Politica e donne Società

Comuni amici della famiglia, il network nazionale

Il network dei Comuni amici della famiglia è la rete delle località italiane che promuovono politiche di supporto al benessere familiare

Fondato nel 2017 dalla Provincia autonoma di Trento, dal Comune di Alghero e dall’Associazione nazionale famiglie numerose, il network dei Comuni amici della famiglia oggi conta 125 Comuni distribuiti in 11 regioni italiane. Non solo: la rete si è allargata fino a toccare le città europee, grazie al coinvolgimento della Confederazione europea delle famiglie numerose.

Comuni amici della famiglia
Dal 6 ottobre 2017, data di fondazione del network, ad oggi, la Provincia autonoma di Trento, dalla quale ha preso il via questa iniziativa, ha certificato più di 100 Comuni amici della famiglia, nei quali vive oltre il 90% della popolazione trentina. Ed è da questo dato che si è partiti, a piccoli ma sicuri passi, per far crescere la rete dei Comuni e delle organizzazioni che a livello nazionale intende promuovere politiche di sostegno al benessere della famiglia seguendo l’esperienza trentina. Per essere certificati Comuni amici della famiglia non occorre effettuare investimenti economici ma occorre soddisfare dei requisiti: innanzitutto aver adottato dei provvedimenti e portato avanti delle politiche che, coinvolgendo le associazioni familiari e i portatori di interesse, abbiano soddisfatto le esigenze delle famiglie con bambini; poi la pianificazione per gli anni seguenti, ovvero un piano di interventi a favore del benessere familiare valutato di anno in anno. Un processo che ha la finalità di accrescere la sensibilità istituzionale del singolo Comune nei confronti delle famiglie che vi risiedono e di orientare le scelte e le risorse alle priorità sentite dalla cittadinanza. La particolarità di questa iniziativa sta nella considerazione di tali priorità non come un costo ma come una risorsa da valorizzare, trattando dunque la stessa famiglia come un valore non solo a livello a morale ma anche economico. La famiglia all’interno del network è infatti vista come risorsa per la comunità in questo momento di declino demografico che avrà forti conseguenze anche sul piano economico.  Le funzioni sociali ed educative, il ruolo attivo a livello relazionale non va sottovalutato per la creazione di un futuro migliore come quello che, al di là di ogni forma retorica, effettivamente dovremmo volere.

Le esperienze dei Comuni amici della famiglia
Per presentare i risultati di questa esperienza attivata nel corso degli anni dal 2017 ad oggi, si sono riuniti a Roma, presso la Pontifica Università della Santa Croce, i rappresentanti istituzionali dei Comuni amici della famiglia (Sindaci e assessori), delle associazioni coinvolte (i presidenti dell’associazione nazionale famiglie numerose e della confederazione europea delle famiglie numerose) e delle autorità ecclesiastiche (il presidente della Conferenza episcopale italiana, il Vescovo dell’Arcidiocesi di Trento, il Rettore della PUSC), il dirigente generale dell’Agenzia per la coesione sociale e la Ministra della famiglia, natalità e pari opportunità. Durante l’incontro, avvenuto il 29 marzo 2023, l’assessore Dario Ioppi, del Comune di Arco (TN), Comune con 18.000 abitanti, ha sottolineato come questa iniziativa stia coinvolgendo man mano tutti i Comuni della provincia trentina indipendentemente dai colori politici e come valorizzare le famiglie e mettere al centro i loro bisogni sia un sentire comune che fa superare le barriere favorendo interventi sinergici che vadano oltre l’assistenza ai casi particolari, fornendo un supporto alle famiglie nella loro normale quotidianità. Le iniziative portate avanti da questo Comune mettono dunque in sinergia le politiche per il lavoro, per la scuola, per la sicurezza, per la conciliazione dei tempi di vita e lavoro, valorizzando il ruolo della rete familiare e di vicinato e in generale il ruolo dinamico e positivo della famiglia.

