Lavoro Mestieri e professioni

Redditi dei commercialisti. Meglio aggregarsi

dottori commercialisti

Uno studio realizzato dalla Fondazione e dal Cndcec (Consiglio nazionale dottori commercialisti ed esperti contabili) sull’esercizio della professione mostra che le forme associate o societarie sono più remunerative

125.000 euro contro 49.000 euro: questa la differenza sostanziale tra chi esercita la professione di commercialista in forma aggregata e chi la svolge individualmente. Rispettivamente, parliamo di un volume di affari di 245.000 euro contro 80.000 euro.

Il documento del Consiglio e della Fondazione nazionali della categoria, dal titolo “Il processo di aggregazione e la digitalizzazione negli studi professionali”, sottolinea i vantaggi derivanti dal superamento del “modello atomistico” degli studi professionali e indica nuovi modelli di aggregazione diversi da quelli tradizionali. I commercialisti infatti continuano – come la maggior parte delle professioni liberali – ad aggregarsi proco, esprimendo quella voglia di autonomia che li spinge a conservare un’impronta individuale che però li porta ad avere anche bassi redditi. Eppure l’evoluzione economica e sociale degli ultimi anni, la sempre più forte spinta alle specializzazioni e la crescente complessità dei sistemi socio-economici pubblici e privati, rendono sempre meno adeguato tale modello “atomistico” della professione.

Per questo motivo Consiglio e Fondazione della categoria propongono alcuni strumenti e spunti di riflessione per approcciare l’attività tendente all’aumento dimensionale degli studi, con l’obiettivo di indicare nuovi modelli di aggregazione, anche “leggeri”, resi possibili dall’innovazione tecnologica e dalla digitalizzazione dell’attività professionale. Ma perché quello applicato non “funziona”? Lo spiega Maurizio Grosso, il Consigliere nazionale delegato all’Innovazione e organizzazione degli studi professionali: “I motivi per cui i modelli aggregativi esistenti, da quello tradizionale dell’associazione professionale a quello più recente della società tra professionisti sono poco diffusi tra i commercialisti possono essere individuati da un lato nei limiti culturali tipici del modello atomistico e dall’altro nei limiti statutari e normativi dei modelli esistenti. Infatti, nonostante le migliori performance economiche dello studio associato e della STP, solo un commercialista su 5 è associato”.

L’evidenza dello studio dimostra invece che aumentare le dimensioni ed aggregarsi conviene. “Dai dati forniti dalla Cassa Nazionale di Previdenza e Assistenza dei Dottori Commercialisti” aggiunge Grosso “risulta che chi esercita la professione in forma associata o societaria (totale o parziale) ha un reddito medio pari a ben 125 mila euro (volume di affari 245 mila euro) contro i 49 mila euro di chi esercita esclusivamente in forma individuale (volume di affari 80 mila euro)”.

I fenomeni di crisi che interessano la professione di commercialista

Nel documento si sottolinea la rilevanza dei fenomeni di crisi che interessano la professione. Tra questi c’è il calo dei praticanti, degli abilitati e conseguentemente dei giovani iscritti all’albo; segue la spinta alla concorrenza e la crescente complessità normativa che coinvolgono il mondo delle PMI italiane e si riflettono sull’aumento di costi e della responsabilità professionale, con maggiori oneri per gli studi.
A tali cause di crisi si aggiunge “la più veloce obsolescenza della durata delle competenze dei professionisti e quindi la necessità di ricorrere sempre di più alla formazione continua o a nuova formazione specialistica”, con i relativi costi.

Altro elemento di sofferenza è la digitalizzazione a tutti i livelli dei processi amministrativi, che rappresenta un costo nell’immediato per professionisti e imprese, anche se lo stesso Grosso definisce la digitalizzazione pure “una straordinaria opportunità per modernizzare il sistema Italia e favorire di riflesso un profondo rinnovamento della nostra professione”. E spiega: “La digitalizzazione del fisco, delle pratiche camerali e di ormai quasi tutti gli adempimenti normativi che interessano le imprese e, in generale, i contribuenti, fino alla rivoluzionaria introduzione dell’obbligo della fatturazione elettronica tra privati determinano un cambiamento epocale per la professione di commercialista che non va visto solo come un processo adattivo, imposto dall’alto, frustrante e costoso, bensì come l’opportunità per far evolvere concretamente la professione stessa, migliorando i processi gestionali degli studi professionali e ampliando gli spazi sul mercato, sia per la possibilità di entrare in nuovi segmenti (ad esempio, quello delle imprese più strutturate), sia per la possibilità di svolgere nuove attività (ad esempio nel campo dell’internazionalizzazione, della privacy e della sicurezza informatica, della consulenza aziendale) sia, ancora, per la possibilità di sfruttare l’integrazione con altri professionisti per rafforzare la propria presenza sul mercato”.

Perché l’aggregazione diventa strategica

“Il processo di aggregazione con il supporto della digitalizzazione” conclude Grosso “costituisce un passaggio quasi obbligato per gli studi professionali che vogliono prontamente rispondere al cambiamento. Il cliente, sempre più esigente, richiede servizi sempre più specializzati e non sempre un singolo professionista è in grado di offrire risposte compiute e mirate. In questo documento abbiamo ampliato il significato di ‘aggregazione’, intesa non più come grandi strutture all’interno delle quali operano più professionisti, ma anche come singoli professionisti che da strutture separate dialogano tra loro, servendosi della digitalizzazione. Si tratta di strumenti quali software, piattaforme cloud, piattaforme web, ecc. che permettono di migliorare l’interazione con i principali stakeholder (clienti, fornitori, colleghi, Pubblica Amministrazione). Ma l’aggregazione passa anche dalla mera partecipazione dello studio ai networking, fino ad arrivare alla condivisione di competenze e addirittura di dati ed informazioni, condividendo, in quest’ultima circostanza, i clienti e le loro esigenze”.

Potrebbe interessarti