Variabili strategiche per far ripartire il motore dello sviluppo nelle Marche. Presentati a Jesi il Rapporto Einaudi e i dati dell’Osservatorio TrendMarche
Presentati a Jesi i dati di TrendMarche, il rapporto 2017 sull’artigianato e la piccola e media impresa delle Marche. Un Convegno presso il Centro Direzionale Ubi Banca arricchito dall’approfondimento su “Un futuro da costruire bene”, XXII rapporto Einaudi sull’economia globale e l’Italia a cura di Mario Deaglio.
Cna e Confartigianato con i loro relativi Centri Studio, Ubi Banca in rappresentanza del settore creditizio e le Università hanno unito le forze per realizzare un focus sulla situazione attuale del tessuto regionale delle imprese artigiane e delle piccole e medie realtà produttive della regione.
Di fronte ad una globalizzazione che – secondo il Rapporto Einaudi – sembrerebbe in ritirata, spicca un artigianato locale che perde imprese, ma mantiene forte il legame con il territorio. Vero punto di forza per competere a livello internazionale.
Puntare sul “Fattore I” di Innovazione e sull’economia circolare per far ripartire il motore dello sviluppo. È ciò che accomuna le due grandi analisi presentate in quel di Jesi. Ma focalizzare l’attenzione anche sulla variabile strategica del lavoro.
Il Rapporto del Centro Einaudi, dal titolo “Un futuro da costruire bene”, a cura di Mario Deaglio, analizza i trend macroeconomici e le dinamiche geopolitiche dell’ultimo anno, con uno sguardo specifico al ruolo che l’Italia può assumere nell’attuale congiuntura economica e in relazione alle dinamiche internazionali.
Il 2017 è stato un anno convulso, in cui tutto è stato movimentato, dalla società al clima. La sostenibilità dello sviluppo sempre più incerta, spinge ad esplorare nuove vie, come l’economia circolare.
GIUSEPPE RUSSO, COAUTORE DEL XXII RAPPORTO SULL’ECONOMIA GLOBALE E L’ITALIA
Occorre voltare pagina dalla crisi e costruire bene un futuro, ma su quali fondamenta?
“Intanto, l’economia globale ci sta facendo vedere che le economie che emergono continuano ad aumentare. Pensiamo all’Africa: nei prossimi venti/trent’anni potremo vedere in quel continente la stessa crescita che abbiamo visto in Asia. Ci sarà una crescita della popolazione totale, del reddito totale e un miglioramento delle condizioni di vita. Noi che viviamo in un Paese sviluppato, con un reddito medio decisamente buono nonostante la crisi, dobbiamo pensare a migliorare la qualità della crescita. Ovviare cioè alle eccessive differenze che si sono aperte tra Paesi, tra Regioni, tra generi e tra giovani e anziani all’interno delle economie sviluppate”.
Cosa fare per ridurre le differenze?
“Bisogna pensare all’ambiente, alla società e all’innovazione; ragionare molto in termini qualitativi per rimediare ai difetti della globalizzazione accelerata del 1990.”
IL RAPPORTO EINAUDI
Nel Rapporto Einaudi viene spiegato che l’Italia ha iniziato il 2017 con un triplo terremoto: quello geologico (di Abruzzo, Marche, Umbria e Lazio) – che ha causato danni per almeno un punto e mezzo percentuale di Pil – quello politico e quello bancario. Nonostante tutto, l’Italia prima dell’estate del 2017 ha superato la crisi dei tre terremoti, iniziando una ricostruzione materiale ed economica.
Le prime protagoniste della ripresa italiana, che nel 2017 ha visto crescere il Pil dell’1,7% – ossia al di sopra delle attese – sono state le esportazioni, con tre record in un solo: il migliore saldo attivo di bilancia commerciale da sempre (+51,6 miliardi di euro); il dimezzamento del deficit commerciale con la Germania e la forte crescita (+10,7%) dell’export agroalimentare.
Nelle conclusioni il Rapporto punta sull’economia circolare, un concetto assai più ricco della semplice economia del riciclo.
L’economia circolare risparmia le risorse esauribili e massimizza l’impiego di risorse rinnovabili, progetta beni ad uso prolungato, massimizza l’uso condiviso dei beni capitali.
Si calcolano 700 miliardi di dollari annui di risparmi di risorse se l’economia circolare fosse applicata sull’intero pianeta.
TRENDMARCHE
Per quanto riguarda il sistema economico marchigiano, occhi puntati su TrendMarche, l’Osservatorio semestrale sull’artigianato e la piccola impresa realizzato da Cna, Confartigianato e Ubi Banca sui bilanci di un vasto e rappresentativo campione di imprese.
Ad esporre i dati il Prof. Ilario Favaretto, Ordinario di Economia Applicata del Dipartimento di Economia dell’Università di Urbino.
Qual è lo stato di salute dell’artigianato e delle piccole e medie imprese delle Marche?
“Il rapporto di quest’anno si pone alcune questioni molto importanti, non una sola. Il sistema marchigiano ha sofferto e in parte soffre ancora perché soprattutto le microimprese continuano a uscire dal mercato e non vengono sostituite. Tuttavia, i settori che si stanno ridimensionando danno una qualche risposta. Risposte timide, però, perché un’impresa per consolidarsi ha bisogno di una spinta decisiva sul piano dell’innovazione, e di una più efficiente combinazione di fattori (capitale lavoro, tecnologie, ecc). Proprio i settori che si sono maggiormente ristretti, ridimensionati e che si stanno rinnovando (per esempio la meccanica) ha raggiunto i livelli di ricavi che aveva prima della crisi. Bisogna che diamo una particolare attenzione al ricostituirsi delle filiere. Sarà una ricostituzione certamente diversa perché le stesse imprese saranno diverse. Si misureranno sulle nuove tecnologie.”
Quanto incide l’attuale e precario sistema politico del nostro paese per la ripartenza del sistema Marche?
“Incide moltissimo. Per fare questo percorso, pur nelle differenze territoriali, ci vorrà una scelta decisa nel destinare le risorse necessarie alle variabili strategiche. Quella su cui puntare è la variabile lavoro, che anche nelle Marche sta cominciando ad essere ben posizionata. Senza un lavoro qualificato che corrisponda alle esigenze delle piccole e medie imprese i sistemi non ripartono.”