Pari opportunità

Conciliazione tempi di vita e lavoro per le donne

Conciliazione tempi di vita e lavoro per le donne

La Ministra Carfagna al Summit dei Ministri europei per le Pari Opportunità spinge sull’importanza della conciliazione dei tempi di vita e lavoro per le donne. Nel frattempo arrivano i fondi alle Regioni per attuare le iniziative sui nuovi modelli di lavoro femminile

Le misure per aumentare l’occupazione femminile devono prevedere politiche di conciliazione per le donne e sui servizi alle famiglie. La Ministra ricorda gli investimenti del suo dipartimento per finanziare asili, asili di condominio, flessibilità del part time, telelavoro.

Tenutosi negli scorsi giorni a Varsavia, in Polonia, l’incontro dei Ministri europei per le Pari Opportunità si è voluto intitolare “Europe is woman!” (L’Europa è donna!): uno stimolo ad investire sempre più sulle potenzialità femminili contrastando le politiche antietiche di alcune aziende che ostacolano l’occupazione e la carriera delle donne.

Come ha dichiarato la Ministra Carfagna, “la bassa partecipazione delle donne al mercato del lavoro è un elemento cruciale di debolezza dell’intero sistema economico europeo: la chiave per risolvere questa debolezza è l’investimento nelle politiche di conciliazione per le donne e sui servizi per le famiglie”.

Si sono discusse le iniziative per sostenere le donne che lavorano, tra queste iniziative, si segnalano quelle degli scorsi anni, a partire dal dicembre 2009, quando i Ministri italiani delle Pari Opportunità e del Welfare hanno stilato il Piano Italia 2020 che mirava e mira ad incrementare il lavoro femminile concedendo benefici fiscali alle aziende delle Regioni “svantaggiate” che assumono donne.

Ma tra i provvedimenti italiani che hanno riscosso maggior attenzione da parte degli altri Ministri delle PO c’è stato quello approvato recentemente (vedi ns. articolo) sulle quote rosa nei consigli di amministrazione delle aziende quotate in borsa e partecipate dallo Stato.

In effetti, ha confermato la Ministra Carfagna, “Si tratta di una ‘buona prassi’ perfettamente in linea con le politiche di enpowerment femminile già avviate dall’Unione, che consentirà di aiutare le donne ad arrivare ai vertici delle società. Una buona legge sostenuta in Parlamento sia dalla maggioranza che dall’opposizione”.

Ma proprio in questi giorni si sta attuando una nuova disposizione, quella del versamento delle quote di denaro alle Regioni italiane allo scopo di attuare interventi per favorire la conciliazione dei tempi di vita e di lavoro.

A questo scopo il Dipartimento delle Pari Opportunità della Presidenza del Consiglio dei Ministri, ha messo a disposizione risorse pari a 40 milioni di euro così ripartite:

Regione / Provincia autonoma, Importo in Euro

  • Piemonte    2.929.951
  • Valle d’Aosta    92.720
  • Lombardia    6.768.298
  • P.A. Bolzano    357.579
  • P.A. Trento    356.927
  • Veneto    3.340.741
  • Friuli-Venezia Giulia    769.786
  • Liguria    938.371
  • Emilia-Romagna    3.009.123
  • Toscana    2.439.868
  • Umbria    601.747
  • Marche    1.014.008
  • Lazio    3.925.588
  • Abruzzo    791.308
  • Molise    171.430
  • Campania    3.371.361
  • Puglia    2.355.434
  • Basilicata    328.116
  • Calabria    1.108.414
  • Sicilia    3.028.956
  • Sardegna    1.020.273
  • Totale Regioni e Province autonome    38.720.000

Lo stanziamento fa parte dell’Intesa ministeriale approvata il 29 aprile dello scorso anno dalla Conferenza Unificata delle Regioni (e firmata dalle singole regioni a dicembre 2010) con l’obiettivo anche di prevedere interventi mirati per favorire il rientro al lavoro delle donne dopo lunghe assenze.

La suddivisione dei 40 milioni di euro è avvenuta seguendo criteri di carattere demografico, sociale ed economico: si è considerata la popolazione residente dei neonati e dei piccolissimi (0-3 anni di età); si è considerato il tasso di occupazione femminile per fascia di età tra i 15 e i 49 anni; si è considerato il tasso di disoccupazione per la stessa fascia di età; si è considerata anche la percentuale di congedi parentali usufruiti dalle mamme.

L’intesa, che alleghiamo in fondo all’articolo, fa parte delle misure previste dal Piano Italia 2020, che consiste in un programma di azioni per l’inclusione delle donne nel mercato del lavoro.

