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Tassi prestiti alle imprese quadruplicati in 2 anni

Il Centro studi di Unimpresa analizza il bollettino della Banca d’Italia sottolineando come i tassi dei prestiti alle imprese abbiano subito un rialzo eccessivo

I costi del credito pesano molto sui conti aziendali e dunque sull’andamento di chi porta avanti un’attività in proprio, a prescindere dalla dimensione, soprattutto quando i tassi dei prestiti alle imprese aumentano in maniera esponenziale, come hanno fatto negli ultimi due anni. Lo dimostra l’analisi del Centro studi di Unimpresa (Unione nazionale di imprese) effettuata sul bollettino della Banca d’Italia diffuso l’11 marzo 2024.

Tassi sui mutui e tassi sui prestiti alle imprese
Se i tassi sui mutui sono calati, da dicembre 2023 a gennaio 2024, dal 4,82% al 4,38%, la stessa tendenza al ribasso non si registra per i costi del credito erogati alle imprese: gli interessi medi, infatti, saliti anche nell’ultimo mese di 5 punti base, risultano addirittura quadruplicati in due anni, passando dall’1,28% di gennaio 2022 al 5,48% di gennaio 2024.

Il peso dell’aumento dei tassi sui prestiti alle imprese
Secondo l’analisi del Centro studi di Unimpresa la “fiammata” dei tassi ha fermato le erogazioni con lo stock dei finanziamenti delle banche alle aziende crollati di quasi 45 miliardi in due anni. “Le imprese sono strozzate” commenta il vicepresidente di Unimpresa Giuseppe Spadafora utilizzando volutamente forte. “I costi di indebitamento sono proibitivi e l’accesso al credito è di fatto impossibile. Manca la liquidità per gestire l’ordinaria amministrazione, mancano le risorse per fare investimenti e guardare con fiducia al futuro. Di fatto, ci troviamo in una situazione di stallo che potrà essere interrotta solo se la Banca centrale europea si convincerà di cambiare la rotta della politica monetaria, iniziando a tagliare il costo del denaro”. Il presidente non ritiene probabile però che tale decisione possa essere presa già nella riunione del direttivo Bce di aprile ma spera che non si vada oltre giugno: “il tempo sta scadendo” conclude preoccupato.

L’elaborazione dei dati della Banca d’Italia
Ma da cosa deriva questa preoccupazione? È presto detto: il Centro Studi di Unimpresa, elaborando le statistiche della Banca d’Italia, ha rilevato che lo stock dei prestiti bancari alle imprese si è attestato a gennaio scorso a quota 614,6 miliardi, in calo di 45,9 miliardi rispetto allo stesso dato di gennaio 2022, quando il valore complessivo era di 660,5 miliardi. Il totale dei finanziamenti delle banche alle aziende è sistematicamente calato nel corso dell’ultimo biennio: a giugno 2022 era a 669 miliardi, alla fine dello stesso anno era a 647,4 miliardi: dunque una diminuzione, in 12 mesi, di oltre 30 miliardi e di oltre 20 miliardi in appena sei mesi. Nel corso del 2023, la discesa è proseguita: 635,4 miliardi a giugno e 617,8 miliardi a dicembre. A gennaio di quest’anno altri 3,2 miliardi in meno.

Meno prestiti, più interessi
Il crollo incessante è stato causato dall’impennata dei tassi d’interesse. A gennaio 2022 la media dei tassi sui prestiti alle aziende era dell’1,28%: 1,74% per gli interessi sui prestiti fino a 1 milione di euro e 0,76% per quelli oltre; a giugno del 2022 (6 mesi dopo) i tassi erano pari rispettivamente a 1,61%, 1,97% e 1,15%; a fine 2022 (dopo ulteriori 6 mesi) erano arrivati a 3,56%, 3,90%, 3,33%. Nel corso del 2023 ancora aumenti: a giugno 5,08%, 5,41% e 4,74%; a dicembre 5,43%, 5,72% e 5,28%. E a gennaio scorso una ulteriore crescita a 5,48%, 5,78% e 5,30%.

Un doppio costo per le imprese
Le imprese, per fare gli investimenti richiesti dalle transizioni in atto, per avere la liquidità necessaria a portare avanti la propria attività pagando stipendi e salari ai dipendenti, fatture ai fornitori e così via, spesso sono obbligate a richiedere prestiti alle banche: è una relazione che va avanti da secoli, quella fra banche e imprese. E deve essere basata su un clima di fiducia reciproca. Una fiducia che a quanto sembra sta iniziando a vacillare, comportando per le tante imprese ossatura dell’economia italiana un doppio costo: in termini di mancati investimenti (con tutte le conseguenze in ambito europeo) causati dalla mancanza di accesso al credito (tra l’altro – sottolineiamo – maggiore per le imprese femminili) e in termini di oneri finanziari (l’aumento elevatissimo appunto dei tassi sui prestiti alle imprese).

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