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L’imprenditoria femminile in Italia, i dati Istat

Pubblicata l’indagine dell’Istat sullo stato dell’imprenditoria femminile in Italia che mostra come le imprenditrici siano sempre più giovani e istruite

In occasione della Giornata internazionale dei diritti delle donne, lo scorso 8 marzo, sono molte le istituzioni che hanno effettuato delle indagini sul mondo del lavoro femminile e tra queste l’Istat, che ha divulgato i dati sull’imprenditoria femminile in Italia. I dati sono quelli definitivi e aggiornati al 2021, poiché l’analisi richiede molto tempo per l’elaborazione definitiva e complessiva con analisi incrociate delle varie fonti ufficiali. Vediamoli.

L’imprenditoria femminile in Italia. Il gap di genere
Sono oltre 4 milioni e 800mila gli imprenditori che operano in Italia (dati definitivi e aggiornati al 2021 escluse le grandi imprese con più di 250 addetti e le imprese appartenenti a gruppi di impresa). Di questi, quasi il 30% è donna (in lieve crescita rispetto al 2015 quando la percentuale di donne era del 29,1%). Il gap di genere è alto ma cala se si estrapolano i dati relativi al titolo di studio: ha conseguito un titolo di studio terziario (laurea e oltre) il 34,5% delle imprenditrici a fronte del 23,4% degli uomini. In presenza di un titolo di studio elevato – rileva l’Istat – si riduce il gap di genere. Dal punto di vista del rapporto tra equilibrio di genere e cittadinanza, le donne rappresentano il 29,7% degli imprenditori italiani e il 30,6% degli imprenditori extra-UE operanti in Italia; l’incidenza sale al 42,5% tra gli imprenditori UE. Un migliore equilibrio di genere tra gli imprenditori con cittadinanza UE si osserva trasversalmente alle classi di dipendenti. Inoltre, se si analizza il gap di genere rispetto all’età, si nota che le imprenditrici sono mediamente più giovani dei colleghi maschi (rispettivamente 49 e 52 anni) e che tra gli under 35 c’è un maggiore equilibrio di genere con una incidenza della presenza femminile del 37,1%.

Giovane imprenditoria femminile in Italia
Le imprenditrici (escluse quelle delle grandi imprese e dei gruppi di imprese, che nel report Istat non sono state considerate) sono 1 milione 460mila. In crescita di 65.000 unità rispetto al 2015. La loro età media è più bassa (49 anni) dei loro colleghi maschi (52 anni), perché la componente giovanile è molto forte e ciò contribuisce ad attenuare il gap di genere. Infatti, se nella classe di 50 anni e più le donne rappresentano il 26,5% del complesso degli imprenditori, lo squilibrio si riduce leggermente nella classe di età centrale (33%) e in modo più consistente in quella under 35, dove la quota femminile raggiunge il 37,1%.

I settori scelti dall’imprenditoria femminile in Italia
La stragrande maggioranza delle imprenditrici opera nei Servizi (90,7% a fronte del 74,9% degli uomini). Molto contenuta la quota di imprenditrici del comparto industriale (6,4%) e marginale in quello delle Costruzioni (2,9%), che si conferma dunque a forte caratterizzazione maschile.
Le imprenditrici più frequentemente dei loro colleghi guidano imprese delle Attività professionali, scientifiche e tecniche (20% contro il 17,2%), Sanità e assistenza sociale (12,5% contro il 5,5%), Servizi di alloggio e ristorazione (9,3% contro il 6,8%) e Altri servizi alla persona (9% a fronte del 2,8% degli imprenditori). Tuttavia, anche nei settori dove la propensione a svolgere attività imprenditoriale è più elevata tra le donne, i divari di genere restano molto elevati: le donne rappresentano infatti poco più di un terzo (34,2%) degli imprenditori operanti nei Servizi. La presenza femminile supera quella maschile solo nelle Altre attività di servizi (58,1%). Una situazione equilibrata si riscontra nel settore della Sanità e assistenza sociale (49,3% di donne) e in quello dell’Istruzione (44%), seguiti, ma a distanza, dai Servizi di alloggio e ristorazione (con una presenza femminile del 37,1%). Meno equilibrata la composizione per genere negli altri settori economici dei Servizi. Nel comparto industriale il rapporto di genere è di poco più di uno a cinque (21,6%), per arrivare a uno su 13 nelle Costruzioni (7,6%).

Piccola imprenditoria femminile in Italia
Le imprese femminili italiane sono piccole, anzi micro. Infatti quasi un milione di donne svolge un’attività imprenditoriale senza dipendenti (64,8% a fronte del 62,4% degli uomini). Il 14,8% ha un solo dipendente (contro il 14,3% degli uomini), il 16,6% (contro 18,5%) ha tra i due e i nove dipendenti, il 3,8% 10 o più dipendenti (a fronte del 4,7% degli imprenditori).
L’assenza di dipendenti caratterizza soprattutto l’attività imprenditoriale delle under 35 (72,8% contro il 67,2% dei coetanei maschi). Le over 35 – e soprattutto quelle con più di 50 anni – invece hanno più frequentemente più di un dipendente: il 18,8% delle ultracinquantenni ha tra i due e i nove dipendenti a fronte dell’11,8% delle under 35: il 4,6% ha più di 10 dipendenti a fronte del 2,2% delle più giovani. Le imprenditrici senza dipendenti variano dal 68,9% del Nord-Ovest al 59,9% del Mezzogiorno, dove sono invece più numerose, rispetto alle altre ripartizioni, le imprenditrici con un dipendente (17,9% a fronte del 12,6% del Nord-Ovest).
Inoltre, le donne (sfatando una vecchia credenza popolare) credono di più nelle donne: il 54,2% del personale dipendente delle imprenditrici (con dipendenti) è di sesso femminile, a fronte del 38,5% nel personale alle dipendenze degli imprenditori. E ciò avviene non solo nel settore dei Servizi tradizionalmente a forte caratterizzazione femminile ma anche nel settore dell’Industria, dove le imprenditrici hanno il 34,2% di dipendenti donna a fronte del 27,5% nel caso degli imprenditori.

Più formate le imprenditrici rispetto agli imprenditori
La laurea è più diffusa tra le imprenditrici che tra gli imprenditori, in linea con quanto accade nella popolazione generale. Ha conseguito un titolo di studio terziario il 34,5% delle imprenditrici a fronte del 23,4% degli uomini. Nel segmento di imprenditori con titolo di studio terziario le donne rappresentano il 38,8%. Decisamente più sbilanciato il rapporto tra i due generi in presenza di un titolo di studio più basso (28,6% di donne tra quanti hanno conseguito un diploma e 24,7% tra quanti si sono fermati alla scuola dell’obbligo). La percentuale più alta di imprenditrici con elevato titolo di studio si ritrova tra i liberi professionisti (76,4% a fronte del 68,2% dei colleghi). Tuttavia il gap di genere è più elevato, superando i 20 punti percentuali, per i lavoratori autonomi tra i quali ha conseguito un titolo di studio terziario il 43,5% delle donne a fronte del 23,4% degli uomini.
Le imprenditrici hanno un titolo di studio più elevato degli uomini in tutte le classi di età e settori di attività economica.

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