Diritti Lavoro

Ammortizzatori sociali per Covid-19

La mobilitazione dei consulenti del lavoro davanti alla Camera dei Deputati su ciò che non ha funzionato degli ammortizzatori sociali per Covid-19

Ammortizzatori sociali per Covid-19, qualcosa non ha funzionato e i Consulenti del lavoro si mobilitano, il 29 luglio 2020, per presentare ancora una volta la propria proposta di un Ammortizzatore sociale unico (ASU). Alcuni parlamentari intervengono alla manifestazione e appoggiano la proposta.

Ammortizzatori sociali per Covid-19, cosa non ha funzionato
L’elenco presentato dai Consulenti del lavoro è lungo diverse pagine ma una cosa possiamo testimoniarla: in uno stato di emergenza in cui i lavoratori erano costretti a restare a casa senza stipendio, la cassa integrazione sarebbe dovuta arrivare immediatamente ma così non è stato e in tanti hanno dovuto attendere mesi prima di riceverla, mentre i datori di lavoro si sono dovuti fare in quattro per anticiparla. Per un imprenditore costretto a stare chiuso e a non avere entrate il fatto di dover continuare comunque a pagare i dipendenti sostituendo lo Stato è stato molto spesso uno sforzo immane che ha causato conseguenze molto negative, soprattutto alle micro e PMI. Per loro sarà difficile risollevarsi con facilità dopo questo periodo e alcune non ci riusciranno affatto.

Adottare strumenti straordinari per rispondere a una emergenza eccezionale
Secondo i Consulenti del lavoro è necessario adottare strumenti straordinari per rispondere ad una emergenza eccezionale come quella tuttora in corso. Lo hanno ribadito durante la manifestazione tenutasi il 29 luglio in Piazza di Monte Citorio per presentare ai parlamentari le loro proposte in materia di ammortizzatori sociali e mettere in luce tutte le criticità emerse in questi mesi, che hanno visto proliferare testi normativi spesso incongruenti e circolari intempestive (12 Leggi e Decreti-Legge, 16 Decreti del Presidente del Consiglio dei Ministri e 36 circolari e messaggi Inps contenenti indicazioni operative). Le misure con cui rispondere alla crisi, suggerite nel Dossier preparato in occasione della mobilitazione, vanno dall’individuazione di un Ammortizzatore sociale unico con causale Covid-19 per tutte le indennità collegate all’emergenza sanitaria, alla predisposizione di un quadro normativo chiaro e stabile e di procedure informatiche semplici fino alla creazione di una “cabina di regia” di alto valore tecnico-giuridico.

I numeri degli ammortizzatori sociali per Covid-19
1,9 milioni imprese hanno richiesto gli ammortizzatori sociali (su 4,4 milioni totali di imprese) e 8 milioni i lavoratori beneficiari (su 13,8 milioni di dipendenti impiegati nel settore privato). In questo contesto normativo così complesso e frammentato, i Consulenti del Lavoro hanno lavorato costantemente, giorno e notte, per la presentazione di oltre 1.650.000 istanze di ammortizzatori che hanno coinvolto 6.800.000 lavoratori.

L’obsoleto sistema degli ammortizzatori sociali
Il sistema degli ammortizzatori sociali, nato a suo tempo nel 1941 per sostenere il settore industriale in seguito alle conseguenze belliche, si è evoluto e progressivamente esteso ad altri comparti sviluppatisi in seguito alla modificazione del sistema economico, alla globalizzazione, all’evoluzione tecnologica e così via. In questa logica, l’arcipelago delle soluzioni di sostegno al reddito in costanza di lavoro è attualmente offerto da:
▪ cassa integrazione guadagni ordinaria;
▪ cassa integrazione guadagni ordinaria per le imprese edili;
▪ cassa integrazione guadagni straordinaria;
▪ fondi di solidarietà bilaterali contrattuali;
▪ fondi di solidarietà bilaterali alternativi (per i settori dell’artigianato e della somministrazione);
▪ fondo di integrazione salariale (FIS) con la gestione:

  • dell’assegno ordinario;
  • dell’assegno di solidarietà;

▪ fondi di solidarietà di Trento e Bolzano;
▪ CISOA per il settore agricolo;
▪ (all’occorrenza) cassa integrazione guadagni in deroga gestita da venti regioni con modalità normative e informatico-procedimentali diverse tra loro (fatta salva la recente previsione dell’art. 22-quater del D.L. n. 18/2020 che ne affida la proroga Covid-19 all’INPS).
Si individuano, di conseguenza, numerose e diverse regolamentazioni per gestire situazioni spesso identiche, con evidenti distonie e contraddizioni tra i vari istituti.

