Lavoro Pari opportunità

Il lavoro femminile dopo il Covid-19

Come cambia il lavoro femminile dopo il Covid-19, quali i tempi di vita e gli spazi delle città? Un convegno promosso dalla Fondazione Nilde Iotti

Quale sarà il lavoro femminile dopo il Covid-19? Promosso dalla Fondazione Nilde Iotti il convegno “Tempi di vita, di lavoro, tempi e spazi delle città dopo il Covid-19. Come cambia il lavoro” di giovedì 18 marzo è stato il primo di tre appuntamenti organizzati per discutere e riflettere dei cambiamenti determinati dalla pandemia. Ridefinizione degli spazi urbani, innovazione digitale, ripensamento dei modelli organizzativi e gestionali, crisi della cura, nuove politiche educative e contrattazione sindacale: queste le tematiche emerse durante l’evento e declinate in maniera articolata dai vari relatori.

Ripensare il lavoro femminile dopo il Covid-19
Un ripensamento dei modelli organizzativi e gestionali del mondo del lavoro, e di quello femminile in particolare, si impone come strumento di innovazione sociale e di inclusione sociale nella società di passaggio come quella nella quale stiamo vivendo: passaggio da un vecchio modo di gestire i tempi e gli spazi del lavoro verso nuove modalità che, però, non sono ancora ben delineate. Questa l’introduzione e il punto di vista della discussione che Lea Battistoni, nel suo ruolo di moderatrice, ha voluto chiarire in apertura del convegno. In questo quadro generale – ha sottolineato – è necessario attuare una serie di iniziative e realizzare attività che consentano soprattutto alle donne di diventare elemento fondante di sviluppo favorendo la mescolanza dei tempi di vita e di lavoro. Diventa impellente ipotizzare e concretizzare nuovi strumenti organizzativi della famiglia e della gestione del lavoro per favorire le nuove dinamiche e competenze che vengono richieste dal mondo del lavoro.

Perché cambierà il lavoro femminile dopo il Covid-19
Le difficoltà che il mondo femminile ha dovuto sostenere durante questi ultimi mesi sono state evidenziate durante gli interventi delineando un quadro nel quale, però, oltre ai colori foschi del disagio e delle discriminazioni subite si possono individuare anche alcuni tratti di colore più chiaro che permettono di ipotizzare un cambiamento di rotta. Riportiamo una sintesi di quanto è stato detto durante il convegno promosso dalla Fondazione Nilde Iotti.

Un nuovo piano strategico di rigenerazione della cultura verso una coesione sociale. Nuovi modelli organizzativi e gestionali e nuove politiche educative
Il problema da sottoporre sia al legislatore sia al sindacato sia alla cosiddetta società civile non è tanto il gestire situazioni dovute a necessità imprevedibili quanto piuttosto prevedere misure ed azioni che possano mitigare gli effetti negativi delle necessità imprevedibili. É necessario adottare strategie che permettano allo sviluppo tecnologico di diventare una sorta di catalizzatore potente per un empowerment sia politico sia sociale, una promozione dell’uguaglianza di genere: in altre parole utilizzare le nuove tecnologie in modo proattivo. Nel brevissimo periodo ci possono essere misure come la riduzione delle tasse per agevolare l’assunzione delle donne, ma il problema dell’accesso a determinate professioni potrà essere risolto solo se si investe, nel presente, in un percorso formativo organico pensato per permettere alle ragazze di intraprendere studi e professioni destinate fino a poco tempo fa agli uomini. Si tratta anche di lanciare un piano strategico di rigenerazione della cultura: rivedere i libri di testo, inserire passaggi pedagogici che contrastino gli stereotipi; tutti devono capire che possono essere trasmettitori di stereotipi anche inconsapevolmente.

Il lavoro femminile dopo il Covid-19. Il ruolo del Recovery Fund Next Generation
Il Recovery Fund Next Generation EU può rappresentare uno strumento di coesione. Per quanto riguarda l’innovazione digitale e la cura della persona, ad esempio, potrebbe rappresentare un volano per il cambiamento del lavoro femminile dopo il Covid-19 favorendo l’inserimento lavorativo delle donne anche in categorie che non le sono tradizionalmente proprie. Un’attenzione particolare va posta nel non sovrapporre diversi progetti similari tra loro: bisogna permettere al flusso di fondi di declinarsi in diverse modalità così da perdurare nel tempo, non essere considerato una misura temporanea, e di calarsi nelle singole realtà territoriali. La crisi della cura, esplosa durante la pandemia, potrebbe diventare un volano di crescita occupazionale specialmente per il mondo femminile con l’utilizzo delle nuove tecnologie e dei nuovi sistemi di gestione della sanità.
Per poter eseguire ed offrire prestazioni sanitarie domiciliate (e così superare il modello delle RSA) è necessaria sia la persona che, su chiamata, si reca presso il paziente sia un massiccio utilizzo delle cosiddette azioni della tele-sanità. Le ragazze, invogliate grazie ai percorsi formativi avviati fin dalle scuole primarie, ad intraprendere studi nelle cosiddette lauree STEM potrebbero così inserirsi nel comparto delle nuove tecnologie ed apportare la creatività tipica del mondo femminile.

