europea si rinvia alla seguente video infografica della Commissione Europea presente su YouTube: Digital Scoreboard 2016: Strengthening the European Digital Economy and Society.

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