Comuni amici della famiglia, dal Veneto alla Sardegna alla Sicilia
L’assessora Cristina Piva, del Comune di Padova, primo Comune del Veneto ad aver avviato la procedura per entrare a far parte del network e certificato tra i Comuni amici della famiglia nel 2019, ha parlato delle politiche attuate: un piano triennale per la famiglia, un ufficio dedicato, un Osservatorio della Comunità educante, tre tavoli permanenti (su famiglia, welfare, diritti e infanzia).
Il Sindaco di Alghero, Mario Conoci, ha detto che in Sardegna la certificazione si sta diffondendo rapidamente e ora si stanno coinvolgendo anche le imprese con il marchio Family Friendly per hotel e strutture ricettive, il settore della manifattura con il welfare aziendale e le politiche di conciliazione tempi di vita e lavoro. Il principio che segue il Sindaco è lineare: “penso che se l’Amministrazione pubblica fosse in grado di risolvere i problemi della famiglia, si risolverebbe il 95% dei problemi della comunità”. I Comuni amici della famiglia hanno espresso le proprie opinioni e presentato le iniziative attuate: in Lombardia (il delegato presente era Stefano Sirleto) i Comuni certificati e le associazioni aderenti al network solo in Val Seriana sono state in 8 mesi 25 su 38 tanto da iniziare a parlare di un distretto della famiglia, considerando che il 25% della popolazione oggi vive in un Comune certificato. In Umbria, come ha spiegato l’assessora del Comune di Perugia Edi Cicchi, le politiche per la famiglia coinvolgono le imprese femminili e il welfare aziendale, gli under 35, la sostenibilità e l’innovazione. In Emilia Romagna, come ha spiegato Alessando Santoni, Sindaco di San Benedetto di Sambro (BO), piccolo Comune degli Appennini con 4.000 abitanti, l’obiettivo è aumentare la qualità della vita “perché se stanno bene le famiglie, sta bene tutta la comunità” e dunque è entrato nel network per capire, confrontandosi con le realtà di tutta Italia, quali sono le azioni più utili da attuare e ogni anno tornano con nuovi progetti da mettere in atto.

Sindaco di Druento, Carlo Vietti

Il Comune certificato in Piemonte è quello di Druento (TO), dove la giunta è composta tutta da donne, e il Sindaco Carlo Vietti ha parlato fieramente dei risultati raggiunti grazie all’applicazione delle politiche per la famiglia seguite alla certificazione, dal momento che il suo paese è diventato attrattivo per le giovani coppie, che qui si sono trasferite negli ultimi due anni ed hanno portato a una crescita della natalità del 3%. Il primo cambiamento che il Sindaco ha notato è stato l’aurmento del senso di appartenenza alla comunità.

Sindaco di Pontremoli, Jacopo Maria Ferri

 

Nascite in aumento dopo l’applicazione dei piani previsti dal network Comuni amici della famiglia anche per il Comune di Pontremoli (MS), in alta Toscana. Il Sindaco di questo Comune con 7.000 abitanti, Jacopo Maria Ferri, ha aggiunto un ulteriore bonus bebé a quelli già esistenti a livello nazionale e regionale ed ha varato delle iniziative a supporto delle famiglie con benefici in aumento in base al numero dei figli.

 

Sindaco di Regalbuto, Angelo Longo

 

E se tra i primi Comuni ad aderire al network in Sicilia c’è Regalbuto (EN), per il quale era presente all’incontro il Sindaco Angelo Longo, l’ultimo in ordine temporale è quello di Romans d’Isonzo, nel Friuli Venezia Giulia, per il quale era presente il Sindaco Michele Calligaris, che ha aderito al network per contrastare il calo di natalità e che, tra le altre politiche per la famiglia, ha creato il Consiglio comunale dei ragazzi.

I Comuni amici della famiglia per il contrasto alla denatalità
Regina Maroncelli, presidente della Confederazione europea delle famiglie numerose, fa il punto della situazione con pochi semplici dati: in Europa solo il 28% delle famiglie ha figli e un terzo di questi nasce in una famiglia numerosa. “Noi siamo una realtà invisibile, siamo un movimento che nasce dal basso e vuole contagiare altre città, altre regioni. E le imprese, che sono chiamate a diventare family friendly”.

