Lavoro Mestieri e professioni

Primo report sul lavoro domestico in Italia

Presentato il primo report del programma Welfare familiare e valore sociale del lavoro domestico in Italia, realizzato dal Censis per Assindatcolf

Oggi, 16 dicembre 2021, sono stati presentati i risultati della ricerca dal titolo “Welfare, lavoro domestico e green pass”, realizzata dal Censis per Assidatcolf, l’associazione che raggruppa le famiglie dei datori di lavoro delle collaboratrici familiari. I dati sono stati presentati da Andrea Toma, ricercatore del Censis, e discussi da Alessandro Lupi e Andrea Zini, rispettivamente direttore generale del Censis e presidente di Assindatcolf.

Il lavoro domestico in Italia si esercita con il Green pass
I lavoratori domestici nelle case degli italiani hanno il Green Pass. A confermarlo è il 94,8% delle famiglie datrici di lavoro associate a Assindatcolf. Solo nel 3,3% delle famiglie il collaboratore ne è sprovvisto e una percentuale inferiore all’1% non lo sa. Superata anche la prova del controllo: il 72,9% dei datori di lavoro ha effettuato senza difficoltà la verifica del possesso del Green Pass del proprio collaboratore. Il 15,3% considera inutile la verifica, perché conosce già la condizione sanitaria del lavoratore e nutre fiducia nei suoi confronti. Il 6,9% invece ritiene inutile il controllo e lo considera l’ennesima incombenza che grava sulle famiglie. Il 95,6% dei lavoratori ha ottenuto il Green Pass con la vaccinazione, l’1,3% in seguito al referto del tampone negativo, il 2% perché è guarito dopo aver contratto l’infezione.

La ricerca sul lavoro domestico in Italia
Il “Welfare, lavoro domestico e Green Pass” è stato elaborato nell’ambito del progetto “Welfare familiare e valore sociale del lavoro domestico in Italia” realizzato dal Censis per Assindatcolf (l’Associazione Nazionale dei Datori di Lavoro Domestico). La rilevazione ha riguardato un campione di famiglie associate a Assindatcolf, in prevalenza coppie con figli (il 47,5% del totale), per il 50% con una età superiore ai 60 anni e per il 70% di sesso femminile. Marcata l’incidenza, tra le persone più anziane, di chi vive da solo (il 57,0% degli over 75).

Il peso delle faccende domestiche
Il carico delle cosiddette faccende domestiche pesa di più sulle donne, anche in età avanzata. E anche tra le famiglie che si avvalgono di un collaboratore (principalmente colf, badante o baby sitter) il sovraccarico di lavoro domestico si fa sentire. L’86,4% delle donne svolge attività per la cura della casa e della famiglia, il 23,9% lo fa per più di 24 ore alla settimana. Un carico rilevante nelle attività casalinghe si riscontra anche tra le persone più anziane: l’83,6% di chi ha un’età compresa tra 61 e 75 anni e il 56,9% degli over 75.

Alessandro Lupi – Dir. gen. Censis

Il lavoro domestico e il lavoro fuori casa
Praticamente identico è il tasso di partecipazione al lavoro fuori casa: il 58,7% delle donne è occupato (il 17,4% con un orario di lavoro superiore alle 40 ore settimanali), così come il 57,8% degli uomini (il 28,1% lavora oltre 40 ore) ma la stanchezza si fa sentire di più tra le donne: svolgere le faccende domestiche è molto faticoso per 10 donne su 100 (contro il 3,6% degli uomini) e abbastanza faticoso per il 62% (a fronte del 47,8% degli uomini). Non va meglio fuori casa: le donne giudicano il loro lavoro abbastanza faticoso (il 65,1% contro il 57,2% degli uomini) e il 17,6% molto faticoso (un punto in più rispetto agli uomini: 16,7%).

Lavoro domestico e pandemia
Per una famiglia su tre con l’emergenza sanitaria sono diminuiti i servizi di cura e assistenza. Nella stagione della pandemia, il 33,1% delle famiglie ha lamentato un peggioramento nella fruizione dei servizi per il nucleo familiare e il 26,3% ha visto deteriorarsi il proprio stato di salute personale. Sono soprattutto gli over 75enni a dichiarare un peggioramento della salute negli ultimi 18 mesi (44,4%), insieme alle persone che vivono da sole (37,0%). In merito all’accesso ai servizi per le famiglie, sono i monogenitori con figli a riscontrare un peggioramento (38,2%), seguiti dalle persone sole (35,5%).

L’obbligo del Green pass per i collaboratori domestici
Chi svolge un lavoro domestico deve avere il Green pass e “aver introdotto l’obbligo del Green Pass anche per il comparto domestico ha portato i risultati sperati” ha dichiarato Andrea Zini. “I dati incoraggianti sulla vaccinazione che emergono da questa indagine dimostrano come fosse necessario introdurre un obbligo anche per questi lavoratori, prevalentemente stranieri ed originari dell’Est Europa, che inizialmente erano particolarmente restii rispetto alla vaccinazione. Ora occorre monitorare l’ampia fascia di lavoro irregolare che, per forza di cose, non rientra nei risultati di questa ricerca. Una realtà nella quale è più complicato che un datore di lavoro possa pretendere che il domestico sia in regola con l’obbligo del Green Pass”.

La questione dei dati sensibili
Per quanto riguarda la questione dei dati sensibili, Zini ha spiegato: “la ricerca dimostra come nel comparto domestico quello della privacy sia un falso problema poiché i datori sono già a conoscenza delle informazioni sanitarie del proprio dipendente. Da qui la nostra richiesta di prevedere in ambito domestico dei controlli semplificati del Green Pass e più a lungo termine”.

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