Pubbliche Amministrazioni ed imprese private, in avvio percorsi di nuove tipologie di organizzazioni e ripensamento dei modelli organizzativi e gestionali
Il ruolo della famiglia e della gestione degli spazi è diventato un tema importante nella gestione delle diverse attività lavorative sia nel settore pubblico sia in quello privato. L’isolamento forzato dei lavoratori ha creato un disagio comunicativo importante, anche se in alcune strutture e imprese, dopo un primo momento di confusione, si sono utilizzate strategie adatte alla prosecuzione del lavoro. Nelle pubbliche amministrazioni purtroppo non sempre si è riusciti a porre l’attenzione sui servizi ma si è mantenuta alta l’attenzione sulle procedure e questo ha amplificato la cosiddetta burocratizzazione: non contavano le competenze ma il numero delle persone comprese nella verifica ed ottimizzazione delle norme.

Obsolescenza delle competenze
Si è verificato, inoltre, un altro fenomeno, ovvero quello di un processo di obsolescenza delle competenze: mentre nel lavoro in presenza le persone venivano coinvolte, il lavoro da remoto sta mostrando fenomeni di marginalizzazione delle lavoratrici e dei lavoratori. Laddove si è riusciti a ritagliarsi uno spazio e un tempo lavorativo adeguati, si è rimasti nella considerazione di colleghi e dirigenti come facenti parte a pieno titolo del gruppo di lavoro; ma quando ciò non è stato possibile si è verificato questo processo di marginalizzazione. Le donne sono la categoria che più di altre ha subito questo processo, costrette tra la gestione del lavoro e quella del complesso sistema familiare stravolto dalla pandemia. Più di un relatore ha posto l’attenzione su una nuova gestione degli spazi (privati e familiari ma anche pubblici e professionali) e sui tempi del lavoro che, non sempre regolamentati in maniera chiara, hanno comportato un cambiamento repentino ed irreversibile nelle dinamiche di gestione del privato.

L’esempio di una esperienza aziendale: la Società Molinari
A fare da controcanto Giorgio Cristiani, della Società Molinari, il quale ha narrato la sua esperienza aziendale pre e post emergenza pandemica presentando un’impresa che sta ponendo molta attenzione all’attivazione ed esecuzione delle politiche di genere offrendo azioni concrete nella conduzione delle pari opportunità. Impresa a conduzione familiare, dalla sua fondazione dopo la II guerra mondiale, ha avuto un’importante matrice femminile sia nelle posizioni subordinate sia in quelle dirigenziali. Mafalda Molinari, figlia del fondatore, è stata presentata infatti come esempio di emancipazione femminile ante litteram, donna molto attiva sia come imprenditrice sia nel mondo del sociale. Esempio virtuoso di un percorso di attenzione alle persone e alle loro competenze, la Società Molinari ha presentato le innovazioni metodologiche che si sono sviluppate nel corso degli ultimi anni e hanno permesso all’azienda di non subire contraccolpi dalla fase emergenziale. Uno dei principali risultati è stato il non essere stati costretti a utilizzare la Cassa integrazione nell’ultimo anno. Inoltre, la vincita di alcuni bandi regionali ha permesso, ad esempio, di acquistare pc e device per tutti i dipendenti che avrebbero dovuto lavorare in modalità telelavoro nonché attrezzature e dispositivi di protezione per coloro che invece avrebbero dovuto gestire di persona la linea produttiva, direttamente sul luogo di lavoro. La Molinari ha anche sottolineato come cambierà il lavoro femminile dopo il Covid-19 presentando il progetto “Conciliamo”, ancora in fase di valutazione, che prevede una nuova modalità organizzativa dei tempi di lavoro in accordo con i tempi di vita: uno Smart working reale per arrivare a un miglioramento della qualità della vita e di conseguenza anche a un aumento della produttività e dell’occupazione.

