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Intervista ad Antonella e Paola Mascio

Le visioni al femminile di un’azienda a maggioranza maschile: intervista ad Antonella e Paola Mascio. Uguaglianza di genere e buone pratiche aziendali in un’impresa del Nord Italia (che parte dal Sud)

Accendiamo i riflettori su un’azienda “maschile” illuminata e intervistiamo le esponenti di spicco, Antonella e Paola Mascio, perché proprio questa azienda può rappresentare un esempio da seguire, grazie alle sue best practices.

Il Gruppo Mascio
Gruppo Mascio (www.mascio.it), impresa di Mornico al Serio (Bergamo), si occupa di trasporto industriale e movimento terra per Grandi Opere. È attualmente impegnata nella ricostruzione dell’area di Genova intorno al “Viadotto Genova-San Giorgio”, l’ex Ponte Morandi, e nell’area ex Fiera. Nonostante la crisi prima e la pandemia poi, l’azienda è cresciuta, fino a contare 5 brand, una flotta di 250 mezzi di ultimissima generazione, sicuri e a ridotto impatto ambientale, 210 dipendenti ed un fatturato aumentato di quasi il doppio in un anno, dagli 8.870.601,00 euro del 2019 ai 15.563.157,00 euro del 2020. Nell’immaginario collettivo è un’azienda “maschile”, per la tipologia di attività, per la totalità di autisti (per ora) uomini, per l’ambiente di lavoro “pesante”. Proprio in questa azienda, tuttavia, sono le donne ad occupare i settori-chiave, da dove plasmano quotidianamente i processi aziendali con il loro approccio manageriale “al femminile”.

Antonella Mascio, HR Manager del Gruppo Mascio

Una leadership femminile
Abbiamo intervistato due di loro, Antonella e Paola Mascio, oggi con ruoli di rilievo nel Gruppo. Hanno avuto percorsi professionali diversi, ma entrambe, insieme con le altre collaboratrici, dimostrano che la leadership al femminile fa bene, anche in una PMI.

Lo scenario della leadership femminile in Europa non è ancora uno scenario roseo. Se nel 2020 troviamo 42 donne Ceo (+14 rispetto al 2019), solo il 28% dei ruoli dirigenziali e non dirigenziali è affidato a donne. Il raggiungimento di una piena uguaglianza di genere è ancora lontano. Qualcosa si sta muovendo, anche in Italia, che registra la più alta percentuale di donne nei comitati di gestione e controllo in Europa, pur restando solo sesta nella classifica generale sulla diversità di genere. E il cambiamento può prendere le mosse anche da aziende di settori altri da quello dei servizi e del terziario, che tradizionalmente impiegano un maggior numero di lavoratrici. Dall’intervista che segue emergeranno le buone pratiche perseguite dal Gruppo Mascio, un’impresa, si è detto, pensata decisamente al “maschile”. E tuttavia…

Paola Mascio, titolare Mascio Holding

Antonella e Paola Mascio
Tuttavia, Antonella e Paola Mascio, entrambe con ruoli chiave all’interno del Gruppo, dimostrano di avere ben chiara la direzione da seguire, verso una pratica applicazione in azienda dell’uguaglianza di genere e con una visione altrettanto limpida dei progetti da implementare e realizzare che possano favorirla.

Paola Mascio, titolare della Mascio Holding, una delle società del Gruppo ed Antonella Mascio, responsabile delle risorse umane dell’intero Gruppo, risponderanno insieme alle nostre domande.

Quante donne ricoprono ruoli di rilievo nella vostra azienda ad oggi?
Oltre a noi due, ci sono donne in tutti dei settori-chiave dell’attività del Gruppo: sicurezza, amministrazione, controllo qualità, direzione del personale. Dodici collaboratrici per ora, ma è un numero destinato a crescere.