S.E. Matteo Maria Zuppi, pres. CEI

Purtroppo, il grande nemico della società è l’individualismo, afferma il presidente della CEI, S.E. Matteo Maria Zuppi. “La limitata visione fa fare interventi spot, l’individualismo svuota tutti i legami e solo la famiglia può combatterlo, grazie alle sue esperienze concrete di connessione e vicinanza. A questa connessione va data una visione di grande respiro perché non c’è futuro senza famiglia”. Parole dense di significato letterale: la denatalità in Italia, con il suo effetto moltiplicatore, avrà ripercussioni in tutti gli ambiti sociali ed economici e quindi occorre essere lungimiranti e prevenirle. Per questo è nato il network dei Comuni amici della famiglia che punta sulla “sinergia e l’organizzazione per far diventare quel che prima era considerato un costo, una risorsa e addirittura un guadagno”, come spiega S.E. Lauro Tisi, Arcivescovo della diocesi di Trento. “La provincia di Trento in questi 10 anni ha sperimentato, con questo sistema, che la famiglia in determinate condizioni può diventare un valore aggiunto. Si è partiti dalla pratica per arrivare alla teoria, invertendo la prassi. Il nostro è un cantiere di lavoro, sperimentiamo continuamente e la bontà di questo percorso si sta estendendo in Italia e ora anche in Europa”. Per di più con la lungimiranza di pensare ai giovani, che devono uscire dalle famiglie di origine per creare le proprie famiglie, come spiega il presidente della Provincia autonoma di Trento, Maurizio Fugatti. Ed è proprio grazie all’applicazione di queste politiche familiari che questo territorio – come sottolinea Alfredo Caltabiano, presidente dell’associazione famiglie numerose – ha indici di natalità tra i più elevati, sottolineando che le politiche familiari non coincidono con le politiche assistenziali.

Regina Maroncelli, pres. Conf. europea famiglie numerose
S.E. Lauro Tisi, Arcivescovo Trento
Maurizio Fugatti, presidente Provincia autonoma di Trento
Alfredo Caltabiano, presidente Ass. Naz. Famiglie numerose
Luis Navarro, Rettore PUSC
Eugenia Maria Roccella, Ministra della famiglia, natalità e pari opportunità

Un Ministero per la famiglia
E se Luis Navarro, Rettore della Pontificia Università della Santa Croce, dove si trova un Centro Studi sulla famiglia, parla di questa come luogo dove l’individuo viene valorizzato per ciò che è e non per ciò che ha (“e mi riempie di gioia vedere come la famiglia sia vista come un soggetto di ricchezza per i Comuni e per le Regioni e non come un problema”), la Ministra della Famiglia, Natalità e Pari opportunità, Eugenia Maria Roccella vede nella famiglia una necessità per contrastare tutti gli effetti negativi della denatalità, a partire dal rischio di spopolamento e morte dei piccoli Comuni italiani. “Il piccolo Comune è a rischio perché è a rischio il mantenimento dei livelli di popolazione: i piccoli Comuni, le aree interne stanno sparendo. E il crollo della natalità ha tanti effetti negativi: non solo sul mantenimento dei servizi (pensioni, welfare) ma anche sull’ambiente. La conservazione del patrimonio ambientale e culturale di un territorio dipende dalla popolazione che lì vive”.

Sindaci e assessori in sala

La Ministra Roccella trova che l’iniziativa dei Comuni amici della famiglia sia lodevole perché “parte dal basso, dalla concretezza, dalla vicinanza per disegnare una possibile politica nazionale, mettendo in rete, facendo sinergia, allargando le buone pratiche in modo verticale”. Secondo la Ministra infatti non è possibile uscire dalla crisi che vive la famiglia (un terzo delle famiglie italiane è senza figli) se non viene messa al centro della sensibilità dell’opinione pubblica, dal momento che “la politica ha bisogno del consenso. Quindi è importante riportare la famiglia al centro del dibattito, perché la famiglia è un bene comune, a partire dalla maternità e dal suo valore sociale. Dobbiamo recuperare il prestigio materno”. E la Ministra pensa che si debba “costruire un welfare aziendale basato sull’armonia tra vita e lavoro e sui servizi che possano aiutare i genitori a portare avanti la famiglia senza troppi problemi. Per questo vogliamo coinvolgere in primo luogo il mondo produttivo”. La parola chiave che sottolineiamo in questo discorso è “genitori”, perché finalmente – forse – un rappresentante del Governo ha recepito il concetto che di un figlio devono occuparsi entrambi i genitori e non solo la madre. Speriamo che le politiche che si porteranno avanti sulla famiglia siano quindi destinate a responsabilizzare il ruolo paterno con maggior vigore.

Targhe consegnate alle autorità che hanno supportato l’iniziativa

Luciano Malfer, dirigente generale Agenzia per la cosesione sociale

 

Per richiedere la certificazione di Comune amico della famiglia e ottenere il marchio Family in Italia si devono possedere alcuni requisiti. Per avere informazioni al riguardo si può visitare il sito web dell’Agenzia per la coesione sociale, ubicata nella Provincia autonoma di Trento dalla quale è partita l’iniziativa nazionale (e oggi internazionale): www.trentinofamiglia.it

Potrebbe interessarti