Il lavoro femminile dopo il Covid-19. Il ruolo della contrattazione sindacale
Il tema della contrattazione sindacale è la grande sfida da vincere per permettere la piena occupazione e una migliore qualità della vita. Sono necessarie, già oggi, azioni che abbiamo una prospettiva temporale di lungo e lunghissimo periodo. É impellente la necessità di un aumento del tasso di occupazione femminile, ma questo è possibile solo se si aumentano in modo strategico e sostanziale anche i servizi destinati e pensati per le donne: i servizi educativi (con particolare attenzione da porre alla fascia 0-6 anni) e la sanità territoriale, per esempio. Esiste una sostanziale differenza tra il costruire un asilo e il prevedere l’assunzione stabile di personale specializzato per la sua gestione. É necessaria una relazione tra le scelte strategiche di alto ed altissimo livello (il Recovery Fund Next Generation EU) e le loro declinazioni nelle scelte politiche attuate dagli Stati e dalle PA.

Innovazione del lavoro femminile dopo il Covid-19. Non solo internet
I servizi rinnovati devono diventare promotori di logiche di innovazione: ci sono delle attività lavorative che non sono trasferibili su internet e sarà sempre necessaria specialmente nella cura della persona e nei servizi educativi la prossimità fisica. Il tema della tempistica, dell’educazione e dello sguardo diretto al futuro ritorna come tema principale della discussione perché se da una parte è facile prevedere un effetto distruttivo dall’avvento delle nuove tecnologie su una serie di attività professionali, dall’altra proprio questo nuova modalità della gestione del lavoro potrà permettere una commistione tra diverse competenze, e il caso della cura della persona e dell’istruzione ne sono esempi.

Il lavoro femminile dopo il Covid-19 e la riorganizzazione degli spazi cittadini
La marginalizzazione, il triste fenomeno esploso durante questi ultimi tempi, che ha toccato molte categorie lavorative – e che non è semplice solitudine bensì privazione di competenze connesse ad una diversa modalità lavorativa – potrebbe essere ridimensionato ed eliminato ponendo in campo nuove visioni degli spazi, dei tempi e delle competenze. Le città si devono ri-organizzare intorno a questa nuova dimensione nella quale ci saranno interconnessioni tra lo spazio un tempo destinato alla vita pubblica e professionale e quello intimo e familiare che però non dovrà essere sovrapposizione o compressione dell’uno ad esclusivo vantaggio dell’altro.
Nel ridisegnare i confini tra spazi pubblici e privati sarà fondamentale costruire o ricostruire (perché al momento non ce ne sono) luoghi nei quali lavorare con le modalità del vero Smart working; si prospetta dunque la sfida di una progettazione integrata, ripensando le città non più come agglomerati ma luoghi collettivi e al tempo stesso individuali.

La nuova organizzazione del lavoro femminile dopo il Covid-19
Devono essere dunque attuati dei cambiamenti che riguardano il lavoro femminile dopo il Covid-19 e la sfida passa per le mani della politica. Durante l’incontro hanno sottoposto alcune loro proposte Marianna Madia e Valeria Fedeli, proposte riguardanti le politiche educative e la conciliazione dei tempi di vita e di lavoro. La fotografia scattata osservando il quotidiano ed avendo ascoltato le relazioni mostra come che questa crisi abbia aumentato le disuguaglianze di genere e come le donne stiano pagando più degli altri gli effetti della crisi: basti pensare alla crisi delle filiere femminili e della micro-imprenditoria femminile. Per superare questa fase pandemica e prepararsi al futuro è necessario considerare le mutate dinamiche lavorative e dare risposte strutturali che permettano di uscire dalla crisi occupazionale che esploderà una volta che le norme legiferate in emergenza termineranno di essere applicate. Il Recovery Fund Next Generation EU sarà un utilissimo strumento, ma non un fine, per apportare tutta una serie di modifiche strutturali al mondo del lavoro e per permettere di proteggere le categorie più fragili come le donne. Ritornando all’esempio dell’asilo, si può affermare come la maternità in senso lato non riguardi solo le mamme ma le famiglie e la società intera e, di conseguenza, se ne debba far carico la società in generale e non le singole donne. Si impone dunque una nuova organizzazione del lavoro ed è necessario tenere aperto il dibattito parlamentare sui temi della formazione e degli investimenti connessi, della conciliazione degli spazi lavorativi con gli spazi privati, della disoccupazione femminile e dell’istruzione (dalle scuole primarie all’università) e di una nuova gestione delle piccole e medie imprese affinché diventino volano del cambiamento.

Conclusioni
Al termine del convegno Livia Turco, presidente della Fondazione Nilde Iotti, ha ribadito l’importante concetto della conciliazione tra i tempi di vita e quelli del lavoro, in una nuova declinazione degli spazi pubblici oggetto, questo, di prossimi incontri.

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