Qual è stato il vostro percorso professionale e umano prima di approdare al ruolo?
Io, Antonella, ho inizialmente scelto la via della formazione all’estero, lavorando poi in Belgio in una multinazionale, dove sono rimasta per diciotto anni. L’ambizione di crescita dell’azienda di famiglia mi ha indotto a tornare per mettere a disposizione del Gruppo il bagaglio di esperienza accumulato. Paola invece è cresciuta all’interno dell’azienda, da responsabile tecnico per i trasporti a ruoli via via di sempre maggiore responsabilità fino a diventare titolare di uno dei brand del Gruppo, la Mascio Holding.

Una corsa a ostacoli o è andato tutto liscio, fin qui?
No, le difficoltà ci sono state, eccome, in special modo agli inizi, da imputarsi sicuramente ai lacciuoli di una mentalità che ospita pregiudizi sulle possibilità di successo per una donna in ruoli di leadership all’interno del mondo dei trasporti. Soprattutto per me (Antonella Mascio n.d.r.), al rientro dall’estero, è stato quasi uno shock vedere le limitazioni culturali ad una piena espressione della donna nel mondo del lavoro che ancora segnano il nostro Paese. Quindi se un ostacolo c’è stato è stato quello del pregiudizio, che ancora oggi costringe una donna – in possesso degli stessi requisiti e delle stesse competenze di un collega uomo – a dover “dimostrare” continuamente le proprie capacità e la propria preparazione.

Cosa vuol dire per voi essere una donna manager? In cosa è “diversa” da un manager uomo?
A noi non piace parlare di diversità, vediamo in questo termine un’accezione comunque negativa che rifiutiamo decisamente. Preferiamo parlare di costante ricerca di “equilibrio”. Proviamo a spiegarci: in questa azienda è indispensabile per chi guida gli snodi chiave dell’attività disporre di una buona dose di senso pratico e propensione all’improvvisazione, di capacità decisionali, naturalmente, ma anche di disponibilità ad impegnarsi nel rapportarsi ad un mondo, quello dei trasporti, ancora innegabilmente maschile (seppure al nostro interno divenuto col tempo esterno a dinamiche di squilibrio di genere). Il settore del trasporto industriale e della movimentazione terra per l’edilizia e le Grandi Opere è certamente un mondo a parte. I suoi addetti svolgono un lavoro pesante, che li porta spesso lontano da casa e dalle loro famiglie, un lavoro che comporta una notevole percentuale di rischi. Chi è alla guida di questo settore deve innanzitutto offrire il miglior supporto logistico possibile, anche con l’aiuto della tecnologia, con investimenti crescenti in mezzi sempre più sicuri e nella digitalizzazione, che va ad operare tagli draconiani al carico burocratico dell’attività; ma anche il miglior supporto umano possibile, attraverso l’ascolto delle loro esigenze e la disponibilità a fare conseguentemente dei cambiamenti o a dare seguito con azioni precise: un esempio il supporto per gli alloggi degli autisti che restano fuori sede a lungo. A volte il limite ‘culturale’ si fa sentire e non da tutti la figura femminile e le sue iniziative vengono percepiti nel modo opportuno. Tuttavia, il dialogo, un atteggiamento empatico e rassicurante verso dipendenti e collaboratori, è quello che caratterizza senz’altro il nostro operare come donne manager nel Gruppo Mascio. L’ideale, dicevamo, è raggiungere un equilibrio di competenze maschili e femminili, entrambe necessarie all’interno di un management “buono”. Su tutto, però, per noi essere oggi una donna manager vuol dire essere una donna con una visione. 