Questo programma include proprio le azioni per la conciliazione dei tempi di lavoro con quelli dedicati alla cura della famiglia e include altresì le azioni per la promozione delle pari opportunità nell’accesso al lavoro.

A tali scopi sono state individuate cinque linee di azione alle quali destinare i suddetti 40 milioni di euro. Ecco la ripartizione dei fondi a seconda della linea di azione:

  • 10 milioni di euro per favorire i nidi familiari attraverso l’esperienza delle cosiddette “tagesmutter” (mamme di giorno), ossia donne che ospitano a pagamento i bambini in casa loro; un’esperienza già avviata con successo in alcune regioni del nord;
  • 4 milioni per la creazione di albi di badanti e baby sitter, italiane e straniere, appositamente formate;
  • 12 milioni per voucher destinati all’acquisto di servizi di cura in strutture come ludoteche e centri estivi;
  • 6 milioni  per sostenere cooperative sociali che operano per la conciliazione in contesti svantaggiati;
  • 4 milioni di euro per favorire il telelavoro femminile;
  • 4 milioni per percorsi formativi di aggiornamento destinati a lavoratrici che vogliono reinserirsi nel mercato del lavoro dopo un periodo di allontanamento.

Le prime 5 Regioni ad aver firmato l’intesa prevista dal Piano sono state Emilia Romagna, Piemonte, Sicilia, Toscana e Umbria. A seguire la firma di Marche, Lombardia, Veneto, Liguria, Lazio e Abruzzo. Poi quella delle restanti regioni.

Le Regioni si sono impegnate, a seconda delle esigenze di ciascun territorio, “a finanziare voucher per asili nido per chi ha un reddito più basso, albi comunali di badanti e babysitter, corsi di formazione per la nuova figura della tagesmutter, altrimenti detta ‘mamma di giorno’, che darà vita agli asili nido condominiali già diffusi in Nord Europa e destinati a far crescere il numero dei posti-bimbo a disposizione”.

E per quanto riguarda un giusto comportamento, etico, hanno già aperto i primi asili nido nelle Pubbliche Amministrazioni, finanziati dai Ministeri delle Pari Opportunità, della Pubblica Amministrazione e innovazione e della Famiglia.

Questa settimana la Toscana ha fatto sapere di aver ricevuto i circa 2,5 milioni a lei spettanti con i quali darà il via alle cinque linee di intervento previste dal Piano e dalla conseguente Intesa.

In particolare, la Toscana ha individuato i seguenti punti deboli sui quali operare: le politiche del lavoro, la formazione, ma anche i servizi all’infanzia, il sostegno alla cura di anziani e disabili, la lotta agli stereotipi.

L’assessore regionale al welfare, Salvatore Allocca, ha dichiarato che “grazie a queste risorse vogliamo far sentire ancora di più la nostra presenza sul territorio a sostegno di un incremento dei servizi per la conciliazione della vita privata e professionale e per una migliore e maggiore partecipazione delle donne al mercato del lavoro.”

Il programma attuativo della Regione Toscana prevede che:

  • –    500 mila euro saranno impiegati per l’apertura di nuovi servizi educativi sul territorio regionale (asili nido o altri servizi per l’infanzia pubblici o provati) o il potenziamento di servizi esistenti, tramite la realizzazione di sezioni aggiuntive nella fascia di età compresa 24-36 mesi.
  • –    Altri 500 mila euro serviranno per sostenere l’accesso ai servizi educativi di prima infanzia privati attraverso voucher di conciliazione.
  • –    916 mila euro verranno destinati al Fondo regionale per la non autosufficienza, per dare sostegno a quelle persone (nella maggioranza donne) che assistono l’anziano a domicilio.
  • –    24 mila euro permetteranno di realizzare un percorso formativo per il rientro a lavoro, dopo lunghe assenze, dei dipendenti regionali.
  • –    500 mila euro saranno destinati a incrementare le misure di sostegno a favore di lavoratrici occupate in aziende colpite dalla crisi: sono previsti contributi di 3.000 euro alle imprese per ogni assunzione a tempo indeterminato part-time di donne over 30 disoccupate e di 2.000 euro per ciascuna assunzione di giovani laureate con contratti part-time della durata minima di 12 mesi.

La Regione non ha ancora terminato il proprio studio sugli investimenti in queste azioni etiche, ma recentemente ha anche attivato interventi per l’assistenza domiciliare, per il sostegno dell’occupazione femminile e per il rientro al lavoro dopo lunghe assenze.

Allegati

pdf Intesa-conciliaz-tempi-vita-lavoro.pdf

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