La proposta dei Consulenti del lavoro sugli ammortizzatori sociali per Covid-19
La proposta principale presentata dai consulenti del lavoro è quella di un Ammortizzatore Sociale Unico (ASU). L’ASU è stato proposto in un documento depositato dall’Ordine Nazionale dei Consulenti del Lavoro nel corso dei lavori per la conversione in legge del D.L. n. 18/2020 e fatto oggetto di un emendamento non accolto nell’ambito della discussione parlamentare.
Eppure questa soluzione, preordinata da un articolo unico formulato su quindici commi, si sarebbero potute semplificare, o meglio eliminare del tutto le complesse disposizioni previste dagli artt. 19, 20, 21 e 22 del D.L. n. 18/2020. Il motivo del mancato riscontro parlamentare della proposta sull’ASU sta nel fatto che per la sua attuazione si sarebbero dovute radicalmente modificare le procedure informatiche esistenti. Ma proprio da questo bisogna trarre spunto per una valutazione ulteriore: occorre una complessiva ed improrogabile semplificazione del sistema, visto che gli assetti produttivi italiani si sono modificati e c’è necessità di una protezione universale dei lavoratori, prescindendo dal settore di attività e dal numero dei dipendenti del singolo datore di lavoro. La soluzione prospettata potrebbe permettere un’applicazione del sostegno al reddito veloce, facile ed efficace, sburocratizzando il sistema e liberando risorse anche nell’ambito della pubblica amministrazione, che non dovrebbero essere più costrette al ricorso ad estenuanti chiarimenti operativi.

Lo schema dell’ASU
Si potrebbe al massimo e ove ritenuto opportuno, suddividere l’ASU in due ambiti: misure ordinarie e misure straordinarie. In estrema sintesi, lo schema potrebbe essere:
▪ lavoratori beneficiari: tutti i lavoratori subordinati con la sola eccezione di quelli a domicilio, dei dirigenti e degli apprendisti di prima e terza tipologia;
▪ datori di lavoro beneficiari: tutti, indipendentemente dal numero dei dipendenti in forza;
▪ misura: come da previsione vigente ex art. 3, comma 1, D.Lgs. n. 148/2015;
▪ massimale mensile: come da previsione vigente ex art. 3, comma 5, D.Lgs. n. 148/2015;
▪ durata complessiva: come da previsione vigente ex art. 4, D.Lgs. n. 148/2015, fatte salve durate differenziale per gli strumenti ordinari e straordinari;
▪ contribuzione di base, addizionale e figurativa: secondo criteri di sostenibilità finanziaria di sistema;
▪ sistema di pagamento: opzionale tra metodi del conguaglio o del pagamento diretto;
▪ procedura sindacale: in tutti i casi, come da art. 14, D. Lgs. n. 148/2015; da escludersi in ogni caso per eventi a carattere emergenziale da individuarsi con apposito Decreto Ministeriale da emanarsi entro 30 giorni dal testo normativo di riforma;
▪ rapporto con assegno per il nucleo famigliare: sempre ammesso;
▪ rapporto con la malattia: l’A.S.U., in ogni caso, una volta individuato il periodo di richiesta sostituisce sempre la malattia;
▪ determinazione delle settimane: in tutti i casi secondo la previsione della circolare INPS n. 58/2009 da acquisire a termini di legge.

Il commento di Marina Calderone, Presidente del Consiglio Nazionale dell’Ordine dei Consulenti del Lavoro
Nei pochi mesi in cui si è sviluppato il fenomeno pandemico i consulenti del lavoro si sono trovati in prima linea per far fronte alle esigenze dei lavoratori, “superando le enormi difficoltà causate da un profluvio di provvedimenti legislativi, amministrativi, finanche conferenze e comunicati stampa, che con la loro tempistica nell’annunciare norme di là da venire, hanno aggravato l’incertezza e l’emergenza già determinate dall’eccezionale gravità di quanto accadeva (una pandemia senza precedenti per il mondo moderno), e dall’essenza fondamentale degli interessi e dei diritti sui quali interferiva: la salute ed il lavoro, due categorie di beni fondamentali” spiega la presidente Calderone sottolineando che la proposta presentata durante la manifestazione del 29 luglio (http://www.consulentidellavoro.tv/watch.php?vid=e58ff23ec) è ontologicamente identica a quella iniziale, che già questa Categoria professionale aveva immediatamente sottoposto all’attenzione dell’esecutivo, restando però inascoltata: “l’Ammortizzatore Sociale Unico”.
Marina Calderone specifica che si tratta di uno strumento che, a prescindere dalla forma concreta attraverso la quale lo si voglia attuare, reca contenuti fondamentali, “tali da garantire il concreto ed effettivo riscontro alle esigenze che – prognosticate dai Consulenti del Lavoro – si sono puntualmente verificate nella realtà: snellezza di forme, celerità nei provvedimenti, onnicomprensività della platea dei destinatari. Il tutto accompagnato da misure corollario tese a favorire il rilancio economico, nella consapevolezza che le misure di natura assistenziale, pur necessarie e soprattutto urgenti nel momento emergenziale, devono, con altrettanta rapidità ed efficienza, essere sostituite da soluzioni di politica attiva per il sostegno all’economia e, conseguentemente, del mercato del lavoro”.

Una soluzione per evitare il ripetersi di ciò che si è verificato con gli ammortizzatori sociali per Covid-19
Le conclusioni e la proposta presentata dai consulenti del lavoro tengono conto dell’esperienza verificata sul campo e offrono le soluzioni di recupero ad un contesto che ha registrato tante farraginosità. Marina Calderone specifica che obiettivo del documento presentato non ha la presunzione di costituire obbligatoriamente “la” soluzione, ma ha la consapevolezza – sorretta dall’esperienza maturata sul campo da decine di migliaia di professionisti – che possa tracciare la direzione corretta di “un percorso di riforma il cui inizio non può più essere procrastinato, pena la responsabilità per chi dovesse risultare colpevole di questa omissione”.

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