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La crisi colpisce le imprese femminili nelle Marche

Chi è alla guida delle imprese femminili però non si fa mancare tenacia e determinazione per non affondare. Il monito di Confartigianato

Per quanto riguarda le imprese femminili, i dati diffusi dall’ISTAT sono allarmanti. Siamo di fronte alla perdita di 444mila posti di lavoro nel 2020, di cui 312mila di donne. Sono poi 100mila i posti persi a dicembre in Italia, di cui 99mila femminili. È purtroppo evidente che le donne sono maggiormente penalizzate nei momenti di crisi, perché impegnate a ricoprire ruoli e a svolgere lavori più precari, soprattutto nei servizi. La situazione nelle Marche è in linea con i dati nazionali, pertanto è altamente preoccupante.

La denuncia del Gruppo Donne Impresa di Confartigianato Ancona – Pesaro e Urbino
Silvana Della Fornace, responsabile del Gruppo Donne, spiega che a livello territoriale ad essere più colpita è la provincia di Ancona. Tra l’altro, sempre in questa parte di Marche, sta colpendo fortissimo anche l’aumento dei contagi. Nell’anconetano risultano 170 imprese femminili non più attive. “Si è passati infatti dalle 9.500 a fine dicembre 2019 alle 9.330 di fine 2020. Un dato molto preoccupante” sostiene Della Fornace “che indica quanto le difficoltà causate dall’emergenza economica abbiano inferto un colpo importante. Pesaro e Urbino non va meglio, con una settantina di imprese in meno, perché si è passati dalle 7.600 attive di dicembre 2019 alle 7.534 di fine 2020”. Una discesa che continua inesorabile dal 2014, in realtà.

Nelle Marche le imprese femminili vittime della crisi pandemica
Secondo quanto documentato da Confartigianato Ancona – Pesaro e Urbino, a far riflettere sarebbero anche i dati settoriali. Le imprese femminili ad Ancona e nel pesarese -urbinate si concentrano soprattutto nell’ambito del commercio all’ingrosso e al dettaglio. “In questo comparto” commenta Della Fornace “nell’ultimo anno le aziende attive risultano in calo, nella provincia anconetana sono quasi un centinaio in meno rispetto a fine 2019. A Pesaro e Urbino, poi, siamo passati dalle 2.156 imprese femminili attive a fine dicembre 2014 alle sole 1.919 di fine 2020, con ben 237 imprese mancanti all’appello. Ad Ancona, invece, risultano 307 imprese attive in meno.  Le attività di servizi, terze per importanza dopo l’agricoltura hanno visto un lieve incremento di qualche decina di unità negli ultimi 6 anni, mentre tra 2019 e 2020 la situazione è rimasta sostanzialmente invariata. Di certo la ripresa vera è lontana”. Decrescita anche per il manifatturiero: “nell’ultimo anno il trend è stato negativo in entrambe le province e, osservando gli ultimi sei anni, ad Ancona da fine 2014 a fine 2020 risultano un centinaio di imprese attive in meno all’appello, mentre a Pesaro e Urbino quasi 50”.

Imprese femminili marchigiane, resilienti e combattive
“Di certo il peso della crisi del 2020 si è fatto sentire” commenta Katia Sdrubolini, presidente del Gruppo Donne “ma le nostre imprenditrici sono tenaci e continuano a combattere per resistere, lavorando nel rispetto delle regole e non demordendo. Ora il passaggio in zona gialla può dare respiro alle attività e auspichiamo che non vi sia la morìa temuta di aziende non in grado di superare questi mesi invernali ancora difficili. La priorità è sostenere le attività d’impresa con azioni concrete e decise, facendo attenzione a promuovere il valore del lavoro femminile: in tal senso, servono soprattutto politiche che favoriscano la conciliazione tra tempi di vita e lavoro, tema su cui si riescono ancora a dare risposte efficaci a livello legislativo”.

Confartigianato applaude il Fondo per l’impresa femminile
Katia Sdrubolini, presidente del Gruppo Donne Confartigianato Ancona – Pesaro e Urbino ricorda la creazione, con la Legge di Bilancio 2021, di un Fondo a sostegno per l’impresa femminile con una dotazione di 20 milioni di euro per ciascuno degli anni 2021 e 2022. “Ora serve anche allargare l’offerta di servizi, non soltanto quella degli asili nido, ma anche quelli per gli anziani, di cui sono soprattutto le donne a prendersi cura”. Poi i provvedimenti di carattere più generale, “come l’anno bianco della tassazione” conclude Sdrubolini “la riforma della burocrazia, un problema per più di 1 impresa femminile su 3 (37%), come l’eccessiva pressione fiscale, che risulta essere un problema per una impresa femminile su due (49%). Necessari anche minori costi bancari per le imprese, investimenti in infrastrutture materiali e immateriali. È tempo di cambiare marcia adesso, per continuare a sostenere il valore delle imprese femminili del Paese”.

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