Qual è la vostra?
Raggiungere un altro, fondamentale, equilibrio, stavolta all’interno di tutta l’azienda, non solo nel suo management: quello tra le esigenze dettate dal business e quelle atte a garantire il benessere personale e familiare di dipendenti e collaboratori. Proviamo a farlo cercando di dare forma concreta ad alcuni concetti di base. Partiamo dalla disponibilità verso la “flessibilità”: di orario, di mansioni, attraverso lo smart working, per le funzioni in cui sia possibile, col fine di favorire una reale conciliazione tra i tempi di cura della famiglia e i tempi del lavoro. Per questo anche l’idea di realizzare in un prossimo futuro un asilo-nido per i figli dei dipendenti, non comune in aziende come la nostra, perché la famiglia – secondo quella che è stata, per fortuna, come diciamo sempre, la nostra esperienza personale vissuta – sia e rimanga un fattore di arricchimento e non di penalizzazione. Dell’”ascolto” abbiamo già detto, con l’idea di assecondare aspirazioni e sviluppare competenze ulteriori, anche con l’erogazione di formazione ad hoc. Poi “collaborazione”: offriamo un atteggiamento collaborativo, ma lo pretendiamo anche. E funziona.

Raccontateci la vostra giornata-tipo. Anche voi dovrete conciliare, immaginiamo, lavoro e famiglia.
Due parole-chiave anche in questo caso: di nuovo “collaborazione” e poi “organizzazione”. Con una buona organizzazione avere una famiglia non è affatto limitante per realizzarsi anche nel lavoro. E poi la ‘collaborazione’, quella dei familiari, ma anche e soprattutto quella di chi lavora con noi.

Un ambito particolare, si è detto, il vostro. Davvero credete che le donne possano avere una carriera e crescere professionalmente in questo settore?
La nostra azienda è più strutturata di altre che operano nel campo dei trasporti industriali e del movimento terra. E quindi può rappresentare un buon campo di prova per testare le abilità femminili applicate a questo comparto. Ci proponiamo di raccontare e far conoscere meglio al mondo femminile il settore dei trasporti, andando oltre gli stereotipi che lo riguardano, indicando la possibilità di sbocchi lavorativi, mostrando un esempio di promozione di una leadership inclusiva aperta anche ai talenti femminili.  

Essere dirigente “in famiglia”, tutto positivo?
La nostra è stata un’esperienza positiva. Tutti noi proveniamo dal Sud, dal Molise, dove la condizione femminile conserva alcuni aspetti decisamente retrogradi. E i dati dell’occupazione femminile al Sud lo dimostrano. Come recita l’ultimo rapporto Svimez, in tre mesi al Sud si sono persi 171mila posti di lavoro tra quelli occupati da donne, la precarietà delle donne resta più elevata rispetto a quella del lavoro maschile nel Mezzogiorno. Quasi un quarto delle donne impiegate con un contratto a termine ha quel ruolo da almeno 5 anni, con scarse possibilità di trasformarlo in una posizione permanente, a fronte del 13/14% delle dipendenti del Centro-Nord. E al Sud sono anche più diffuse le basse retribuzioni: un quinto delle donne ha una retribuzione oraria inferiore ai due terzi di quella degli uomini. Più in generale, l’occupazione femminile in professioni qualificate è calata tra il 2008 e il 2019 di oltre 290 mila unità a livello nazionale, -16,2% al Sud (rispetto al -4% del Centro-Nord). Nella nostra famiglia, però, siamo state sempre incoraggiate a seguire le nostre inclinazioni sia nello studio sia nel lavoro. Mettere a frutto il nostro impegno nell’azienda di famiglia è stata una nostra scelta convinta.

Torniamo un istante a questa “azienda di famiglia”: 210 dipendenti, una flotta di mezzi imponente e di recente ulteriormente ampliata, un fatturato pressoché raddoppiato negli ultimi 12 mesi, a dispetto della crisi e della pandemia. Il Gruppo Mascio davvero, come recita il suo claim, “Move fast, safe, green”.  Quanto c’entrano le donne, in questa crescita?
Il claim riflette i servizi così come noi li offriamo. L’apporto, come abbiamo detto, è quello di donne e uomini che con equilibrio tra le loro competenze e attitudini, femminili e maschili, guidano una squadra di “persone”, con l’ambizione, questo sì, di coinvolgerle e farle sentire parte di un progetto comune. E, per ora, funziona.

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