Il 6 febbraio è la Giornata mondiale della tolleranza zero contro le mutilazioni genitali femminili. La ricostruzione e il recupero funzionale
In occasione della Giornata mondiale contro le mutilazioni genitali femminili si svolge nel pomeriggio, a porte aperte presso l’Aula magna del rettorato dell’Università – azienda ospedaliera universitaria policlinico Paolo Giaccone di Palermo, il IV Summit Itinerante sulle Mutilazioni Genitali Femminili, organizzato dalla SICPRE (Società Italiana di Chirurgia Plastica Ricostruttiva-rigenerativa ed Estetica) in collaborazione con l’Unità operativa di Chirurgia Plastica del Policlinico.
Il summit
Aperto al pubblico, il Summit si svolge dalle ore 16,00 alle ore 19,00 circa. “L’evento ha lo scopo di informare e sensibilizzare su questa pratica che costituisce nel diritto internazionale una grave violazione dei diritti umani a danno di milioni di bambine, ragazze e donne” spiega la direttrice dell’UOC di Chirurgia Plastica e della Scuola di specializzazione di chirurgia plastica ricostruttiva ed estetica di Palermo e Catania, Adriana Cordova. “Nel programma una tavola rotonda con la partecipazione di ginecologi, sociologi, psicoterapeuti e antropologi, oltre che ovviamente di chirurghi plastici e associazioni del territorio, al fine di creare una sinergia tra le categorie professionali coinvolte nel tema e assicurare la migliore assistenza alle donne”. Tra gli obiettivi della manifestazione e della SICPRE, infatti, c’è la creazione delle MGF Unit, unità ospedaliere multidisciplinari composte da ginecologi, psicologi, urologi e ovviamente chirurghi plastici, per dare a queste pazienti accoglienza e il miglior trattamento possibile.
Mutilazioni genitali femminili
In Italia, secondo una ricerca dell’Università Bicocca di Milano, le donne che hanno subito queste mutilazioni sono quasi 88.000. Nonostante i grandi numeri, nel nostro Paese sono ancora poche le donne che denunciano la propria esperienza di mutilazione e che mettono in discussione questa pratica. Sono ancora meno le donne che, in un processo di conoscenza e cambiamento chiedono di ripristinare, in forma e funzione, i loro genitali esterni. “Le limitazioni e il dolore conseguente alle mutilazioni genitali sono la realtà con cui milioni di donne nel mondo convivono ogni giorno” dice Stefania de Fazio, presidente della Società Italiana di Chirurgia Plastica Ricostruttiva-rigenerativa ed Estetica (Sicpre). “Grazie alle tecniche della chirurgia ricostruttiva e ai progressi della medicina e chirurgia rigenerativa, e in particolare all’utilizzo del tessuto adiposo si possono ripristinare i tessuti asportati con la mutilazione e migliorare la qualità e l’elasticità di quelli superstiti. Il risultato è la possibilità di ridurre il dolore nei rapporti sessuali, migliorare la minzione e dare a queste donne la possibilità di partorire naturalmente”.
Cosa sono le mutilazioni genitali femminili
Le mutilazioni genitali femminili sono riconosciute dall’Organizzazione delle Nazioni Unite come una pratica contro i diritti umani, ma sono ancora eseguite in diverse aree del mondo, dall’Africa all’Indonesia. Possono avvenire nelle prime settimane di vita, durante l’infanzia o all’inizio della pubertà e con modalità e conseguenze diverse. Per quanto riguarda la stragrande maggioranza delle donne che le hanno subite e che vivono in Italia, la mutilazione avviene prima della migrazione oppure, nel caso delle seconde generazioni, in occasione di un viaggio nel Paese di origine.
Quando si asporta il clitoride (in realtà la sua parte “sporgente”) si parla di mutilazione di grado 1; quando oltre a questo si riducono o eliminano le piccole labbra si è di fronte a una mutilazione di grado 2; quando si aggiunge il restringimento dell’introito vaginale, la cosiddetta infibulazione, è stata praticata una mutilazione di grado 3 e 4, a seconda dell’estensione della sutura di chiusura. Anche per i metodi rudimentali solitamente impiegati, le mutilazioni genitali femminili sono spesso causa di gravi infezioni e possono portare alla morte. La conseguenza è pesantissima anche da un punto di vista psichico a causa del trauma subito e dei disagi conseguenti, tra cui la difficoltà nella minzione (gli esiti cicatriziali rendono lungo e difficile lo svuotamento della vescica), il dolore durante i rapporti sessuali e l’impossibilità di partorire naturalmente.
La Sicpre
La Società italiana di chirurgia plastica ricostruttiva-rigenerativa ed estetica (www.sicpre.it) è l’unica società di chirurgia plastica italiana riconosciuta dal Ministero della Salute. È stata fondata a Roma nel 1934 e raduna oggi l’80% degli specialisti presenti nel nostro Paese. È gemellata (unica italiana) con l’American society of plastic surgeons (Asps) ed è referente ufficiale in Italia del progetto internazionale Icobra, che ha il fine di coordinare i registri delle protesi mammarie di tutto il mondo. La Sicpre è inoltre gemellata con l’International society of aesthetic plastic surgery (Isaps); fa parte (unica italiana) di Icoplast, la confederazione internazionale delle società di chirurgia plastica ufficialmente riconosciute; è legata a Uems, l’Unione europea dei medici specialisti.
Un summit itinerante
Le precedenti edizioni del summit si sono svolte a Napoli nel 2019 e a Padova nel 2022. Per l’anno 2024 Sicpre ripropone l’evento a Palermo, in collaborazione con l’unità operativa di chirurgia plastica dell’Azienda ospedaliera universitaria Paolo Giaccone di Palermo, diretta dalla prof. Adriana Cordova. L’approccio scientifico, legale e sociologico al tema delle mutilazioni genitali femminili sarà arricchito dalla presenza di artisti e rappresentanti delle associazioni legate al mondo africano che renderanno il Summit un prezioso momento di riflessione e sensibilizzazione. L’evento è gratuito e aperto al pubblico. L’opera “Lost Venus”, simbolo del Summit Sicpre, è stata ispirata e donata dall’autrice, Cristina Burns.